sabato 23 ottobre 2021

Ogni corpo è un buon corpo, ma ogni corpo è un corpo diverso.

 Per questo trovo una truffa ed una idiozia la “classe” dove il docente insegna tecniche, posizioni, movimenti e gli “allievi” tutti della classe eseguono imitando. Per non parlare delle lezioni on line!!

Perché l’allievo, il praticante, impari, occorre che questi si avvicini dolcemente e consapevolmente alla propria condizione corporea, fisicoemotiva. Questo si può raggiungere solo ed unicamente lavorando sulla sua sensibilità interiore e Il primo passo sta nello stimolare la sua capacità di percezione.

Solo così, mettendo le mani dentro di sé !!, sperimenterà come muoversi, a partire da quale parte di sé corpo e come, da lì, trasmettere le catene di movimento. 

Come potrebbe mai il docente sapere cosa sta succedendo in quel momento all’interno del corpo dell’allievo? Ha la sfera di cristallo? An, no, ha il foglietto delle istruzioni su come montare il mobile IKEA e a quello si attiene, per tutti i mobili che ha davanti!! Che gli allievi, per costoro, non sono persone, una diversa dall’altra, ma mobili e pure tutti uguali. Ma nessuno può realmente insegnare e pensare come se tutti quelli che gli sono davanti hanno (sono?) lo stesso corpo o le stesse condizioni di salute.

Il docente, solo inducendo un percorso attraverso le personali sensazioni dell’allievo potrà coinvolgerlo in una pratica autentica, efficace ed efficiente perché SUA.

Certo, una bella fatica, un bell’impegno per il docente perché nel gruppo si confronta con età, esperienze motorie e di vita pregresse, aspettative future ed obiettivi, tutti diversi tra di loro. Per questo tutti, o quasi, i docenti, da buoni superficiali e scansafatiche, hanno lo schema di istruzioni su come montare il mobile IKEA e a quello si attengono. Tanto, se l’allievo non impara, si muove scoordinato e impreciso, si causa dei danni immediati o a venire, sono fatti suoi, è lui che è scarso, pigro, si impegna poco. E quelli bravi? Sono bravi imitatori, orsi o scimmiette ben addestrati, con poca o nessuna consapevolezza di sé corpo, poca o nessuna intelligenza motoria e fisicoemotiva.

E’

altrettanto vero che occorre che l’allievo sia disponibile a mettersi in gioco, senza pretendere “la pappa pronta”, senza aver paura, anzi, ben contento di scoprire di sé; che l’allievo sia almeno un poco “ribelle” dentro; che non abbia timore di cadere, timore dell’ignoto. Che non sia un conformista e cacasotto, insomma!!

Chi si tira indietro, chi si rifugia nelle braccia amorevoli di “mamma” docente che ti protegge, nelle pratiche di moda, nelle certezze dei modelli e delle risposte pronte, preconfezionate, lo fa generalmente perché quando si deve misurare con  un approccio esperienziale alla propria corporeità, un approccio privo di regole date in cui è la strada, il cammino, il fare personale che offre le risposte altrettanto personali e non confezionate, si scopre, e si spaventa, nel rimettere in discussione tutto del sé corpo, del sé fisicoemotivo. In questo modo, non può più praticare appoggiandosi su regole e concetti astratti e già dati, su modelli codificati di cui si fida perché imposti dall’alto, ma ha da affidarsi alle personali fondamenta di ciò sente, di ciò che prova. Se non hai le “palle”, questo metodo esperienziale, coraggioso, non fa per te: meglio che ti addestri come un orso o una scimmietta ammaestrata!!

Poi, come tutti sanno, forte della mia contrarietà al “No pain no gain”, spazio al piacere: Il piacere altro non è che ciò che soddisfa il tuo bisogno più urgente; la spinta, lungo il sistema parasimpatico, all’eccellere stando bene, stando meglio; muscolatura profonda e organi e viscere a cui affidarsi.

La mattina, ai giardini, il quarantenne in evidente sovrappeso a impacciargli i movimenti, mi dice che sta per iscriversi ad un corso di  Yoga Flow, la tipa che gli sta davanti lo interrompe per dirci che presto riprenderà a fare CrossFit, e lo dice eretta su gambe tese, irrigidite a sostenere il peso di bacino e tronco; presto la neo mamma riprenderà col Brazilian JuJitsu, tutta contenta di scaricare 50, 100 ginocchiate a raffica sul sacco, la biondina appariscente tornerà a chiacchierare con noi agitando le braccia mentre impugna piccoli pesi di ½ kg. Attorno a noi, i soliti runners caracollano, piedi malamente a pestare il terreno, spalle contratte e iperlordosi lombare in evidenza, un ginnasta è fermo nel solito plank privo di allineamento e direzione delle vertebre coccigee, un altro attenta alla salute del suo ginocchio nel vetusto deleterio stretching anni ’70, una snella fanciulla in tutina attillata ci dà dentro di crunch, esasperando la concentrazione concentrica sicura così di avere la pancia piatta come le starlette televisive.

Ma che ci parlo a fare con costoro, se il livello è questo e non vogliono uscirne?

 

 






lunedì 18 ottobre 2021

Van Damme, anche i “muscolati” si ricredono

 “Impara ad allenarti dentro, per ascoltare il suono del corpo dentro
 e non il rumore che fai fuori” 

E se lo dice Jean Claude Van Damme, già atleta di successo e poi stella del cinema marziale e d’azione, chissà che i milioni di epigoni che sudano e si strapazzano su macchine e pesi, una piccola riflessione non siano indotti a farla. 
Lui, un esempio per il fisico e per le prestazioni atletiche. 
Certo, a vederlo esercitarsi in questa nuova veste e per quanto consentano dei video, credo che Moshe Feldenkrais, Bonnie Bainbridge Cohen, Roger Garaudy ecc. gli siano ancora ignoti, come forse ignoti gli sono Danza Sensibile, Anatomia Esperienziale, Body Mind Centering ecc. ma tanti complimenti per la capacità di evolversi, lui che è un “grande”, uno “arrivato”.

 A me, pure che “grande” non sono, piuttosto sono uno sconosciuto,
  • la soddisfazione di praticare “dentro” ormai da un ventennio, con sempre nuovi e approfonditi miglioramenti, nuove ed avvincenti scoperte di ogni “suono del corpo dentro”, 
  • il piacere di condividere questo intenso percorso di corpo e movimento con chi ha il coraggio di stare in minoranza, di farlo con uno sconosciuto e di affrontare con questo sconosciuto il misterioso viaggio nel corpo.


giovedì 14 ottobre 2021

Spunti di gioia

Push Hands
Il sole che cala sui giardini di una Milano autunnale. Bambini che schiamazzano, mamme a chiacchiere.

Tre Ribelli”, in un angolo, a scorrere le trame intense di una pratica corporea, di una pratica marziale.

A volte mi capita di essere insofferente alla presenza di altre persone, persone che mi sottraggono alla mia solitudine senza offrirmi un’autentica compagnia, una compagnia fatta di emozioni condivise, di colori dell’animo sparsi sulla tavolozza del vivere.

Non è questo il caso: tra “Ribelli”, le coincidenze come le differenze danzano giochi mai banali, sempre carichi di un’umanità vera, curiosa, coraggiosa.

Onda per colpire vs onda a ricevere
Gli incontri del Martedì, in questo corso all’aperto, sono un appuntamento centrale nel mio orizzonte quotidiano, come se il tempo faticasse a reggere il ritmo dell’attesa, l’attesa del Martedì successivo.

Sarà il piacere di condividere l’arena faticosa e persino dura di Iron Shirt, la “Camicia di ferro”, le movenze suadenti delle “Spire del drago”, il succedersi fluido di onde e spirali; sarà lo scoprire l’integrità funzionale e neurologica delle catene miofasciali, senza alcun sovraccarico o intoppo nello scorrere dei gesti; sarà l’incontrarsi e scontrarsi di Tui Shou “Mani che premono”, il fioccare dei colpi a bersaglio, l’assorbire felino di Mukae – te.

Capita mai di scordarsi una cosa non in quanto poco importante ma piuttosto in quanto tanto, forse troppo, importante?

Questo mio, questo nostro praticare, così assiduo e gioito in ogni momento, è un antidoto al mordere feroce del tempo? O, piuttosto, è un modo sveglio, adulto, di viaggiare dentro il tempo, di viaggiare dentro di sé?

Pa Kwa, vortice n°1
Essere consapevoli… essere corpo … e attraverso questo, scoprire le forze primitive, le pulsioni, il vero cuore di vitalità ed erotismo, di quella spontanea direzione di potenza che accompagna ogni adulto autonomo, autodiretto, ogni adulto guerriero.

Questo è praticare Arti Marziali, praticare di corpo e movimento, Movimento Intuitivo. Questo è.

 

G. Prezzolini


Noi, gli unici a tenere la guardia anche quando calciamo





 

 

 

 

 

lunedì 11 ottobre 2021

Musica Nuda

Sfilano davanti agli occhi e nel cuore, sfilano i concerti, nemmeno tanti, a cui ho partecipato.

Di molti, il ricordo è, almeno a tratti, ancora vivo.

Lo spazio che mi pareva immenso e laggiù, in fondo, i Beatles, ed era il 1965. L’eccitazione adolescenziale a ridosso del palco dove gli Who, tra urla e schiamazzi, fracassavano la chitarra. Lo scorrere dei cantanti, dei gruppi, ancora poco conosciuti: Vasso Ovale, Equipe 84, New Dada, i Corvi, Dino … ai concerti del Ciao Amici Club. Il piacere colto di Giorgio Gaber e la musica calda di Pino Daniele. L’occasione del servizio d’ordine per accostarmi alla musica torbida di Lou Reed. L’animalità eccitante di Skin, la chitarra dai suoni struggenti di Gary Moore.

Questa sera, Monica con me, tocca a Petra Magoni, al suo progetto “Musica Nuda”, insieme al contrabbassista Ferruccio Spinetti.

La voce è calda, a tratti potente, sensuale. Petra è voce, è musica: colto animale da palcoscenico.

Petra si muove abilmente, affascinante, cavalcando ogni genere, ogni autore: da Monteverdi a De André, da Dalla a Puccini, da Mozart ai Rolling Stones.

Il pubblico in sala è estasiato, a volte turbato da una sonorità dirompente, che ti prende e ti travolge.

Un concerto da ascoltare, da vedere e, come mio solito fare, accettare con il corpo tutto, passando dalla respirazione ventrale a quella toracica, dalla centratura corporea all’abbandono dilatato, dalla tridimensionalità di sé corpo a cercarne tracce nei suoni, nei vocalizzi disperati, lunghi e brevi, che Petra dona al pubblico.

Momento memorabile, intenso e bellissimo, nel foyer del Teatro Parenti.