No, non siamo il solito Dojo con riscaldamento,
fondamentali, tecniche a vuoto e in coppia o su un bersaglio, forme,
combattimento semilibero e libero, rilassamento e/o stretching.
No, non lavoriamo con una successione tecnica, di esercizi,
prestabilita.
No, quand’anche il nome sia lo stesso, il contenuto del
“fare” non lo è, MAI.
I due
tipi di riscaldamento
Ovunque ginnastica, più o meno
intensa, per aumentare la temperatura corporea, fare “fiato”, investire nel
potenziamento muscolare e, in alcuni casi, un po' di attenzione alla
coordinazione motoria. Il tutto in un gergo che, quando non sia approssimativo
(“sciogliere le articolazioni” – le articolazioni non sono nodi -, “flessioni
sulle braccia” – piegamenti, perdinci, sono piegamenti; prova a fare una
flessione, ovvero a flettere l’avambraccio sul braccio, e ti troverai col naso
spiaccicato per terra, sono piegamenti, è il braccio che si piega!! - “tieni il
bacino avanti” – incommentabile!! - ecc.) è aridamente tecnicistico intendendo
il praticante come un robot, una macchina e non come un individuo integrale, di
corpo biografico che contiene le relazioni, gli affetti, i simboli, la
cultura, il modo di porsi con gli altri, il tumulto delle emozioni.
Da noi, Spirito Ribelle, il
riscaldamento (ma il termine appropriato è “apertura”) è invece un
passaggio importante in quanto opera:
• dallo
stato di coscienza abituale a stati di coscienza espansa;
• dal
linguaggio verbale al linguaggio non verbale;
• dal
pensiero logico – analitico al pensiero analogico e associativo;
• dalla
disposizione difensiva ordinaria a una disponibilità alla libera circolazione
delle emozioni;
• dalla
dimensione concreta – operativa alla dimensione immaginativa, espressiva e
creativa;
Quindi
il “cosa” e il “come”,
sono
totalmente diversi.
Pagine illuminanti sul riscaldamento, sono stare scritte da
Vincenzo Bellia nel suo “Dove danzavano gli sciamani”. Un breve mio
scritto lo si trova qui: “Riscaldamento per un atleta, uno sportivo e
riscaldamento per un artista marziale” in https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2022/09/riscaldamento-per-un-atleta-uno.html.
Il
contenuto di una
lezione
di Arti Marziali
Da noi, Spirito Ribelle, la
premessa fondamentale è che la pratica tiene conto del praticante come corpo
olistico, integrato con il personale mondo interiore. Dunque che non va
allenato, addestrato come un animale da circo, ma ri-abitato, incarnato, in
quanto esso è il “centro di relazione e di esistenza personale” (G.
Farinelli, docente universitaria, in ‘Pedagogia dello sport ed educazione della
persona’)
“Sei
una macchina? Allora allenati.
Se
invece sei un essere umano,
pratica
per saperti adattare ai mutamenti
e
stare in salute”
(Fighting
Monkey)
Volendo identificare dei filoni
di pratica (1), diversamente presenti, in ogni incontro (preferisco il
termine “incontro” a “lezione”, anche se, per comodità di intendimenti, mi
adeguo al senso comune ed uso “lezione”), possiamo scrivere di:
Respirazione – il respiro è
l’elemento fondamentale per potenziare ed utilizzare la propria vitalità.
Respirare non è solamente immettere aria nei polmoni, è anche stimolare il
sistema nervoso ‘autonomo’ ed entrare in contatto con il registro emozionale.
Si fa esperienza di diversi tipi di respirazione e si confronta questa
esperienza durante la pratica corporea a solo e nei vari giochi di contatto e
scontro con uno o più compagni. La “Respirazione” è un filone di pratica che,
anche quando non “in figura”, ovviamente resta sempre e comunque sullo “sfondo”
durante l’intera lezione, mai assente in termini di attenzione e presenza
consapevole.
Sensazione e percezione – con
opportuni giochi di stress si ricrea l’ambiente atto ad attivare i sensi, le
percezioni si amplificano fino al rischio di non saperle gestire. Il sistema
dei fluidi rallenta per consentire uno stato vigile e di allerta. Ma il fermarsi
eccessivamente sulle nostre percezioni rischia di “congelare” ogni nostra
azione. Ecco, è questo invece il momento in cui agire, le percezioni lasciate
sullo sfondo, ma ciò è possibile solo dopo averle attentamente misurate e
conosciute con appositi giochi.
Coordinazione, esplorazione ed attività
multipla e simultanea - che è regolare ed adattare ogni atto motorio
in modo armonico e funzionale in condizioni di esplorazione anche e soprattutto
del tutto nuove in termini di spazio, ritmo, postura ed attura.
Relazione e interazione –
giochi di coppia e di gruppo, a contatto parziale o totale, in cui entrare
affidandosi alla propria vulnerabilità, alla capacità di stabilire un dialogo
fisicoemotivo sincero ed autentico, all’intelligenza del non reagire
meccanicamente ad uno stimolo ma interpretarlo agendo adeguatamente.
Nello
specifico,
quali
giochi proponiamo?
La premessa è che ogni gioco
proposto è come una cipolla, ovvero ogni strato ne nasconde uno sottostante, e
poi un altro ancora. Ogni gioco investe più filoni, ogni esperienza tocca e
migliora più temi corporei.
Due esempi:
- Al suolo, aderire con l’una e l’altra gamba ad una palla
medica, facendola scorrere senza mai perdere il contatto, investe il filone
sensoriale e quello della coordinazione ed esplorazione; introduce alla lotta a
terra, al Chi Gerk, lo scambio di contatto di gambe per
intercettare e deviare i calci dell’opponente tipico del Wing Chun,
agli Ashi Waza, le proiezioni di gamba del Judo.
- I Suishou, come tutti i giochi di “mani a
contatto”, investono principalmente relazione ed interazione, senza dimenticare
coordinazione, esplorazione ed attività multipla e simultanea e l’equilibrio
tra sensazione e percezione.
Nel primo, di un gioco che nulla pare abbia a che vedere
con le Arti Marziali, col combattimento, disveliamo, invece, le potenzialità di
formazione al combattimento.
Nel secondo, di un gioco presente in tutte o quasi le Arti
Marziali, siano esse giapponesi, okinawensi, cinesi, filippine, vietnamite, lavoriamo,
dietro l’evidenza dei colpi e delle difese, l’enorme ricchezza in termini di enterocezione
(il senso che rivela le sensazioni dello stato interno del corpo, a differenza
dei cinque sensi, vista, udito, tatto, gusto, olfatto, che sono preposti verso
sensazioni esterne), e neurocezione (i modi in cui i circuiti neurali
selezionano le situazioni tranquille da quelle minacciose) (2).
Questo sarà possibile in tutti i momenti e le occasioni di
formazione solo ed esclusivamente
- scartando una pratica che sia fatta di esercizi e sequenze
meccaniche e preordinate quanto che privilegi e dia spazio tracotante allo
scazzottarsi; che mostri e imponga certezze, gestualità rigidamente codificate,
modelli da imitare e copiare;
- puntando invece alla consapevolezza
corporea attraverso esperienze motorie.
Più
crei disordine dentro di te,
più ti
evolvi (3)
Azzardato? Temerario? Troppo audace per te?
Eppure …. “Credo che uno dei grandi errori che fanno gli
essere umani quando tentano di capire qualcosa sia volere certezze. La ricerca
della conoscenza non si nutre di certezze: si nutre della radicale assenza di
certezze. Grazie all’acuta consapevolezza della nostra ignoranza, siamo aperti
al dubbio e possiamo imparare sempre meglio. Questa è sempre stata la forza del
pensiero scientifico, pensiero della curiosità, della rivolta, del cambiamento”
(C. Rovelli, fisico, in “Helgoland”. Citato da S. Spaccapanico Proietti in
“Umanizzare il movimento”)
Eppure…
questo è il meraviglioso ed appassionante modo di praticare allo
Spirito
Ribelle
Uguali
a nessuno.
Ah già, ora ci sarebbe da
affrontare la parte di chiusura di una lezione. Lo farò in un prossimo post. Sicuramente
del tempo va dedicato al ritorno ad uno stato di quiete insieme ad una
rielaborazione, personale e / o di gruppo, di quanto fatto e come questo abbia
inciso sul sé – corpo in tutte le sue componenti. Sicuramente NO qualche minuto
del solito stretching e poi… tutti a casa!!
1. Impostazioni simili, ancorché sempre flessibili ed
adattabili al variare delle situazioni, si trovano in numerose pratiche di
corpo e movimento. Per es. DMT (DanzaMovimentoTerapia), Movimento Biologico,
BMC (Body Mind Centering), Healing Tao.
2. Qualsiasi gesto, in ambito quotidiano, lavorativo,
sportivo, di combattimento, non origina da quanto tu sia rapido di braccia o
forte di gambe, ma nelle connessioni neuronali, nelle rapide sensazioni che
attraversano i circuiti cerebrali e le strutture muscolo – tendinee implicate.
I taoisti lo intuirono secoli or sono, ora lo confermano e spiegano
“scientificamente” le Neuroscienze. Per questo l’allenamento che punta sulla
muscolatura è una corbelleria!!
3. “Il termine “fissità funzionale” è stato introdotto
dagli psicologi per descrivere dei "blocchi mentali" che possono
ostacolare la creatività e la risoluzione dei problemi. Quando si è prigionieri
della propria fissità funzionale, si tende a seguire schemi mentali rigidi che
non permettono di pensare fuori dai confini che ci si è dati. Ad esempio, se
vediamo un cacciavite, possiamo pensare solo al suo utilizzo per avvitare viti,
senza immaginare che potrebbe essere usato anche per aprire una scatola.
(omissis) Superare la fissità funzionale richiede coltivare una maggiore
flessibilità mentale e stimolare la capacità di vedere persone, oggetti e
situazioni in modi nuovi e diversi. Un approccio utile è lo sviluppo del
pensiero laterale, che invita a cercare soluzioni creative ai problemi,
esplorando vie alternative rispetto ai percorsi logici tradizionali” (P.
Iacci, estratto dall’editoriale in: https://www.aidp.it/hronline/2024/10/18/lanatra-la-fissita-funzionale-e-lorientamento-di-carriera.php)
