“Tra vent’anni, non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da
quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri,
catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite”
( Mark Twain )
In
principio è “Amare tradire”.

In
questo libro, infatti, l’autore affronta
un argomento considerato da sempre deleterio, il “tradimento”. Attenzione,
lungi da ogni pruriginosa visione, qui si tratta di tradimento e tradire non
solo e non tanto all’interno della coppia, ma abbracciando un ben più vasto orizzonte
del pensiero e dell’agire umano.
Perché
se nell’accezione corrente “tradire” è un verbo tremendo, sempre associato a
valenze negative, un marchio infamante, in realtà, l’esperienza umana che
questa parola designa nella storia individuale e collettiva, nella storia
‘sacra’ e in quella ‘profana’, letta in chiave psicologica dunque priva di
ideologie e “paraculate”, si configura come l’evento “antitetico e dolorosamente dialettico” dell’inevitabile messa al
mondo della soggettività nell’uomo.
Possiamo
fare a meno di tradirci e di tradire? È questa la domanda cui il libro tenta di
dare una risposta. Il tradimento ripugna alla nostra coscienza di buoni e puri,
ma, afferma l'autore, è un'esperienza inevitabile.

Carotenuto
affronta il delicato tema del tradimento, visto come atto necessario perché la
psiche, ancora chiusa in una verginità inconsapevole e irriflessiva, sia
iniziata al mistero della vita e dell'amore.
Tradire
ed essere traditi vuol dire scegliere un
percorso coraggioso, adulto ed autodiretto, consegnarsi ad un destino di
ricerca fatto di cadute e di sconfitte; significa riconoscersi come quegli
esseri separati che, per ricostituirsi come soggetti, devono liberarsi da
dettami e modelli collettivi, imposti. Devono dunque, in qualche modo, tradire.
Un punto di vista alternativo, altamente
formativo rispetto all’accezione comune
(e sempre “comoda” nel dividere vittima e carnefice, nel proiettare su altri o
negarsi a se stessi) del tradimento, l'evento sconvolgente che ci consente di
uscire dal nostro guscio ed aprirci al mondo. Le possibilità di perdonare,
dimenticare, divenire più leggeri e meno mentali, di essere autentici individui fisicoemotivi, passano tutte attraverso l'accettazione del
tradimento, sia subìto che perpetrato.

E’
una intensa riflessione del maschio protagonista sulla complessità dell'amare:
le donne (soprattutto),i figli, il lavoro, la vita nelle sue molteplici accezioni. Critica
e molti (molte) lettori e lettrici beceri lo hanno liquidato come un libro
erotico, di sesso. Non è così, se non nella loro testa, quella sì “malata” di
sesso, forse più agognato che felicemente vissuto ….
"La
separazione del maschio" parla molto di sesso, ne descrive i dettagli,
perfino gli odori, ma unicamente come modo per entrare in relazione profonda
con l'altro e sempre con autentico rispetto.

Libro
da leggere, per le donne certamente, quelle che “gli uomini hanno solo quello in testa”, quelle che parlano
stancamente del loro marito sciabattando scialbe in una quotidiana vita di
routine grigia e distratta, quelle che ipocritamente tracciano una riga “tradimento
sì – tradimento no” a seconda se ci sia stato un rapporto fisico o meno come se
il desiderio ed il sogno non fosse già tradimento ( Carotenuto docet) e la sua
non realizzazione fosse anch’esso un altro tipo di tradimento, questa volta
verso se stesse ( ancora Carotenuto docet).

Libro da leggere per tutti quegli adulti,
uomini o donne che sia, che non vogliono figli nella loro relazione o che,
avendoli, ne trascurano il crescere: le intense pagine di Piccolo descrivono
un mondo di affetti, di complicità padre e figlia di assoluto valore e
tenerezza. Perché stare accanto ad un figlio crea un mondo nuovo, del tutto
inimmaginabile prima, un mondo che, almeno in parte, scomparirà quando il
figlio sarà adulto a sua volta.
Anni
or sono, una donna importante con cui stavo aprendo una relazione mi disse, a
proposito dell’avere una storia extra coppia “l’importante è che l’altro della coppia non lo sappia”.


O,
meglio ancora,
se
avete anche (e soprattutto) lavorato su voi stessi, sul vostro carattere e
magari anche su tratti della vostra personalità;
se
avete accettato e condiviso la vostra vulnerabilità, il diritto di essere
accolti ed amati per quello che autenticamente siete;
insomma,
se avete imparato ad “accettare desideri
ed impulsi che la coscienza collettiva ritiene incomparabili con le richieste
sociali, quella liberazione dell’Eros di cui Freud prima, Marcuse, Jung e altri
poi hanno parlato” (A. Carotenuto in ‘La mia vita per l’inconscio’), allora
siete pronti per vivere consapevolmente
e felicemente le vostre relazioni, aperti al confronto / conflitto, al
divenire che è insito in ogni cosa di questo mondo.

Anche
perché potrebbero ricordarvi un recente passato ….
“Ci sono
solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri,
l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere,
fare e, principalmente, vivere”
( Dalai Lama )
Post illustrato con foto scattate durante le vacanze invernali trascorse con la mia famiglia
Nessun commento:
Posta un commento