“Quando
mi troverò di fronte a dio alla fine della mia vita, mi augurerò di non avere
neanche un briciolo di talento rimasto, in modo da dirgli : ‘Ho usato tutto
quello che mi hai dato’”
(E. Bombeck)

Qualcosa
resta della caccia vecchia, dei vecchi (giovani) passi, a volte felpati a volte
chiassosi come imberbi studenti all’uscita da scuola. Qualcosa resta per quello
che è, oppure si trasforma, prendendo sembianze sfumate, indistinte: magia nera
di donna sinuosa, tremolante, nelle luci chiaroscure del vivere quotidiano.
La
vita sceglie una strada, una direzione e, non sempre, è quella che preferiamo.
A volte, più spesso raramente e in modo frammentario, scomposto, invece sì.

Ma
questa è serata di pace, di amicizia, di festeggiamenti: oggi, Venerdì 14 Novembre, compio sessantatre
anni.
Sono
nato nel giorno dell’alluvione del Polesine, quando il fiume Po straripò
definitivamente fuori dagli argini; il giorno della più aggressiva e disastrosa
alluvione dell’Italia contemporanea. E questo vorrà pur dire qualcosa.
Qualcosa
che riecheggia, bestia solitaria e famelica, nelle viscere, tra impulsi e
pulsioni selvaggi, oscuri, primordiali.

Con
loro la mia famiglia, Monica e Lupo, ma anche Kentaro, almeno nei miei
pensieri.
Grazie,
a tutti voi per esserci stati.
Grazie
per il sorriso nel cuore che mi avete donato nel festeggiare insieme, come si
suol dire, le mie 63 primavere.
“Un
uomo è veramente ricco quando i suoi figli corrono tra le sue braccia, anche se
è arrivato a mani vuote”
(Anonimo)
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