“Nel
corso della vita ognuno di noi diventa
ciò che è. Lottare per realizzare la propria esistenza significa lottare –
secondo il lessico di Heidegger – per l’autenticità”
(M.J. Sigrist)
Eudaimonia, strana parola che
emerge dal lontano passato del mondo greco, a significare benessere,
prosperità.
Mi
ritrovo eterno studente perché la
materia di studio marziale è infinita come infinite le vie ed i viottoli del
vivere e poi perché so di sapere poco se
non niente. Io che mi chiamo eretico e, con una punta di orgoglio vacuo, “L’ultimo
degli indipendenti”.
Un
tempo, tempi di un amore incondizionato, di primo figlio adorato e di mostri rifiutati
che nutrivo di malavoglia, mi piaceva “stralunato stregone sognante”.Ora non so, di me e di come sono, un amore che non luccica nell’oscurità ma vale oro, un altro figlio che è pulsazione vitale, quei mostri con cui sono finalmente venuto a patti e la barba bianca a ritagliare le rughe del volto.
Artista marziale e d’equilibrio fragile e precario nel vivere, mai vergognandomi di essere e fare il mio mestiere.
Che benessere e prosperità siano il pane quotidiano, annusato, mangiato, di una pratica Tai Chi Chuan che è acqua che scorre, che è vento che scorre.
Sarò
irriverente a guardare col naso in su i profumi ed i colori di tutto il mondo,
a calpestare un terreno che è madre di me e di tutti noi, sarò pauroso a
chiedermi quanto cresco e quanto insieme invecchio, in quest’avventura che è
più grande di me ma io la percorro ogni giorno, ogni giorno a danzare la danza
dell’acqua e del vento che è Tai Chi
Chuan.
So
che per vivere è necessario che il sentimento e le emozioni siano ampi e
profondi come il mare, come il mare calmi nella quiete e possenti nella tempesta;
siano alti e solidi come la montagna, come la montagna violenti nelle slavine e
subdoli nei crepacci; siano legna da ardere che dà un fuoco grande ma se non lo foraggi sempre, presto si
spegne; siano freddo acciaio tagliente ma se non lo lucidi accuratamente, lo
sporco della ruggine ne soffocherà ogni abilità.

Eudaimonia, antica cultura
greca a noi così vicina, spericolato accostare ad un’arte nata sulla via della
seta e oggi praticata da me, anziano milanese venuto alla luce il giorno, mese
ed anno di quella che fu una delle peggiori, se non la peggiore, tragedia
ambientale italiana.
Voglio,
così, regalarmi un tramonto lungo e tinto di rosso acceso, in cui campeggi una
stella dalla scia irriverente, una luce seminascosta che, nata da dentro,
incontri chi mi sta accanto. Una luce, una fiamma, un colore scintillante che scavalchi ogni confine, una danza
dell’acqua e del vento che io chiamo Tai
Chi Chuan a comporre i versi della mia libertà, a proporsi, oggi qui allo Z.N.K.R., domani non so, per ogni
libertà che altri vogliano incontrare.
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