Il teatro, quel magico luogo ove lo spettatore si lascia
trasportare in luoghi ed avvenimenti altri da sé quanto, sovente, metafore di
luoghi ed avvenimenti che sono, invece, parte integrante, seppur camuffata,
seppur tenuta nascosta, si sé e del proprio vivere.
Se è vero che ogni individuo, chi più chi meno, vive ogni
giorno sotto il desiderio di nascondere le caratteristiche e le motivazioni
personali, assumendo una quantità di ruoli e di maschere esistenziali differenti
a seconda che ci si trovi in famiglia, al lavoro, fra amici, ecc. l’attore, in
scena, a teatro, ha l’occasione, in un gioco creativo di scambi ed illusioni,
di atti di prestigio e disvelamenti crudeli, di spogliarsi e spogliarci delle
maschere, inducendoci ad osservare quanto di nascosto e insolito e diverso vive
nel nostro personale sottobosco.
In sintonia con alcuni dei più grandi creatori di teatro,
io vedo il fare teatro come un luogo di disvelamento, in cui l’attore,
esprimendo il potenziale inespresso accresce la capacità di fare esperienza.
Ovvero coinvolgersi in toto, essere fisicoemotivo, intuitivo.
Con queste premesse, ho accettato di buon grado l’invito di
Anna Zapparoli, regista dello spettacolo “Un sogno chiamato Europa”, a guidare
gli attori della compagnia “Dual Band” lungo il percorso di combattimento che è
una delle scene dello spettacolo stesso.
Forte delle mie esperienze di movimento e di pratica del
combattimento, con un poco di sentore di coreografie, residuo degli anni in cui
lo Z.N.K.R, primo in Italia, presentava in piazze e teatri e circoli e palazzetti,
le Arti Marziali all’interno di un linguaggio più propriamente teatrale, mi
sono accostato in “punta di piedi” a questa nuova occasione di fare esperienza,
di misurarmi con un aspetto del fare movimento così diverso dal mio usuale.
Sostenuto dallo sguardo capace di Anna e dalla generosa
collaborazione degli attori tutti, abbiamo lavorato in un paio di sessioni
perché l’intreccio di corpi ed il loro riempire il palcoscenico, ben coniugasse
il senso aspro del confliggere con le esigenze estetiche. Uno sforzo spontaneo
di fronteggiare le necessità della situazione, un momento di più minuti in cui
il gruppo in scena sapesse interagire, in un linguaggio conflittuale, allo
scopo di raggiungere l’obiettivo di emozionare e coinvolgere il pubblico nella
trama della vicenda.
Era importante che ogni attore come il gruppo stesso,
agisse attento e aperto a qualunque mossa inusuale, imprevista che,
inevitabilmente, scaturisce nel caos di una lotta ancorché insieme costruita
nei gesti e nelle “tecniche”.
Beh, io ho dato il massimo e mi sono divertito. Il
risultato, nelle prove, mi è parso di buona fattura, così come soddisfatti mi
sono sembrati Anna e gli attori coinvolti.
Tant’è che già sono intercorse parole di collaborazione per
l’Orlando Furioso, dove ci sarà da cimentarsi con spade ed armi varie.
Una prospettiva che molto mi alletta, una porta aperta sul
fare coreografia del combattere e del duellare, un’altra occasione per
crescere.
Chi lo volesse, sulla pagina fb della Dual Band, troverà un
breve video di questa mia esperienza di … “coreografo” (!!).
Ma, certo, l’appuntamento clou è
Mercoledì 21 e Giovedì 22,
presso “Il cielo sotto Milano”,
nella stazione del Passante Ferroviario di
Porta Vittoria, in Viale Molise,
per lo spettacolo “Un sogno chiamato Europa”.
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