lunedì 9 dicembre 2019

Hai mai notato che…




 Hai mai notato che, a scuola, al lavoro, negli ambienti sportivi, nei gruppi di interesse ecc., trattando di una persona, l’accento viene sempre posto sui suoi punti deboli?
In ogni ambito è prassi comune, nel dare un feedback ad una persona, puntare  sui problemi individuati dalle analisi piuttosto che sulle frasi di incoraggiamento e sostegno.
In ogni occasione di studio ed apprendimento, per migliorare la persona e le sue prestazioni, il docente / conduttore tende ad evidenziarne i punti deboli.

Sovente questo accade anche quando noi agiamo in prima persona, quando ci rivolgiamo a noi stessi “Devo studiare di più” “Devo dimagrire” ecc. parlando di noi stessi con un indistinto senso di valutazione negativa, come a dirci che non stiamo facendo quanto dovremmo.

Lascio ora stare quell’appellarsi al verbo “devo” che, già di per sé indicando una sorta di costrizione, da un lato non entusiasma certo a fare, dall’altro spersonalizza togliendoci furbescamente ogni responsabilità del fare stesso.

Torniamo al dilemma punti di debolezza / punti di forza.
Già l’eccellente Moshe Feldenkrais sosteneva, nelle sue lezioni corporee, l’importanza di puntare sulla parte del corpo, destra o sinistra, in cui migliore erano sensazioni e risultati perché, col fare, trascinasse e coinvolgesse nel miglioramento anche l’altra parte, quella più riottosa e impacciata.
Schiere di pedagogisti ed educatori, non ultimo Daniele Novara del Centro Psicopedagogico per la Pace, hanno posto in risalto, in primis con bambini e ragazzi ma anche con gli adulti, la necessità di far leva sull’apprezzamento, sui punti di forza, perché il giovane cresca migliorando se stesso come persona e le performance richieste.
Le stesse ricerche in campo lavorativo hanno ampiamente dimostrato come  nelle competenze in cui siamo capaci miglioriamo più rapidamente di quelle in cui siamo deficitari.
Questo significa  che siamo più motivati a migliorare quanto più intuiamo raggiungibile l’obiettivo e più inclini a pensare  che quanto ci sforziamo di fare  darà risultati investendo sui nostri punti di forza e non sulle mancanze. Il che comporta  una crescita dell’autostima di contro ad un abbassamento di stress ed ansia. DI conseguenza, l’individuo lascia in secondo piano lo sforzo per piacere ed essere preso in considerazione dagli altri, puntando, invece, sul diventare il miglior se stesso.
Così facendo, i suoi punti di forza travalicheranno e modificheranno sensibilmente le stesse aree deficitarie riducendone il fardello negativo. (1)
Incoraggiamento e leva sui punti di forza
sono gli strumento fondanti la crescita individuale e l’eccellenza.

Perché questa prassi sia terra ancora ignota ai più, non è mio compito esplorarlo.
Forse è la scorza dura di positivismo ed illuminismo, forse è il cattolicesimo col suo tetro senso del peccato, della punizione e dell’espiazione, forse è la forza marcia di un capitalismo becero e prepotente che non sa guardare alla sua decadenza né alle sue avanguardie più aperte al cambiamento.

Personalmente, nella mia vita privata di adulto e genitore, nella mia sfera professionale di Body Counselor e Sensei di Arti Marziali, cerco di non scordarmi mai le parole di Plutarco “ La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”.


1. Ricerche sul campo ed elaborazioni teoriche condotte da diversi  esperti, quali Albert Bandura, Donald O. Clifton, Francesca Gino.




Ido Portal




4 commenti:

  1. come sempre scrivi cose eccelse Tizi, mi ci ritrovo ma ci sono casi e casi. c'è chi ha subito un incidente e attraverso un percorso riabilitativo e attuato in tempi brevi dal trauma riesce a metterci mano. chi per traumi emotivi cammina in un determinato modo nocivo al corpo e alla salute.
    C'è chi invece, dopo una dozzina d'anni prova a lavorarci e vede i risultati sente i cambiamenti ma gli anni passano e per quanto si arresti il processo devolutivo ciò che è stato avviato tempo addietro non si riesce a recuperare. Mancano gli stimoli, dove vedevi che c'era un barlume di luce, avanzavi ma quando è solo dolore ,ci convivi ma presto ti rendi conto che non ci sono miglioramenti, è una riduzione del danno ( che va sempre bene!).
    E il lottare per non soccombere alla forza marcia del capitalismo non aiuta..

    nel Puntare a divenire il miglior te stesso a un certo punto devi considerare anche dove non puoi andare oltre?
    è possibile trovare la quiete di mente e di spirito nel fare di un corpo danneggiato?

    domande presenti le cui risposte mutano col passare del tempo. sempre vero è che si può migliorare in altro, mentre la strada di una gamba zoppa è terminata se ne è aperta da tempo un altra per la gamba opposta,dove lo schiaccamento delle vertebre incombe crei "song" "rilascio" in spalle e trapezio, apri il bacino crei spazio nel corpo laddove puoi .
    se ci sono forze esterne a cui siamo soggetti , vedi la gravità, il capitalismo , le donne ( ^_^)? ve ne sono altre interne tutte da scoprire, un mondo nel corpo che mutando trasforma noi stessi..

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  3. P.s.
    Riguardo le donne, le ultime forze esterne citate abbiamo facoltà di scelta. Io l'ho sposata ;)

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  4. Perfettamente in accordo con te, Giovanni e ben distante da chi, con un misto di superficialità ed arroganza, pretende che sia possibile volgere alle proprie pretese quelle energie che sono tanto creative quanto potenzialmente distruttive e molto più capillari di quanto comunemente si creda.
    Ben lontano, dunque, dal forzare ripetutamente il corpo in posizioni e movimenti prescritti, imitanti un modello altro da sé, perché, nel conformarsi ad un modello imposto, si cozza con particolarità anatomiche del proprio corpo che non è detto siano compatibili con quegli standard, così arrivando a minare la propria salute per eccesso di fervore facendo qualcosa che in realtà la salute, lo star bene, servirebbe a preservarla.
    Anche per questo il mio invito era rivolto a poggiare sui propri punti di forza per crescere e migliorarsi.
    Michelangelo Buonarroti scrisse “Ho visto un angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo”. Per lui la scultura era un processo attraverso cui l’artista porta alla luce una figura ideale racchiusa dentro il blocco di pietra. Ognuno di noi, dentro, ha forme e prospettive ideali di questo tipo: sono i punti di forza che ci contraddistinguono. Sta a noi trovare il “come” scolpire il nostro vivere tutto perché emerga e si mostri la nostra potente e vitale unicità.
    Una proposta, un percorso, antagonista (alternativo?) a quanto ora vada per la maggiore. Infatti, come tu sai, a percorrerlo siamo in pochi; pochi ma… felici e sempre, sempre, sempre, in miglioramento.

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