lunedì 24 febbraio 2025

Arti Marziali, nel solco della Tradizione

Eccomi ad usare, liberamente manipolandola, una frase dello scrittore austriaco Franz Grillparzer: “Se il mio tempo mi vuole avversare, lo lascio fare tranquillamente. Io sono venuto da altri tempi, sono uomo del secolo scorso, della metà del secolo scorso, e, se mai ci sarà un futuro dopo la morte, in altri tempi spero di andare”.

Pratico Kenpo Taiki Ken (1) e il respiro si muove nitido dentro il petto. Riscoprire ciò che mi è noto, come se fosse una sorpresa. Lo spazio tra il piede che si solleva appena in Mokabu e il piede che tiene.


La danza libera, Tanshu, nel creare frasi di corpo, tra accenti e sospensioni; tempo, che è intuizione, dilatato o accelerato; flusso, che è sensazione, fluente o controllato (2)… così scivolano una dentro l’altra metafore dal sapore oscuro, a volte abbaglio improvviso sono gli occhi penetranti di un lupo grigio, furtivo, dentro uno spazio che vibra di vita.

Praticare Arti Marziali dove esse sono ridotte a disperati tentativi di copiare e ripetere, vantandosene, certezze e fondamenta il cui perdersi nella notte dei tempi (3) dovrebbe già essere sufficiente a non crederle tali ma solo approssimazioni. Oppure dove esse sono campo per un’accozzaglia di tecniche, più ce n’è più se ne mena vanto, fino a crearne una propria dando un nome, (ovviamente asiatico altrimenti non si buca il mercato), ad una approssimativa tarsia “marziale” inevitabilmente priva di alcun riscontro realmente “marziale”, cioé di combattimento che è “vita o morte” e, in genere, priva anche di un’andragogia e didattica che sia tanto sperimentata quanto originata e proposta da un autentico e qualificato professionista dell’insegnamento e dell’aiuto: un coach, un counselor, un pedagogista, ovvero uno specialista dei processi educativi e formativi. Dunque al passo con i tempi nostri che non sono la Cina dei boxer e degli imperatori né quella pre - maoista, il Giappone dei samurai e neppure quello dell’immediato post seconda guerra mondiale (4)

Per me non è così.

Per me è praticare Arti Marziali asiatiche nel solco della Tradizione, issandomi, io nano, sulle spalle dei giganti che mi hanno preceduto e ben consapevole di essere italiano del terzo millennio.

Perché questi sono anni in cui invece si basa e si vanta la propria competenza su diplomi e certificati, rilasciati al canto di tanti soldoni da Maestri asiatici (a volte anche italiani!!) che solo così ti concedono di essere loro eredi, oppure ci si pone come contemporanei senza antenati, piccandosi di proporre un nuovo senza precedenti, che scarta ogni antefatto.

Io, invece, sto in quel margine, nascosto e fragile, abitato da pochi, in cui coltivo quanto so del passato marziale asiatico, Bujutsu e Budo, integrandolo con quanto scopro del contemporaneo, del praticare di corpo e movimento che marziale non è ma il marziale bene corrobora e col marziale bene si integra.


Body Mind Centering. Seminario "Equilibrio sistema nervoso e fluidi"

 22.02. 2025 

Io, Sensei come “nato prima” e non Maestro “che possiede la maestria”, Sensei come colui che accompagna lungo il percorso, che lascia il segno, nel solco del detto “Quando l’allievo è pronto, il Maestro arriva”. Convinto che chi è autenticamente capace di accompagnarti lungo la Via “Budo” non ti cerca né ti vende un prodotto, ma sei tu a cercarlo, tu a scegliere di pagare la formazione che ti offre.

Io, noi Spirito Ribelle, abbracciamo la Tradizione e la concezione tradizionale della Storia come ripetizione e insieme progresso, sorta di spirale che nei suoi tornanti rincontra somiglianze, analogie con la curva precedente, rinnovandola ed ulteriormente arricchendola. Dunque siamo lontani da chi intende Tradizione e Storia come immutabile perché sempre si ripete uguale quanto da chi la intende una linea retta che procede sempre e solo avanti.

No, i cerchi, con la spirale, sì tornano ma muta il centro che origina nuovi circoli, che approfondisce il sapere pregresso perché questi sia sempre più profondo, Neijia, nel corpo fisicoemotivo, nel sé del praticante. Questo era il sapere taoista o, nel solco della cultura a noi più vicina, è l’interpretazione che Francesco De Sanctis, critico letterario, saggista e politico, dava del pensiero di Giambattista Vico.

Allora sfilo lungo la piccola stanza che ospita il mio danzare guerriero, simulando, per quanto ne sono capace, l’incontro con l’antico spirito guerriero, specie di culo nudo della vita sfiancato dai morsi della morte, in immaginari duelli che mi azzannano la gola e la paura affonda nel buio più nero giocando a rimpiattino con la gioia di me corpo vivo che ancora sa muoversi, e lo fa, tenta di farlo, sempre meglio, sempre meglio, sempre meglio. Cercatore di domande, coltivatore di dubbi.

 

“Non ci sono più maestri, né discepoli. Manca lo stupore e la voglia di imparare. Prevale l’opinione sulle domande da porre. Tutti hanno persuasioni da mettere in campo. Chi ascolta? Nessuno. Il sapere di non sapere sembra sparito dal mondo”

(R. Panikkar, filosofo, teologo, scrittore e guida spirituale)

 

1https://taikiken.org/

2. Effort- Qualità di Energia Tempo (Intuiting) : decisione, intuizione, timing

Dilatato

Dilatato normale: tranquillità, impegno prolungato, dare il tempo ad un evento di compiersi,

aspettare il momento migliore

Dilatato estremo: andatura da lumaca, pigrizia, esitazione, essere titubante

Accelerato

Accelerato normale: animato, vivace, eccitante, urgente, pronto a cogliere l'attimo

Accelerato estremo: precipitoso, tendente all'isteria

Effort- Qualità di Energia Flusso (Feeling): sensazione emotiva, relazioni personali

Libero

Libero normale: essere cedevole, fluente, appassionato, semplice

Libero estremo: sfogo incontrollato, abbandono totale

Contenuto

Contenuto normale: attento, cauto, controllato, moderato

Contenuto estremo: costretto, limitato, inibito, represso

(in: ‘Piccola formazione in Analisi del Movimento Laban – Bartenieff” dispensa a cura di M. Sapienza consegnataci durante i seminari di formazione)

3. Scrissi già in altri post precedenti:

  • dell’oggettiva impossibilità di avere documentazione certa su cosa e come si praticasse in terre lontane migliaia di chilometri e secoli or sono, quando nemmeno potevi contare su foto e video.
  • così come più volte scrissi, attingendo all’antropologia, che ogni modello è culturalmente circoscritto. Dunque ha senso solo all’interno delle condizioni antropologiche, culturali, sociologiche, ecc. in cui si è originato, in riferimento ai bisogni ed alle aspettative della comunità che lo ha costruito; riproporlo uguale, immodificato, sarebbe assurdo.

O, come scrive il Maestro Tokitsu, documentandolo accuratamente, “C’è uno scarto notevole tra una narrazione e la realtà” (Arti marziali: trappole e illusioni)

4. Ogni volta che affronto quest’argomento, il mio pensiero va alla pellicola “Un americano a Roma”, con Alberto Sordi. Andrebbe fatta vedere a tanti presunti e rigidi fedeli “marzialisti” d’oggi, in particolare questa scena: https://youtu.be/aaZZxHiidNk

 

 

 

 

 

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