“L’incertezza
è la condizione perfetta per incitare l’uomo
a scoprire le proprie possibilità”
(E.
Fromm)Come a dire che ogni momento di pratica sia solo un momento che va a comporre, va a perdersi, nell’immane sapere senza fine.
Come a dire che l’angoscia così umana, verso il non finito, verso il non certo, va a stemperarsi nella gioia umile di sapersi piccola parte di un tutto mai completamente, mai perfettamente, conoscibile.

Come a dire che, giorno dopo giorno, tanto io sono sempre diverso, mai uguale al giorno prima, quanto diverso, mai uguale, è quello e come lo faccio.
Se questo fosse l’intenso, profondo, autentico, significato di Tai Chi Chuan, il “pugilato della grande sommità”, il “pugilato dell’azione suprema”? Di Wing Chun, “eterna primavera”? Di Taiki ken, il “pugilato della grande realizzazione”?
E se il “manuale di istruzione per montare mobili IKEA”, e
mi spiace per i tanti praticanti, alcuni anche ex Z.N.K.R., che ne sono
spasmodicamente alla ricerca, sorta di pillola alla Matrix per imparare tutto
subito, di metadone per sfuggire al mostro dell’insicurezza e
dell’infantilismo, fosse invece l’immaginazione (1), fosse la reverie di
cui scriveva Bachelard?
Certo, più che un “manuale” guida per il praticante
spaventato e insicuro, immaginare è un lanciarsi nel vuoto, nello spazio …
E’ aprire il “terzo occhio” come sorgente di audace sapere,
di sensi dilatati ed espansi.

“Ho
risposte approssimative e possibili credenze e diversi gradi di certezza di
cose diverse, ma io non sono assolutamente sicuro di nulla e ci sono molte cose
di cui non so nulla. Non devo avere per forza una risposta. Non mi senso
spaventato di non sapere le cose”
(R.P.
Feynman)
Post illustrato con fotografie scattate da e dentro la casa
dove abito.
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