I gesti scorrono lenti e fluidi, qui in un piccolo giardino alla periferia nord di Milano. Il Maestro mi guida con pazienza e fermezza ed io mi dispongo ad assorbire quanto più riesco del suo insegnamento. Poi, verrà il tempo di trasmettere quanto appreso ai miei di allievi.
Oggi, tra le altre cose, lavoriamo sui denti e su come
atteggiare la bocca.
Nel contesto delle Arti Marziali
asiatiche, i denti non rappresentano soltanto un elemento fisico da proteggere,
ma incarnano un simbolo di forza interiore e consapevolezza. Il gesto di
“stringere i denti” è universalmente riconosciuto come manifestazione di
determinazione e resistenza: per i praticanti, significa affrontare il dolore,
superare la paura e mantenere la concentrazione anche nei momenti critici.
Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, i denti sono
strettamente collegati all’energia dei Reni, organi considerati fonte della
forza vitale (Ki / Chi). Una dentatura sana è quindi espressione di
equilibrio energetico e di una forte volontà, elementi centrali nella pratica
marziale.
In alcune Scuole Tradizionali, il controllo del corpo
include anche la mandibola, usata per regolare il respiro e canalizzare
l’energia durante le fasi di combattimento e meditazione. Il morso non è solo
riflesso: diventa strumento di consapevolezza e disciplina.
Nel Taoismo, la flessibilità è vista come suprema forza: Pur
duri, i denti devono essere governati con saggezza ovvero in modo semplice e
gentile. Laozi, nel Tao Te Ching, scrive: “Il più cedevole
vince il più duro”, ricordando che anche la mandibola, se gestita con
equilibrio, contribuisce alla padronanza di sé.
Nel Bushidō, il codice del guerriero
giapponese, il volto e la tensione della mascella sono segnali del livello di
autocontrollo. Una mascella rilassata non è debolezza, bensì dimostrazione di
calma strategica.
Anche in alcune Scuole del
pensiero occidentale, i denti rivestono un ruolo importante.
Secondo le memorie ancestrali della nascita (1), i
denti sono espressione di pulsioni aggressive primordiali che riemergono in
superficie nell’inconscio, per esempio nel sonno, digrignandoli.
Queste pulsioni aggressive primordiali, dallo sfondo
arrivano in superficie quando svegli operiamo inconsciamente uno slittamento in
avanti della mascella in modalità difensiva, sfidante, in una chiusura che
porta tensione nei muscoli mascellari, il che comporta una perdita di mobilità
dovuta alla postura fissa.
Loro funzione principale è la presa sulla realtà, e dunque
di dominio ed assorbimento, nella forza della masticazione. Ciò comporta
l’aggressività (dal lat. aggrĕdi, comp. di ad- «verso» e gradi «camminare») del
desiderio, che quando impossibilitato a scaricarsi viene frenato e frustrato.
Già, non si finisce MAI di imparare. Almeno per chi
non si crede mai arrivato, mai padrone di tutta la materia e si assume il
compito di sempre dubitare e sempre cercare, animato da passione autentica per il
vivere, vivere di corpo. Per chi abita lo Spirito Ribelle.
1. ‘Il corpo matrice di segni’. S. Guerra Lisi e G. Stefani
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