Eccomi ad usare, liberamente
manipolandola, una frase dello scrittore austriaco Franz Grillparzer: “Se
il mio tempo mi vuole avversare, lo lascio fare tranquillamente. Io sono venuto
da altri tempi, sono uomo del secolo scorso, della metà del secolo scorso, e,
se mai ci sarà un futuro dopo la morte, in altri tempi spero di andare”.
Pratico Kenpo Taiki Ken (1)
e il respiro si muove nitido dentro il petto. Riscoprire ciò che mi è noto,
come se fosse una sorpresa. Lo spazio tra il piede che si solleva appena in Mokabu
e il piede che tiene.
La danza libera, Tanshu, nel creare frasi di
corpo, tra accenti e sospensioni; tempo, che è intuizione, dilatato o
accelerato; flusso, che è sensazione, fluente o controllato (2)… così
scivolano una dentro l’altra metafore dal sapore oscuro, a volte abbaglio
improvviso sono gli occhi penetranti di un lupo grigio, furtivo, dentro uno
spazio che vibra di vita.
Praticare Arti Marziali dove
esse sono ridotte a disperati tentativi di copiare e ripetere, vantandosene,
certezze e fondamenta il cui perdersi nella notte dei tempi (3) dovrebbe
già essere sufficiente a non crederle tali ma solo approssimazioni. Oppure dove
esse sono campo per un’accozzaglia di tecniche, più ce n’è più se ne mena
vanto, fino a crearne una propria dando un nome, (ovviamente asiatico
altrimenti non si buca il mercato), ad una approssimativa tarsia “marziale”
inevitabilmente priva di alcun riscontro realmente “marziale”, cioé di
combattimento che è “vita o morte” e, in genere, priva anche di un’andragogia e
didattica che sia tanto sperimentata quanto originata e proposta da un
autentico e qualificato professionista dell’insegnamento e dell’aiuto: un
coach, un counselor, un pedagogista, ovvero uno specialista dei processi
educativi e formativi. Dunque al passo con i tempi nostri che non sono la
Cina dei boxer e degli imperatori né quella pre - maoista, il Giappone dei
samurai e neppure quello dell’immediato post seconda guerra mondiale (4)
Per me
non è così.
Per me è praticare Arti
Marziali asiatiche nel solco della Tradizione, issandomi, io nano, sulle spalle
dei giganti che mi hanno preceduto e ben consapevole di essere italiano del
terzo millennio.
Perché questi sono anni in cui invece si basa e si vanta la
propria competenza su diplomi e certificati, rilasciati al canto di tanti
soldoni da Maestri asiatici (a volte anche italiani!!) che solo così ti
concedono di essere loro eredi, oppure ci si pone come contemporanei senza antenati,
piccandosi di proporre un nuovo senza precedenti, che scarta ogni antefatto.
Io, invece, sto in quel margine, nascosto e fragile,
abitato da pochi, in cui coltivo quanto so del passato marziale asiatico, Bujutsu
e Budo, integrandolo con quanto scopro del contemporaneo, del
praticare di corpo e movimento che marziale non è ma il marziale bene corrobora
e col marziale bene si integra.
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Body Mind Centering. Seminario "Equilibrio sistema nervoso e fluidi" |
22.02. 2025
Io, Sensei come “nato prima” e non Maestro
“che possiede la maestria”, Sensei come colui che accompagna
lungo il percorso, che lascia il segno, nel solco del detto “Quando
l’allievo è pronto, il Maestro arriva”. Convinto che chi è autenticamente
capace di accompagnarti lungo la Via “Budo” non ti cerca né ti
vende un prodotto, ma sei tu a cercarlo, tu a scegliere di pagare la formazione
che ti offre.
Io, noi Spirito Ribelle,
abbracciamo la Tradizione e la concezione tradizionale della Storia come
ripetizione e insieme progresso, sorta di spirale che nei suoi tornanti
rincontra somiglianze, analogie con la curva precedente, rinnovandola ed
ulteriormente arricchendola. Dunque siamo lontani da chi intende Tradizione e
Storia come immutabile perché sempre si ripete uguale quanto da chi la intende
una linea retta che procede sempre e solo avanti.
No, i cerchi, con la spirale, sì tornano ma muta il centro
che origina nuovi circoli, che approfondisce il sapere pregresso perché questi
sia sempre più profondo, Neijia, nel corpo fisicoemotivo, nel sé
del praticante. Questo era il sapere taoista o, nel solco della cultura a noi
più vicina, è l’interpretazione che Francesco De Sanctis, critico letterario,
saggista e politico, dava del pensiero di Giambattista Vico.Allora sfilo lungo la piccola
stanza che ospita il mio danzare guerriero, simulando, per quanto ne sono
capace, l’incontro con l’antico spirito guerriero, specie di culo nudo della
vita sfiancato dai morsi della morte, in immaginari duelli che mi azzannano la
gola e la paura affonda nel buio più nero giocando a rimpiattino con la gioia
di me corpo vivo che ancora sa muoversi, e lo fa, tenta di farlo, sempre
meglio, sempre meglio, sempre meglio. Cercatore di domande, coltivatore di
dubbi.
“Non
ci sono più maestri, né discepoli. Manca lo stupore e la voglia di imparare.
Prevale l’opinione sulle domande da porre. Tutti hanno persuasioni da mettere
in campo. Chi ascolta? Nessuno. Il sapere di non sapere sembra sparito dal
mondo”
(R. Panikkar, filosofo, teologo, scrittore e guida
spirituale)
1. https://taikiken.org/
2. Effort-
Qualità di Energia Tempo (Intuiting) : decisione, intuizione, timing
•
Dilatato
•
Dilatato normale: tranquillità, impegno prolungato, dare il tempo ad un
evento di compiersi,
aspettare
il momento migliore
•
Dilatato estremo: andatura da lumaca, pigrizia, esitazione, essere
titubante
•
Accelerato
•
Accelerato normale: animato, vivace, eccitante, urgente, pronto a
cogliere l'attimo
•
Accelerato estremo: precipitoso, tendente all'isteria
Effort-
Qualità di Energia Flusso (Feeling): sensazione emotiva, relazioni personali
•
Libero
•
Libero normale: essere cedevole, fluente, appassionato, semplice
•
Libero estremo: sfogo incontrollato, abbandono totale
•
Contenuto
•
Contenuto normale: attento, cauto, controllato, moderato
• Contenuto estremo: costretto, limitato, inibito,
represso
(in: ‘Piccola formazione in Analisi del Movimento Laban –
Bartenieff” dispensa a cura di M. Sapienza consegnataci durante i seminari di
formazione)
3. Scrissi già in altri post precedenti:
- dell’oggettiva impossibilità di avere documentazione certa
su cosa e come si praticasse in terre lontane migliaia di chilometri e secoli
or sono, quando nemmeno potevi contare su foto e video.
- così come più volte scrissi, attingendo all’antropologia, che
ogni modello è culturalmente circoscritto. Dunque ha senso solo all’interno
delle condizioni antropologiche, culturali, sociologiche, ecc. in cui si è
originato, in riferimento ai bisogni ed alle aspettative della comunità che lo
ha costruito; riproporlo uguale, immodificato, sarebbe assurdo.
O, come scrive il Maestro Tokitsu, documentandolo
accuratamente, “C’è uno scarto notevole tra una narrazione e la realtà”
(Arti marziali: trappole e illusioni)
4. Ogni volta che affronto quest’argomento, il mio pensiero va
alla pellicola “Un americano a Roma”, con Alberto Sordi. Andrebbe fatta vedere
a tanti presunti e rigidi fedeli “marzialisti” d’oggi, in particolare questa
scena: https://youtu.be/aaZZxHiidNk