Cosa
è corpo e cosa è movimento?
Nella forma visibile del corpo (1) si esprime sia il modo di essere che il modo di agire, poiché
l’unità psicofisica congiunge le tre componenti: vita psichica, vita vegetativa
inconscia e vita tonico – motoria, sia cosciente che riflessa. Il continuum che
le collega è il movimento, poiché qualunque essere vivente, anche se apparentemente
statico, è in cambiamento.
Noi prendiamo coscienza delle emozioni attraverso il corpo,
perché è attraverso le sensazioni del corpo che le registriamo e le rievochiamo
dai piedi alla testa passando per il torso. (2)
Dunque:
“Un sistema (omissis) funziona solamente se
non vi manca nessun elemento essenziale
e
acquista significato ed efficacia solo grazie a ciascuno di tali elementi,
il
cui senso si chiarisce solo in riferimento all’insieme”
(J. Le Goff)
Perché
è senso comune guardare al corpo,
occuparsi di corpo,
come
se fosse un oggetto?
Quando dico “Io ho un
corpo stanco”, invece di “Io sono
corpo stanco”, quando dico “Io ho le
spalle contratte” invece di “Io sono
spalle contratte” opero una scissione in me tra Io e il corpo. Mi comporto
da schizofrenico facendomi torto.

Il computer (ogni macchina) non si ammala, non si annoia,
non ha sbalzi di umore, non resta incinto ecc., se si guasta viene riparato o
sostituito e tu, individuo operatore, devi diventare come lui e come lui devi
assumere un sistema di pensiero binario e non divergente in cui ogni scarto
viene abortito.
Di conseguenza, anche le pratiche corporee oggi in voga
sguazzano infelicemente tra la spinta narcisistica ad apparire belli e snelli
per non perdere l’accettazione e la competizione nel gruppo referente, e la
modifica del proprio corpo come se fosse “cosa”: la tua motocicletta, i tuoi
calzini e non te stesso individuo in totale accordo.
Eppure noi siamo corpo, noi abitiamo corpo, il corpo ci
rivela di noi e di come stiamo al mondo. Il movimento è un mezzo per osservare,
attraverso il corpo, l’espressione della mente (che è comunque corpo!!), nonché
una via di accesso per conoscere di sé e di sé nell’ambiente, perché la nostra
visione del mondo è modificata dal linguaggio corporeo con cui comunichiamo e
il corpo non mente.
Dunque:
“In
ogni gesto c’è la mia relazione col mondo, il mio modo di vederlo, sentirlo, la
mia educazione, il mio ambiente, la mia costituzione psicologica, il mio modo
di offrirmi, tutta la mia biografia”
(U. Galimberti)
Nei prossimi giorni il cap. 2
dedicato al
“come”, ovvero didattica ed andragogia, e al
“cosa”, ovvero quel che praticheremo e con che
obiettivi.
1. Corpo del mondo, della vita, corpo abitato, incarnato (Leib),
di contro al corpo da misurare, corpo della medicina, corpo estraneo, altro da
me (Corper).
E dedichiamo due righe a questo concetto!!
Alle origini della nostra cultura, che è cultura greca,
troviamo Omero per il quale il corpo non è un teatro che sta alle spalle, ma è
immediatamente espressivo, non rappresentativo.
La svalutazione del corpo comincia con Platone e il suo “valore
universale”, per cui noi non possiamo fidarci del corpo, delle sensazioni. Bisogna,
invece, procedere con i costrutti della mente ed i numeri, quello che oggi è il
mondo della scienza.
Sarà il Cartesio del “sono una cosa pensante” ad affermare
che una conoscenza del corpo è data solo con quello che il pensiero mi dirà del
corpo. Dunque, solo con idee chiare e distinte che, in quegli anni, sono, le
categorie della fisica: numero, quantità, misura. Nasce il corpo come
organismo.
Cartesio, con questa riduzione, permette sì un’ottima cosa,
ovvero la nascita della medicina, ma sta a noi non limitarci a questa riduzione,
che sarà funzionale allo sfruttamento capitalistico prima ed ora al dominio
della tecnica sull’uomo.
2. “…reciproca e circolare influenza di pensiero,
emozione, sensazione e fisicità o movimento” (M. Della Pergola)
3. Il pensiero filosofico, contrariamente a quanto in molti
credono, non vuole imporre un sapere, esso opera una visitazione accurata delle
opinioni, indaga se ciò che tu pensi ha fondamento oppure no. E’ critica delle
opinioni diffuse.
Vi sono due modi di discutere:
eristico – quando uno cerca di avere ragione sull’altro;
veritativo – ovvero siamo insieme per cercare: Episteme,
ovvero sapere che si fonda su di sé.
Certo … è difficile rinunciare alle proprie opinioni perché
rappresentano l’identità: Io penso. Ecco perché il pensiero filosofico fa così
paura e, nel suo cercare ed ispezionare la complessità, cozza contro il
pensiero unico, quello superficiale, quello che poggia sui preconcetti e
l’ostentazione delle certezze.
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