“Cold, cold eyes upon me they stare
People all around me and they're all in fear
They don't seem to want me but they won't admit
I must be some kind of creature up here having fits”
Tempi
di uomini e donne che, non sapendo stare soli con se stessi, faticano nel
sapere stare con chi li ama, con chi hanno accanto. Hanno sempre bisogno di
fare, disfare, consumare. Anche a costo di storpiare, fino ad uccidere,
sentimenti e personalità dell’altro, del tutto incuranti della fragilità che
c’è in un fiore, della pazienza e della cura amorevole che occorre perché il
fiore sopravviva alle intemperie.
“È il tempo che si è perduto per una persona
a determinare la sua importanza”, scriveva così Antoine Marie Roger de
Saint-Exupéry nel bellissimo “Il piccolo principe”.
Mi
guardo attorno, ed i “tempi duri” sono ovunque, attraversano tutto e tutti.
A
volte, grazie all’ospitalità che mi dà Monica, sfreccio su Face Book. E mi
ricordo delle parole di Roberto Cotroneo “Il
nostro Paese, quello con il più importante patrimonio artistico e culturale del
mondo, ha in vetta alle sue ricerche Google di quest’anno il termine: Sanremo
2014”.
Come
ho già scritto, web e social sono il luogo prediletto della banalità e della
prevedibilità, dell’appiattimento totale.
Non
posso non restare allibito davanti a Tizio che scrive “Tizio è stato al Bar Acquafresca”,
Mbeh ? A Caia che inonda il forum di giochini “Che personaggio sei nella saga
….”. Alla foto di Sempronia, decisamente scarsa nella qualità e banale nel viso
ritratto, a cui un codazzo di amiche appioppa un “mi piace “ e commenti
elogianti la sua … bellezza !!
Insomma,
la corsa a credersi VIP miete, ogni giorno, vittime: se Belen o Lapo Elkann
appaiono in TV e sui giornali perché hanno cambiato acconciatura o l’auto, sono
stati “paparazzati” al tal ristorante o nella tal boutique, Tizio e Caia non
vogliono essere da meno e si mostrano nell’unica arena dove è loro possibile
ostentarsi, nell’unica povera piazza in cui possono fare “lo struscio”. E non
importa se, in mezzo a loro, a fare “lo struscio” con loro, ci stanno le melense
frasi rubate ai “cioccolatini Perugina” e l’invito a firmare la petizione per
salvare i cuccioli di lontra nana, il video che ritrae il tipo che inciampa e
scivola su una buccia di banana e le foto della gita in montagna della
famigliola, le immagini tamarro – sexy della over quaranta scollacciata e le
sdolcinate adolescenziali frasi d’amore della coppietta che, in realtà, l’età anagrafe
denuncia aver lasciato alle spalle da un bel pezzo l’età dell’adolescenza. Il
gran bazar del cattivo gusto e della sciatteria è il loro luogo prediletto.
Invero,
come ricorda Cotroneo stesso, la qualità, lo spessore di cuore e cultura, su
web e social, a cercarla, in qualche angolo remoto c’è. Ma non assurge mai a
tendenza. Se offri e cerchi qualità, umanità, emozioni profonde, devi
rassegnarti a un pugno di “like”, a poche visite, a un numero di “follower” ridotto.
by crisantemo-d7 |
Di
fatto, perché pubblicare foto che tentano una ricerca estetica, un contatto
emotivo, quando alla massa piacciono i
tramonti rossi e viola, quelli che, visti dal vivo, suscitano nelle pecore
della massa la stessa identica frase becera: “Bello, sembra una cartolina”?. Chi scrive post riflessivi non riceverà alcuna visita, perché in essi non
è presente né l’iperbole sfacciata né la gaudente banalità del consumista.
Non
tutto è perduto, però.
by ssolesus88 |
Perché,
seppur pochi e fragili, le frasi, le immagini, i pensieri che originano dal
cuore e dalla autentica ricerca interiore, sopravvivono. Sono semi, germogli di
intelligenza e vitalità, che nulla concedono alla quotidiana indifferenza e
stupidità del “male”, per offrirsi ai cultori del vivere e del cercare. Forse,
forse, vivranno un loro piccolo splendore. Dipende da chi li saprà accogliere.
Come
succede nella vita quotidiana. Come mi succede in questi miei “hard times”.
Forse,
forse, l’essere apertamente vulnerabile, verrà letto anche come una
possibilità, una forza da chi mi incontra, da chi mi sta accanto, da chiunque
incontri un cuore aperto, vulnerabile, lungo la strada della sua vita. Forse qualcuno
di costoro arriverà a capire che le rose hanno le spine, il crisantemo no.
Poi,
attenti piuttosto che essere estirpato, il crisantemo potrebbe indossare la
corazza e armare la mano di spada, lasciando che il fottuto giardiniere, quello
che non vuole fare i conti col funerale che ha nel cervello e l’acredine
nell’animo, si ferisca, fino a sanguinare, con le sue stesse cesoie.
(Jack Kerouac)