venerdì 23 giugno 2023

Un sognatore definitivo

 Un sognatore definitivo (1)

Nei miei ricordi è qualcosa che da un substrato caotico, prende ad integrarsi, assume una sua struttura ed inizia ad alzarsi, individuarsi e differenziarsi, per darsi una sua forma e una sua identità e diffondere la sua pratica e il suo messaggio. Metaforicamente, riprende le tappe dello origo -gĭnis, derivazione di oriri “alzarsi, nascere, provenire, cominciare”, sviluppo dell’identità psichica di un individuo, che viene alla luce e nelle relazioni con l’ambiente, da essere ancora indistinto, si individua e si alza nella posizione eretta, affermando “Io sono!” e muovendosi nel mondo.

1980 Umanitaria, dove tutto ebbe inizio

Dania e Carmine, quando era Karate Shotokan

Nei miei ricordi è un pranzo in una trattoria toscana, lungo viale Bligny, con gli allievi più vicini, più motivati, a mettere “nero su bianco” la nascita dello ZNKR.  E’ la palestra dell’Umanitaria in condivisione con l’amica Annamaria e il suo corso di “aerobica” (2). E’ la ricerca del nome adatto, tra un truce “The hard Karate studio” (e per fortuna che lo scartammo, visto la piega presa negli anni che ci ha portato ad una pratica energetica e combattente dove dominano flessibilità e duttilità) ed un altisonante e ingenuamente pretenzioso ZNKR, acronimo per “associazione di tutta la mano vuota giapponese”, che la pratica presto smentirà intessendosi essa stessa di arti cinesi prima e filippine dopo, di pratiche non marziali ed occidentali di movimento capaci di dare struttura e logica alle gesta marziali stesse.

Notte del Guerriero. Da mezzanotte alle otto del mattino, formazione marziale continua

Teatro Marziale. Tartarughe ninja

Nei miei ricordi sono le origini (dal latino origo -gĭnis, derivazione di oriri “alzarsi, nascere, provenire, cominciare”) la cui radice ritroviamo in “oriente” (dal latino oriens -entis, participio presente di oriri), il luogo dove sorge il sole. Ah, il paese del sol levante!!

con Floriana, dolce fanciulla e temibile guerriera

Nei miei ricordi sono un succedersi ed intrecciarsi di mutamenti, di cambi di rotta, di pratiche diverse ad incontrarsi e scontrarsi fino alla scoperta che più che il “cosa” fare conta il “come” fare, più che l’arte praticata conta il soggetto praticante e la sua personale percezione di sé corpo (3), essere fisicoemotivo. Susseguirsi di mutamenti ad indicare una nuova evoluzione di una forma precedente, qualcosa però che la racchiude, poiché se ne fa carico senza distruggerla, facendone invece tesoro; evoluzione, trans-forma che non dimentica contenuti, successi ed errori di ogni passo precedente. Susseguirsi, intrecciarsi e sovrapporsi, anch’esso caotico, contraddittorio, dialettico. (4)

Claudio e Franco, ed era Yoseikan Budo

Raduno a Cesano Boscone

Nei miei ricordi è passare dalla precisione imitatrice del gesto, dal predominio della tecnica (waza), dall’ossessione per l’opera, all’egemonia del gesto; da una pratica aniconica, piattamente razionale, a un fare fantastico, visionario, immaginario, una reverie (5) che è fenomenologia dell’immaginazione, del sogno e della poesia, fino alla capacità di creare immagini dal sé, fondate sulla propria esperienza corporea, somatica, soggettiva e personale.

I 25 anni dello ZNKR, a Capalbio

Giuseppe, ancora oggi praticante e Fabio, volato negli USA

Nei miei ricordi è portare in figura le pulsioni profonde, quelle nascoste o censurate dalla società; è danzare tra Eros e Thanatos, che lo scontrarsi, il lottare, il combattere è questo e nient’altro. E’ il saper stare nei conflitti di lotta, di combattimento corpo a corpo, come metafora dei piccoli e grandi conflitti quotidiani nelle relazioni familiari, lavorative, affettive.

Con Claudio, Escrima e Kali filippino



Formazione all'aperto

Nei miei ricordi … ma ora tutto questo danza e parla di presente, di Spirito Ribelle, di io e noi ancora a caccia, ancora in cammino, fomentando quelli che saranno… nuovi ricordi.


Nasce Kenshindo "La Via dello spirito della spada"

Kentaro, il mio primo figlio

Donata, per oltre un decennio colonna portante dello ZNKR




“Un animale feroce prigioniero, addomesticato – ogni giardino zoologico ne offre esempi – è psichicamente mutilato, infermo, internamente annientato. Certi animali feroci si lasciano morire di fame, se sono catturati. Gli erbivori non rinunziano a nulla, quando diventano animali da cortile”

(O. Splenger)


Monica, per alcuni anni allieva, da 25 anni mia compagna di vita

Raduno ZNKR


1. Espressione attribuita ad Andre Breton, poeta, saggista e critico d'arte.

2. Lì imparai subito la prima differenza tra allenamento / addestramento e formazione: mentre Annamaria eseguiva gli esercizi di aerobica e le giovani allieve ne imitavano i gesti, le venne da grattarsi il naso e le giovani allieve…. all’unisono a grattarsi il naso anche loro!!

3. Noiosamente, qui ripeto la differenza tra Leib e Körper: il primo è il corpo vivo, è la carne, esso si muove con l’essere umano ed è un corpo che sente e patisce; il secondo è il corpo cosale, corpo oggetto, che abita in un mondo fisico insieme a tutti gli altri corpi. Il corpo / Korper che imperversa oggi in tutte le pratiche motorie e marziali, quello usato (!!) da migliaia e migliaia di praticanti di contro alle minoranze, tra cui noi, che invece abitano e sperimentano di corpo /Leib. Per una spiegazione esaustiva: https://www.psicologiafenomenologica.it/articolo/leib-korper-ripensare-fondamenti-psicopatologia/

4. “In questo caso l’evento accidentale non si iscrive più nell’ordine del Chronos, il tempo che per gli antichi greci era la ‘forma ordinatrice dell’accadere, che procede numericamente dal passato al futuro’, ma in quello del Kairos, termine per il quale la lingua italiana non ha un’equivalente formazione lessicale e che può essere definito con una parafrasi come ‘l’attimo geniale, cioè fecondamente creatore, nel quale la pienezza dell’Essere (omissis) brilla e giunge il suo punto culminante’; esso sia avvicina all’istante ‘del mai più e del non ancora’ e ‘scinde il tempo in due’ segnando l’inizio di qualcosa di nuovo” (“Plasticità e metamorfosi corporee” di V. Maggiore, filosofa e ricercatrice in Estetica. Citazioni di P. Philippson, medico e filologa classica).

5. Per reverie intendo, nell’immaginare un ramo d’albero, non tanto la sua forma patente, superficiale, quanto la forza di torsione, lo sforzo di uscire dal tronco per viaggiare nello spazio, la capacità di sospensione nell’aria, ecc. ossia le qualità nascoste nel ramo che ne fanno cosa vivente.

Dania, kataTensho

Al saluto, un ignaro Lupo Kriss, il mio secondo figlio
 























La prima ed unica Scuola a cielo aperto di benessere, bellessere e combattimento

 

mercoledì 21 giugno 2023

2023 Cena Sociale

 “Ci troviamo dinanzi a un principio sistemico chiave: il legame fra formazione e trasformazione. Tutto ciò che forma trasforma” (E. Morin, filosofo e sociologo)

 E’ la “cena sociale” Spirito Ribelle. E’ la cena di chi, formandosi con me nelle Arti Marziali, si è trasformato individuo soggetto dentro le relazioni, dentro il mondo. E viceversa.

Arti Marziali che, come noi le interpretiamo e pratichiamo, ovvero Bujutsu (efficace pratica distruttiva dell’avversario) come mezzo per entrare nel mondo Budo (“Via”, modo etico ed entusiasta di stare al mondo), sono percorso che permette ad ognuno di noi di creare consapevolmente nuovi modi di pensare, di emozionarsi, di agire.

Una casa, o Dojo, Spirito Ribelle che non è costruita sulle parole ma sui fatti, sule relazioni. Dentro e fuori le occasioni di pratica strettamente marziale, quelle di pugni e bastonate, calci e leve articolari, giochi di equilibrio e sottomissioni al suolo, pratiche energetiche taoiste e meditazioni guerriere, ecc. Formandoci alla possibilità di trasformarci individui entusiasti, vitali, erotici, e da qui suggerendo al mondo di trasformarsi lui stesso.

Piccolo, minuscolo gruppo. Ancora più ridotto nei numeri di quello che fu lo ZNKR, ma altrettanto vitale.

Stasera è occasione per celebrarne l’esistenza, la fine “ufficiale” (“ufficiale” perché avremo ancora due occasioni di incontro a Luglio, come richiesto da alcuni allievi) della stagione 2022 – 2023 e la preparazione della stagione prossima, come avviene regolarmente dagli anni ’80.

Pizza, alcool, birra e dolce. Chiacchiere ridanciane, riflessioni profonde, ricordi di compagni di pratica e Maestri, amicizia profusa a piene mani.

Grazie a tutti voi: gli allievi ed amici che hanno voluto esserci e quelli che erano altrove, con cui ho scambiato di mani ed armi per un’intera stagione; grazie anche a chi non pratica più nella nostra “casa”, nel nostro clan, per tutti i ricordi che ci ha lasciato.

Alla prossima cena sociale, nel 2024!!

“La filosofia, la scienza e l’arte vogliono che noi strappiamo il firmamento e ci addentriamo nel caos” (G. Deleuze, filosofo)

 



 

 

 

 

 

 

sabato 10 giugno 2023

Donne Samurai. La mostra

Donne guerriere, che hanno occupato un posto di rilievo nella storia del medioevo nipponico.

Una mostra sviluppata in uno spazio dove sono stato ricreati diversi ambienti dell’epoca con oggetti, stampe, sfondi, a volte originali altre che simulano l’epoca dei samurai.

TENOHA

Che è insieme negozio, luogo di mostre ed eventi, ristorante. Tutto dedicato al Giappone



L’ingresso è un po' deludente, con alcune decine di katana finti, fintissimi: pessime riproduzioni in stile negozi di San Marino.

Varco i tendaggi e la mostra si spalanca davanti a me.

Ben congeniato l’intreccio tra oggetti autentici e fondali che vogliono ricreare l’atmosfera “samurai”. Stampe alle pareti; alcune armature di diverse epoche con dettagliate spiegazioni; brevi storie che narrano le vicende di queste donne guerriere, alcune realmente esistite, altre la cui esistenza oscilla tra verità storica e leggenda popolare; oggetti della vita quotidiana; disegni e altro ancora.

Un percorso breve ma intenso. Innegabile la capacità degli organizzatori di riuscire a portarmi per tre quarti d’ora oltre il tempo presente, dentro i miei ricordi di letture sul mondo samurai, incontri con Maestri di Karate, Yoseikan Budo, Kenpo, Judo, Aikido, Koryu di katana e il praticare sotto la loro guida, pellicole di Akira Kurosawa, occasionali incontri con uomini e donne giapponesi che mi parlarono del loro paese d’origine.

Tornano alla mente, alla pancia, volti e mani di donne che hanno imboccato con me, allo ZNKR o al DAO dell’amico, allievo e sua volta Maestro Valerio, la Via del katana. Quelle che hanno vissuto per anni e con passione intensa l’acciaio: Donata, sorridente e volitiva, Angelica, guerriera dai tratti selvaggi e tenebrosi; con loro, chi ha lasciato comunque segni profondi di partecipazione ed intensa presenza: Gilda e Simona. Poi chi ha praticato per un tempo flebile, ma le cui impronte non posso dimenticare: gli occhi scuri e intimi di Monica e la carica emotiva, carnale, di Rossella. Sullo sfondo, chi ha colluso con l’acciaio per un tempo breve, a volte in superficie, incapace o non ancora pronta al dialogo con il balletto tra Eros e Thanatos, amore e morte, altre in fuga da una danza in cui era troppo specchiare l’Ombra infelice dentro. Poi chi è rimasta, chi mi cammina ancora accanto oggi che è Spirito Ribelle, chi, ad ogni seminario, nel piacere dell’acciaio accoglie anche le maledizioni di morte che porta con sé: Donatella, sorriso e cuore aperto, presenza intensa, bellissima.

Non poteva, dentro la mostra, mancare il tradizionale percorso di timbri a testimoniare, per chi lo volesse, l’essere stato lì. Tradizione antica, che si ripete ancora ai giorni nostri nei templi del Giappone del terzo millennio.

A

pprofitto della presenza di uno degli addetti per sottolineare la mancanza di qualche katana, anche non antico, sarebbe stato adatto anche uno shinken, ossia un katana forgiato in Giappone da Maestri contemporanei. La spiegazione della loro mancanza mi pare variamente approssimativa e fantasiosa, ma forse davvero la legislazione vigente lo vieta. Peccato. Almeno togliete quello scempio per gli occhi che sono le due o tre pareti all’ingresso dove sono appesi decine di scialbi simulacri di latta e plastica, un insulto alla regalità e al mistero sanguinario dei katana: Se devono essere finti, che siano almeno finzioni un minimo dignitosi, appendete riproduzioni industriali Hanwei o Hanuo!!

Ma probabilmente sono io troppo esigente, viziato dalla mia passione per l’acciaio, per il katana, la sua storia e la sua pratica.

Mostra davvero emozionante, ne esco soddisfatto. Chissà mai che un colpo di vento e di fortuna non mi consentirà, un giorno, di andare in Giappone e scoprire dal vivo quel che resta di quel mondo e dei suoi protagonisti.

Da Maggio a Novembre

presso TENOHA. Via Vigevano 18. Milano

 

 














 

giovedì 8 giugno 2023

FuturLiberty. Avanguardia e stile.

Sole pieno, in una piazza dominata dallo splendido Duomo e brulicante di turisti.

Entro al “Museo del Novecento” per una mostra che “approfondisce le vicende del movimento futurista”.

FuturLiberty

Ho già scritto del rapporto tra struttura economica – sociale ed espressioni artistiche (http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/ Fuori salone e Fashion Week), dunque, dato per scontato che chi mi legge conosce il mio pensiero in merito, eccomi a scrivere di questo interessante evento.

La mostra è davvero esaustiva: Decine e decine di opere ben esposte e, per quel che vale “spiegare” un’opera d’arte, accompagnate da brevi commenti.

Mi piace alternare la lettura del testo al vedere il dipinto, quanto a fare l’inverso e, in quest’ultimo caso, ritornare al dipinto stesso per sentire cosa mi suggerisce, mi indica ora.

Questo all’interno di processi mentali che sono tendenzialmente comuni a tutti noi quando guardiamo.

- Osserviamo una serie di elementi e spontaneamente li avvertiamo come un insieme. Quando alcuni elementi sono diversi dagli altri e sono invece simili tra di loro, li avvertiamo come se fossero più in “superficie”, formando un insieme a parte.

- La mente è incline a semplificare gli stimoli visivi per comprendere il senso di ciò che si vede nel modo più rapido possibile. Per questo, tende a “vedere” il tutto, prima delle singole parti. A volte, per raggiungere questo risultato, la mente riempie gli spazi vuoti tra singoli elementi per completare le forme, anche quando esse non sono complete ma solo suggerite … così agendo in modo ampiamente soggettivo.

Sono molte altre le “tendenze” spontanee ed inconsce che governano il nostro guardare (simmetria, connessione, continuità) ma bastano i primi due succitati per capire che futuristi, vorticisti, cubisti ed astrattisti le conoscevano molto bene e sapevano come utilizzarle nelle loro opere per indirizzare in un certo modo lo sguardo – pensiero dell’astante.

Ma guardare è sempre e comunque azione corporea. Così mi sono divertito a diversificare posture e gesti per diversificare sensazioni ed emozioni nel mio rapporto con le opere presenti. Ho scoperto delle rispondenze con alcune delle opere esposte, là dove il mio essere fisicoemotivo, nella relazione, scopriva più introspezione o più empatia con l’altro, più radicamento o più curiosità verso l’ignoto.

La spinta futurista al movimento, visibile in numerose opere dalle figure appena abbozzate o nascoste dentro i colori, mi induce ad accettare sì l’indistinto del movimento ma anche a sentire cosa è per me correre, come percepisco le gambe quando vedo qualcun altro correre, come si forma il corpo tutto nella corsa … e il mio respirare resta tranquillo o, impalpabilmente, muta di tono come se fossi io a correre?

Ci sono numerose opere astratte. Ecco, davanti a queste tele dove la figura è assente, dove dominano colori pare privi di pennellate, oppure distese di bianco, percepisco che lì nulla abbia a che fare con il reale, la storia e la cultura come ci sono generalmente trasmesse. Questa mancanza, mancanza di ancore e riferimenti, come incide su me corpo? Questi “misteri”, o scarabocchi potrebbe anche essere, come si rapportano con le mie chiusure e le mie aperture al mondo, al fuori di me? Dove sono più lieve e dove più pesante? E quanto il dipinto sparisce, svanisce ai miei occhi, lasciandomi tutto lo spazio e il tempo per immaginarmi nel mio personale “qui ed ora”?

I cartelloni che introducono i vari padiglioni sono ulteriore elemento di riflessione: “Manzoni sostiene che il senso del lavoro artistico non dev’essere la rappresentazione di qualcosa, ma un’ ‘infinibilità (…) rigorosamente monocroma, o meglio ancora di nessun colore’ ”.

Che senso ha tutto ciò con il passato? Col farne “tabula rasa” per aprirsi all’ignoto? O c’è una continuità sotterranea, non esplicitata, una metamorfosi, per dirla con le parole del filosofo Edgar Morin: “Ci troviamo dinanzi a un principio sistemico chiave: il legame tra formazione e trasformazione. Tutto ciò che forma trasforma”? Forse queste opere ci suggeriscono un domani in cui l’uomo viene decentrato davanti ad un mondo che gli sfugge completamente? Un mondo che si ribella al suo dominio, al suo delirio di onnipotenza?

E come io vibro di corpo e respiro davanti a queste domande?

Guardo il movimento, la quarta dimensione di Boccioni, De Pero, Balla e il mio essere fisicoemotivo va ai FushimeTaiso: i movimenti al suolo di aprire e strisciare, lo stimolo dei principali nervi riflessi che precedono e accompagnano lo spostamento nello spazio che è già anche comunicazione, che è aprirsi e chiudersi come nelle più elementari tattiche di difesa ed attacco, che è torcersi e ruotare come nel Pa Kwa.

Sono le “Natura morta” di Morandi, con quelle bottiglie e ciotole accomunate ed insieme separate a parlarmi di semplicità, di minimo sforzo, di poco che produce tanto: onde e s
pirali corporee, altro che vistose rotazioni dei fianchi, altro che muscoli ipertrofici per praticare Arti Marziali efficacemente.

Come sempre, grande esperienza quella di partire da una fisicità consapevole per relazionarsi ad opere d’arte!!

Ecco, tra palestre affollate di corpi “korper” ovvero oggetti, oggetti piegati ai dettami della moda, corpi alienati, di individui ancora fermi al “mens sana in corpore sano”, inconsapevoli seguaci del pensiero cartesiano, non posso che essere felice di essere corpo “leib”, corpo vivente, abitato, vissuto, corpo che sente e patisce, immerso nel confronto corpo / mondo.

“Il potere dell’arte è il potere della sorpresa che disorienta” (S. Schama)

 

Museo del Novecente

Futurliberty -Avanguardia e stile

Dal 25 Aprile al 3 Settembre

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 1 giugno 2023

E si va a concludere la stagione

Pratico da quasi cinquant’anni, propongo il mio percorso da oltre quaranta e mi emoziono sempre. Mi pare che le emozioni più intense mi facciano intuire un legame particolare col mondo esteriore, mi inducano a sbirciare un centro appartato, nascosto, mi portino a galla delle immagini antiche arroccate dentro un certo abisso nella memoria umana.

Iconosfera che tutto avvolge, ad evidenziare il massimo effetto che possiamo estrarre dall’imprecisione di un’espressione, di un gesto accennato, di un colpo che manca di poco il bersaglio, di una lama che scivola debole sulla pelle.

Se fossero solo pugni e calci, leve articolari e bastonate, strangolamenti e coltellate, sarebbero ben poca cosa: passatempo per adulti con qualche paura di troppo o un’Ombra in cantina con cui temono confrontarsi, rifugio di certezze formali e diplomi stilati in lingue a loro incomprensibili.

Dentro a questa mia visione, visione Spirito Ribelle, che coniuga azione coraggiosa e creativa, combattente e flessibile, con l’evocare quelle pulsioni sotterranee ed inibite dalla società, dalla morale che censura Eros e Thanatos, il percorso che propongo ai compagni di viaggio non appare più solo nelle sue corrispondenze nascoste ma nella possibilità di metamorfosi: mondo in continua trasformazione, trans-forma che scivola dentro forme incompiute ed inesplorate.

Come raccontano i testi dello Yi Chuan, l’arte distruttiva da cui prende le mosse la versione giapponese, il Taiki Ken, che è nostra principale fonte di ispirazione, i processi psichici agiscono per immagini e poiché compito di ogni arte è produrre immagini, sono proprio le immagini lo strumento perfetto per portare in primo piano i contenuti del profondo. Artista marziale, del combattimento, la cui arte è disegnare immagini di traiettorie nello spazio a stamparsi sul corpo, sul volto, del contendente. Immagini che dalla Natura, dall’ambiente, mutano in immagini pescate dal profondo personale, dal sé fisicoemotivo, dal personale sapere motorio di ognuno, E’ questo il percorso che arricchisce l’artista combattente, là dove le immagini ora sono solo sue e non più passate da altri, imposte da altri.

E’ così: “Si attacca o ci si ritira seguendo l’istinto” (Tokitsu Kenji in Yi Chuan), che l’arte marziale, l’arte della distruzione, rifiuta d’essere semplice tecnica, semplice strumento di rappresentazione, consentendo all’inconscio di smarginare dai limiti dettati dalla coscienza, dal controllore interno, per esprimersi apertamente nello spazio, nella relazione conflittuale duale e di gruppo.

Corpo e mondo, questa è la nostra arte Kenpo Taiki Ken

Chi si unisce alla nostra ricerca?