mercoledì 16 ottobre 2024

Come impostare una lezione di Arti Marziali

No, non siamo il solito Dojo con riscaldamento, fondamentali, tecniche a vuoto e in coppia o su un bersaglio, forme, combattimento semilibero e libero, rilassamento e/o stretching.

No, non lavoriamo con una successione tecnica, di esercizi, prestabilita.

No, quand’anche il nome sia lo stesso, il contenuto del “fare” non lo è, MAI.

I due tipi di riscaldamento

Ovunque ginnastica, più o meno intensa, per aumentare la temperatura corporea, fare “fiato”, investire nel potenziamento muscolare e, in alcuni casi, un po' di attenzione alla coordinazione motoria. Il tutto in un gergo che, quando non sia approssimativo (“sciogliere le articolazioni” – le articolazioni non sono nodi -, “flessioni sulle braccia” – piegamenti, perdinci, sono piegamenti; prova a fare una flessione, ovvero a flettere l’avambraccio sul braccio, e ti troverai col naso spiaccicato per terra, sono piegamenti, è il braccio che si piega!! - “tieni il bacino avanti” – incommentabile!! - ecc.) è aridamente tecnicistico intendendo il praticante come un robot, una macchina e non come un individuo integrale, di corpo biografico che contiene le relazioni, gli affetti, i simboli, la cultura, il modo di porsi con gli altri, il tumulto delle emozioni.

Da noi, Spirito Ribelle, il riscaldamento (ma il termine appropriato è “apertura”) è invece un passaggio importante in quanto opera:

           dallo stato di coscienza abituale a stati di coscienza espansa;

           dal linguaggio verbale al linguaggio non verbale;

           dal pensiero logico – analitico al pensiero analogico e associativo;

           dalla disposizione difensiva ordinaria a una disponibilità alla libera circolazione delle emozioni;

           dalla dimensione concreta – operativa alla dimensione immaginativa, espressiva e creativa;

Quindi il “cosa” e il “come”,

sono totalmente diversi.

Pagine illuminanti sul riscaldamento, sono stare scritte da Vincenzo Bellia nel suo “Dove danzavano gli sciamani”. Un breve mio scritto lo si trova qui: “Riscaldamento per un atleta, uno sportivo e riscaldamento per un artista marziale” in  https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2022/09/riscaldamento-per-un-atleta-uno.html.

Il contenuto di una

lezione di Arti Marziali

Da noi, Spirito Ribelle, la premessa fondamentale è che la pratica tiene conto del praticante come corpo olistico, integrato con il personale mondo interiore. Dunque che non va allenato, addestrato come un animale da circo, ma ri-abitato, incarnato, in quanto esso è il “centro di relazione e di esistenza personale” (G. Farinelli, docente universitaria, in ‘Pedagogia dello sport ed educazione della persona’)

“Sei una macchina? Allora allenati.

Se invece sei un essere umano,

pratica per saperti adattare ai mutamenti

e stare in salute”

(Fighting Monkey)


Volendo identificare dei filoni di pratica (1), diversamente presenti, in ogni incontro (preferisco il termine “incontro” a “lezione”, anche se, per comodità di intendimenti, mi adeguo al senso comune ed uso “lezione”), possiamo scrivere di:

Respirazione – il respiro è l’elemento fondamentale per potenziare ed utilizzare la propria vitalità. Respirare non è solamente immettere aria nei polmoni, è anche stimolare il sistema nervoso ‘autonomo’ ed entrare in contatto con il registro emozionale. Si fa esperienza di diversi tipi di respirazione e si confronta questa esperienza durante la pratica corporea a solo e nei vari giochi di contatto e scontro con uno o più compagni. La “Respirazione” è un filone di pratica che, anche quando non “in figura”, ovviamente resta sempre e comunque sullo “sfondo” durante l’intera lezione, mai assente in termini di attenzione e presenza consapevole.

Sensazione e percezione – con opportuni giochi di stress si ricrea l’ambiente atto ad attivare i sensi, le percezioni si amplificano fino al rischio di non saperle gestire. Il sistema dei fluidi rallenta per consentire uno stato vigile e di allerta. Ma il fermarsi eccessivamente sulle nostre percezioni rischia di “congelare” ogni nostra azione. Ecco, è questo invece il momento in cui agire, le percezioni lasciate sullo sfondo, ma ciò è possibile solo dopo averle attentamente misurate e conosciute con appositi giochi.

Coordinazione, esplorazione ed attività multipla e simultanea - che è regolare ed adattare ogni atto motorio in modo armonico e funzionale in condizioni di esplorazione anche e soprattutto del tutto nuove in termini di spazio, ritmo, postura ed attura.

Relazione e interazione – giochi di coppia e di gruppo, a contatto parziale o totale, in cui entrare affidandosi alla propria vulnerabilità, alla capacità di stabilire un dialogo fisicoemotivo sincero ed autentico, all’intelligenza del non reagire meccanicamente ad uno stimolo ma interpretarlo agendo adeguatamente.

Nello specifico,

quali giochi proponiamo?

La premessa è che ogni gioco proposto è come una cipolla, ovvero ogni strato ne nasconde uno sottostante, e poi un altro ancora. Ogni gioco investe più filoni, ogni esperienza tocca e migliora più temi corporei.

Due esempi:

  • Al suolo, aderire con l’una e l’altra gamba ad una palla medica, facendola scorrere senza mai perdere il contatto, investe il filone sensoriale e quello della coordinazione ed esplorazione; introduce alla lotta a terra, al Chi Gerk, lo scambio di contatto di gambe per intercettare e deviare i calci dell’opponente tipico del Wing Chun, agli Ashi Waza, le proiezioni di gamba del Judo.
  • I Suishou, come tutti i giochi di “mani a contatto”, investono principalmente relazione ed interazione, senza dimenticare coordinazione, esplorazione ed attività multipla e simultanea e l’equilibrio tra sensazione e percezione.

Nel primo, di un gioco che nulla pare abbia a che vedere con le Arti Marziali, col combattimento, disveliamo, invece, le potenzialità di formazione al combattimento.

Nel secondo, di un gioco presente in tutte o quasi le Arti Marziali, siano esse giapponesi, okinawensi, cinesi, filippine, vietnamite, lavoriamo, dietro l’evidenza dei colpi e delle difese, l’enorme ricchezza in termini di enterocezione (il senso che rivela le sensazioni dello stato interno del corpo, a differenza dei cinque sensi, vista, udito, tatto, gusto, olfatto, che sono preposti verso sensazioni esterne), e neurocezione (i modi in cui i circuiti neurali selezionano le situazioni tranquille da quelle minacciose) (2).

Questo sarà possibile in tutti i momenti e le occasioni di formazione solo ed esclusivamente

  • scartando una pratica che sia fatta di esercizi e sequenze meccaniche e preordinate quanto che privilegi e dia spazio tracotante allo scazzottarsi; che mostri e imponga certezze, gestualità rigidamente codificate, modelli da imitare e copiare;
  • puntando invece alla consapevolezza corporea attraverso esperienze motorie.

Più crei disordine dentro di te,

più ti evolvi (3)






Azzardato? Temerario? Troppo audace per te?

Eppure …. “Credo che uno dei grandi errori che fanno gli essere umani quando tentano di capire qualcosa sia volere certezze. La ricerca della conoscenza non si nutre di certezze: si nutre della radicale assenza di certezze. Grazie all’acuta consapevolezza della nostra ignoranza, siamo aperti al dubbio e possiamo imparare sempre meglio. Questa è sempre stata la forza del pensiero scientifico, pensiero della curiosità, della rivolta, del cambiamento” (C. Rovelli, fisico, in “Helgoland”. Citato da S. Spaccapanico Proietti in “Umanizzare il movimento”)

Eppure… questo è il meraviglioso ed appassionante modo di praticare allo

Spirito Ribelle

Uguali a nessuno.

 

Ah già, ora ci sarebbe da affrontare la parte di chiusura di una lezione. Lo farò in un prossimo post. Sicuramente del tempo va dedicato al ritorno ad uno stato di quiete insieme ad una rielaborazione, personale e / o di gruppo, di quanto fatto e come questo abbia inciso sul sé – corpo in tutte le sue componenti. Sicuramente NO qualche minuto del solito stretching e poi… tutti a casa!!

 

1. Impostazioni simili, ancorché sempre flessibili ed adattabili al variare delle situazioni, si trovano in numerose pratiche di corpo e movimento. Per es. DMT (DanzaMovimentoTerapia), Movimento Biologico, BMC (Body Mind Centering), Healing Tao.

2. Qualsiasi gesto, in ambito quotidiano, lavorativo, sportivo, di combattimento, non origina da quanto tu sia rapido di braccia o forte di gambe, ma nelle connessioni neuronali, nelle rapide sensazioni che attraversano i circuiti cerebrali e le strutture muscolo – tendinee implicate. I taoisti lo intuirono secoli or sono, ora lo confermano e spiegano “scientificamente” le Neuroscienze. Per questo l’allenamento che punta sulla muscolatura è una corbelleria!!

3. “Il termine “fissità funzionale” è stato introdotto dagli psicologi per descrivere dei "blocchi mentali" che possono ostacolare la creatività e la risoluzione dei problemi. Quando si è prigionieri della propria fissità funzionale, si tende a seguire schemi mentali rigidi che non permettono di pensare fuori dai confini che ci si è dati. Ad esempio, se vediamo un cacciavite, possiamo pensare solo al suo utilizzo per avvitare viti, senza immaginare che potrebbe essere usato anche per aprire una scatola. (omissis) Superare la fissità funzionale richiede coltivare una maggiore flessibilità mentale e stimolare la capacità di vedere persone, oggetti e situazioni in modi nuovi e diversi. Un approccio utile è lo sviluppo del pensiero laterale, che invita a cercare soluzioni creative ai problemi, esplorando vie alternative rispetto ai percorsi logici tradizionali” (P. Iacci, estratto dall’editoriale in: https://www.aidp.it/hronline/2024/10/18/lanatra-la-fissita-funzionale-e-lorientamento-di-carriera.php)

 




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