martedì 6 maggio 2025

L’abete e l’artista: Arti Marziali tra Natura, cemento e introspezione.

Pratico nella stanza vuota. Vuota che mio figlio Lupo è da mesi in Norvegia a studiare. Vuota dentro, vuota di lui e della sua presenza, ma piena dell’impatto emotivo che mi dà vedere stagliarsi davanti a me un enorme abete. Solo e maestoso, si erge tra le mura di un grigio edificio.

Pratico nella stanza vuota. Pratico di danze della Gru, Tsuru, e del Serpente, Hebi; di movenze lente e pastose a sfidare l’ottusa resistenza dell’aria; di percosse rapide e scoppiettanti; di “gentili mani assassine”, gli Yuri; di passi rapidi e felpati nell’esoterico cerchio del Pa Kwa /Hakkeshou, l’arte del continuo mutamento. Corpo e movimento a fondere il silenzio della stanza e la presenza vivace e naturale dell’albero. Solitaria presenza nella caotica metropoli.

E’ lui il Maestro silenzioso che traccia segni di forza e radicamento possente quanto di flessibilità ad accettare lo sferzare del vento, sono suoi i rami che narrano dello sforzo per staccarsi dal tronco alla ricerca di spazi nuovi, spazi inesplorati, mentre il grande tronco forse li trattiene o forse li accompagna.

Pratico nella stanza vuota, Pratico di Ritsu Zen, che è “abbracciare l’albero”, consapevole della mia miseria nell’impossibile tentativo di abbracciare quello di albero. Mi accontento di un sogno, di una reverie, mentre mi nutro di flessibilità, stabilità, crescita e rinnovamento continuo. Mi nutro di lui, della sua immagine che entra, forte e lieve, nel mio corpo, dentro i miei organi, a trascinare il mio respiro.

Combinazione immaginifica, ai limiti dell’extra sensoriale. Presenza surreale che non può non fare della mia piccola ed umana pratica di corpo e di conflitto un incerto sentiero di conoscenza.

Combinazione ad accendere l’intuizione che “chi” e “cosa” insegna, o meglio propone e si propone, è chi ti riporta all’essenziale e ti mostra le cose che contano davvero. Di costui si può, forse, essere allievo, persino continuatore.

Costui avvolge, presenza e pratica, la vita ed i suoi misteri negando i limiti del sistema e delle certezze, l’immutabilità dei dogmi.

Costui, per comprendere del vivere e del mondo, intreccia saperi ed esperienza e nulla gli importa di conoscenze confezionate o di corsi di insegnamento.

A un “chi” o “cosa” di tale spessore chiediamo di prenderci per mano ed accompagnarci nel fitto del bosco che è cuore di noi e del nostro stare al mondo, di aiutarci a comprendere che siamo e dove siamo, di indicarci il sentiero per scoprire l’essenziale, o almeno per provarci, nell’eterna danza tra libertà e destino.

Nell’altalena tra Tradizione e rinnovamento, tra convulsa cementificazione e Natura che sta e resiste, tra il brutale Bujutsu e l’edificante Budo, si impara a comprendere il presente e a innervare una visione delle relazioni e del mondo capace di mettere le mani dentro quel che resta e quel che se ne va, quel che muta e quel che, dal passato, ritorna.

Spirale profonda che transita attraverso il mio corpo e la presenza maestosa di un grande abete, attraverso la vitalità e l’erotismo di un appannato ed anziano artista marziale e di un indomito albero sempre verde.

 

“L’abete svetta,

silenzioso custode,

danza il vento lieve”

(Anonimo)

 

 




 

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