“Tutti
i praticanti di Arti Marziali sono dei ‘principianti’.Diciamo che alcuni di noi
lo sono da più tempo”
( J. R. West )

Coraggio
di vivere che si erode, si mutila, ad ogni scontro, ad ogni ferita per
trasformarsi, se non in tutti almeno in alcuni di loro, in piena consapevolezza
dell’unicità, fragile ed incerta e irripetibile, del proprio stesso vivere.

Come in questo Raduno di Novembre 2014.
Ognuno
di loro si pone davanti al vivere sapendo che esso si nutre di cose che
accadono mentre altre se ne aspettano.
Lacerazione,
questa, che la pratica marziale compone, o tenta di comporre, imponendo il “qui
ed ora” fisicoemotivo, la presenza totale nello scontro, l’immergersi
responsabile nell’attimo presente.
Da
lì, per i più temerari, i più coraggiosi, la pratica marziale prende i colori
della convivenza ardua e scontrosa tra
immediatezza del presente e anticipazione del futuro: Nel lampo di un gesto che
insieme è difesa ed offesa, nell’esplosione di uno spostamento repentino che
insieme evita ed occupa.

“Per seguire la Via,
il samurai deve mantenere l’attenzione (…)”. Così riporta Yamamoto Tsunetomo
nell’Hagakure.

Allora la formazione del corpo marziale,
attraverso ilTai Chi Chuan, come ora insegnatomi dal Maestro ed amico Aleks. La
pratica del KenpoTaikiKen riletto con le componenti di cui sopra. Il
combattimento libero, uno contro uno, poi la rissa, lo scontro tra schiere e ingruppo.
Sudati,
stanchi, un poco ammaccati, al saluto finale.
Un
piccolo rinfresco appena terminato il Raduno, poi, per chi ha voluto esserci,
la serata si conclude in pizzeria, tra cibo e birra, chiacchiere e fiumi larghi
e forti di amicizia condivisa
(Anonimo)
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