Domani, Sabato, quando la bara sparirà inghiottita dalla
cerimonia funebre, sarò ancora più solo. Niente più fili col passato, con le
mie radici, se non i ricordi che, inevitabilmente, scivoleranno nell’oblio, deformati
nel tempo e nella memoria, minuscole stelle cadenti dalla parte sbagliata del
cielo.
E penso ai tuoi insegnamenti di forza e resistenza, al
tuo non mollare mai. Sei stata tu, a volte più del babbo, ad insegnarmi la
scorza dura e l’indifferenza alle avversità.
Ricordo, io bambino di forse otto anni, venire a piangere
da te perché ero stato picchiato. Tu mi mollasti un ceffone prima di dirmi “Tu non devi mai alzare le mani per primo, ma
non venire più a dirmi che qualcuno te le ha date, perché te ne anche io”,
Lezione imparata in un istante. Da allora, iniziò la sfilza di mamme che
venivano a lamentarsi da te per un naso sanguinante o un labbro spaccato e tu,
donna minuta ma ferma : “Mio figlio non
alza mai le mani per primo, evidentemente il suo gli aveva fatto qualcosa”.
Ho continuato sempre così, negli anni successivi, anche se, tu lo potevi
immaginare, una volta “grandicello”,non sempre le mie mani partivano per
seconde…
Poi, i giorni dell’influenza: i primi tre giorni a letto,
coccolato e riverito come un principino; al quarto giorno, guarito o non
guarito, febbre o non febbre, mi buttavi giù dal letto che era il tempo di riprendere
la scuola ed il fare quotidiano.
Ricordo la colonia estiva dalle suore, in collina, e le
camminate di ore sotto il sole, tra salite impervie, detriti incerti sotto il
passo di noi bimbetti, l’arsura tormentosa alla gola che no, non potevamo bere
sino al rientro. Sarà anche per quello che le suore non suscitano in me alcuna
simpatia, eh, mamma ?
Ho continuato così per anni, per decenni, anche una volta
adulto: sempre “in guardia” e sempre a vedere solo il bello in ogni cosa che mi
accadeva, sempre a non mollare mai.
Convinto e fiero.
Dopo di lui altri, in quella Scuola che è stata davvero
scuola di vita. Altri,a mostrarmi il coraggio della vulnerabilità, del guardare
dritto in volto anche gli accadimenti brutti e tragici, a masticare anche le
emozioni più scure e dolorose. Solo riconoscendole, poi accettandole, avrei
potuto davvero essere forte; avrei potuto davvero scegliere consapevolmente “
il bicchiere mezzo pieno”, solo dopo aver visto anche il “mezzo vuoto”.
Ed è per questo che, mamma, il tuo scherzo è andato solo
parzialmente a buon fine.
Perché il Tiziano di una decina di anni fa,
immediatamente finito il funerale, sarebbe partito per le Marche, a completare
lo stage, a fare la settimana di vacanze e formazione marziale dall’amico
Valerio, a fare il suo dovere, a mantenere, sempre e comunque, l’impegno preso,
a sorridere agli amici, a prestare cuore ed empatia a chi voleva una mano per
un problema o un dolore.
Invece no. Resterò a Milano a “leccarmi le ferite”:
voglio il mio tempo per piangerti, mamma cara che non tornerai mai più. Voglio
gridare al cielo il mio dolore, la mia rabbia per avermi lasciato solo. Voglio
commiserarmi perché tu sei morta; parola terribile, priva di ogni domani.
Voglio il tempo del mio dolore, del mio bicchiere “mezzo
vuoto”, prima di gongolare per la parte “mezza piena”.
Scherzo riuscito a metà, mamma. O, forse, tu lo sapevi
che sarebbe andata così, e mi hai semplicemente lasciato uno, l’ultimo, dei
tuoi insegnamenti.
Ti amo, mamma. Anche per questo, qui vedrai le foto di
mio figlio Lupo, di parenti ed amici che si sono spostati fino fuori Milano per
vederlo debuttare a teatro con la sua nuova compagnia, la “Dual Band”, ed i
suoi compagni del corso di teatro. Perché non hai voluto aspettare di vederlo
grande e, magari, attore affermato. E ti capisco, 98 anni sono un fardello
bello pesante. Ma così, dal cielo delle stelle spente, un’occhiata la puoi
buttare pure tu e, con te, papà Renzo.
Addio, mamma.
(Capriolo
Zoppo, stregone della tribù Lakota)
Intravedo il mare,malinconico dopo averti letto,e dentro mi sento pesante.
RispondiEliminaChissà come ride la tua mamma di questo suo ultimo scherzo,questa ultima lezione che ti ricorda,come con fare taoista, che non c'è dare senza ricevere..ma sarà fiera nel sapere (e di certo lo ha visto) quanto tu abbia appreso dai suoi insegnamenti che porti con te,tramandandoli anche a chi hai attorno a te.
Prendi il tempo che serve,mastica il tuo dolore,Sensei,amico. Noi penseremo alla Scuola,c'è tanta gente che ancora vuole crescere,e chissà che ognuno a suo modo,divenga guerriero,un adulto autodiretto..
Sempre avanti!!!
Oss!!
Giovanni