domenica 24 marzo 2024

Gli insegnamenti del corpo

Il problema del sistema scolastico italiano è che posiziona l’educazione fisica all’ultimo posto.

Pensa solo al numero di ore dedicate al Movimento a scuola. Questo è l’errore più grande della nostra società moderna occidentale. Se mi chiedessi qual è la sola è unica cosa che farei per guarire questo sistema malato, ti direi: mettiamo l’educazione fisica al primo posto nel sistema di educazione. Se l’educazione fisica fosse al primo posto, il 99% delle malattie moderne svanirebbe, insieme a rabbia, indivia e cattiveria. In un sistema dove l’educazione fisica e il Movimento sono in fondo alla classifica, dove pensi che stia Scienze Motorie nella testa delle persone? Esatto. All’ultimo posto. Così anche la qualità del percorso accademico ne risente molto. Alla fine della triennale ero solo un altro scienziato motorio anonimo senza alcuna idea di come muoversi e vivere il proprio corpo, figuriamoci insegnarlo agli altri

(Ale Demaria. https://moveinside.it/storia-ale-demaria/)

Alla fine della triennale ero solo un altro scienziato motorio anonimo senza alcuna idea di come muoversi e vivere il proprio corpo, figuriamoci insegnarlo agli altri (cit.) Ogni tanto, qualcuno arriva a comprenderlo. Certo, a volte si passa attraverso un dramma personale (leggi la storia di Demaria, è emblematica), altre è un succedersi di domande, è il non accontentarsi di risposte già confezionate ed uguali per tutti. Ma sempre, chi compie il primo timido ed incerto passo, poi intraprende un personale cammino di passione e libertà, di movimento autentico e consapevole, di vitalità ed erotismo.

Noi Spirito Ribelle lo sappiamo bene. Noi, uguali a nessuno, in questo mondo “marziale” che ha tradito le origini dell’Arte, racchiudendosi in un carapace di rigidità e ripetizioni o disperdendosi in una “marmellata” di tecniche prese qui e là e mischiate in un vacuo frullatore. Dove abbondano i Maestri che sanno molto di poco, gli esperti di … libri e non di vita vissuta, i picchiatori di palestra sempre raffigurati in truci espressioni del viso (e sorridi una volta, dai!!) con muscoli ipertrofici e vistosi tatuaggi in bella mostra.

Noi, Spirito Ribelle, che attraverso il muoversi e l’incontrare / scontrarsi con l’altro facciamo esperienze di vita. Per vivere bene, per vivere meglio.

 

 


 

 

 

mercoledì 13 marzo 2024

Il corpo che è rivoluzionario, il movimento che è rivoluzionario

 Possibile che un “certo modo” di essere corpo, di praticare corpo, possa essere rivoluzionario? Possa contribuire a sfaldare “another brick in the wall”? (https://youtu.be/W0bi7OfaKMY?si=3oCDBgpeQX-9K5H3)

Possibile che praticare movimento, movimento di Arti Marziali, come noi Spirito Ribelle facciamo, sia un continuo andare “Gyakufu”, “faccia al vento”, sia andare in “direzione ostinata e contraria” (cit. Fabrizio De André)?

La società impone corpi e movimenti standardizzati, confinati nell’adeguato, dove gli eccessi stessi sono stabiliti e consentiti a priori, funzionali al sistema.

Corpi e movimenti succubi di attrezzi sempre più complessi, rinchiusi in uno spazio sistemato per servire di tutto e di più, tra bar e sala riposo, per favorire una socialità e occasioni relazionali che facciano da momentaneo antidoto allo stress quotidiano quanto alla solitudine della società virtuale dei social e dei like.

Tante offerte di pratiche dai nomi diversi con tanti esercizi che, a ben vedere, sono solo versioni appena modificate degli stessi movimenti. Macchine e attrezzi che di fatto replicano i precedenti.

Persino pratiche antiche di saggezza, salute e ricerca interiore vengono spogliate del loro sapere e ridotte a sequela di esercizi ginnici, vedi Yoga e Tai Chi Chuan; moderne pratiche valide solo nell’uno a uno, vengono piegate al profitto e proposte a gruppi, vedi Pilates.  La necessità di vendere sempre nuovi prodotti, poi, ne inventa di ogni, mischiando senza alcuna logica se non il solleticare curiosità becere.

Corpi oggetto, corpi macchina, espressione immediatamente visibile da un lato dell’essere funzionali al sistema produttivo, al moloch dell’efficienza, dall’altro al narcisismo ed alla vetrinizzazione la più sciocca e superficiale: “Il docile e l’utile, il sottomesso e il funzionale, l’accondiscendente e l’efficace” (C. Pellizzari in Scomodo n° 51).

Il sistema impone e diffonde pratiche di corpo e movimento a cui le masse tutte hanno da assoggettarsi perché tutto scorra liscio, senza sussulti; perché il circuito dell’allenamento, che è addestramento alla ripetizione, all’imitazione obbediente come si fa con gli animali da circo, plasmi individui dipendenti, privi di cognizione incarnata, in cui il corpo diviene “il più bell’oggetto del consumo” (J. Baudrillard, sociologo e filosofo), da mettere in mostra, soggetto alle stesse “leggi di variabilità” della moda e dei prodotti commerciali. Illusione di mente che comanda il corpo quando, dai taoisti alle neuroscienze e pure nella fenomenologia è invece chiaro che le azioni sono inscritte nella carne ben prima che l’intenzione consapevole detti il che fare: illusione di mente e corpo invece che verità di corpo e mondo.

“Noi non dobbiamo solo sapere che l’uomo ‘ha’ un corpo, e come sia fatto questo corpo, ma anche che l’uomo è sempre, in qualche modo, corpo. Questo non significa solo che l’uomo vive sempre corporalmente ma anche che egli parla, e si esprime, permanentemente con il corpo.”

(L. Binswanger, psichiatra)

Praticare Spirito Ribelle, portando alla luce il corpo e la cosmogonia taoista, integrando con pensiero e pratiche di moderni ricercatori quali Laban, Feldenkrais, Bainbridge Cohen, significa rompere la prigione del fitness e delle palestre, delle Arti Marziali depauperate di pathos, sensibilità e mobilità vitale, in cui tutto è segregato in un preciso e limitato margine d’azione. Perché fuori da quegli ambienti, fuori da quella cultura in cui l’azione è consentita in quanto controllata, corpo e movimento sono già di per sé sovversivi, sono ribelli. Perché l’esperienza, ogni esperienza che noi facciamo, sempre lascia un segno indelebile ed è così potente da far sì che io, volente o meno, mi riconosca in quello che faccio e che vivo.

Allora, nella preoccupazione di non riuscire a controllare, di non riuscire ad indirizzare a proprio fine questi corpi sovversivi e ribelli, il pensiero dominante finge che essi non esistano, non dà loro alcuna voce.

Noi Spirito Ribelle, e le correnti di movimento intelligente quali Body Mind Centering o Laban Movement Analysis, operiamo ai margini di un giardino o in piccole sale sconosciute, occupando spazi anonimi o agendo in spazi destinati ad altro come studi fotografici od uffici, fuori dalle correnti modaiole, emarginati dalla pubblicità del settore.

Vivere questi corpi, questo movimento, che sono esclusi dai luoghi di massa, luoghi di vetrina e di esposizione, significa fare di questi corpi, di questo movimento, un luogo di opposizione, un momento di differenziazione.

Vivere questi corpi, questo movimento, che sono portatori di embodiment ovvero sviluppo del canale cenestesico, capacità di sentirsi attraverso il movimento e le sensazioni interne del corpo, conoscenza attraverso l’esperienza del corpo, è ribaltare, rivoluzionare lo status quo del corpo servo sciocco di una mente superiore, che è la condizione necessaria per avere disponibili individui sciocchi servi del sistema.

“La libertà di pensiero è più forte 

della tracotanza del potere”

(Giordano Bruno)

 

 

martedì 5 marzo 2024

Il corpo marziale, il movimento marziale

Un anonimo grigiore diffuso si stempera sui vetri della finestra. Sono uggiose giornate di pioggia che riportano alla memoria i primi, lontani, accadimenti del mio percorso marziale.

Così, rovistando tra i cassetti, mi ritrovo tra le mani la cartelletta di presentazione di un campionato del mondo IAKF (International Amateur Karate Federation), la potente organizzazione mondale di Karate che la FESIKA rappresentava in Italia: Invitato alla cerimonia di presentazione e al pranzo di gala. In mezzo a dirigenti internazionali, giornalisti e atleti pluridecorati, annuso l’aria delle competizioni di alto livello.

Sono gli anni in cui, accanto al karategi per praticare, indosso le vesti del “dirigente sportivo” (1), il che mi consente di organizzare, insieme a Giacomo Spartaco Bertoletti, il deus ex machina della rivista Samurai e della “Pasqua del Budo” (2), intensi stage con Maestri giapponesi di stili di Karate che non fosse lo Shotokan, allora l’unico praticato in nord Italia, scoprendo così di persona la potenza e fluidità del Karate Shito Ryu; di portare dalla Cina a Milano, per la prima volta in assoluto, i monaci Shaolin e ricordo ancora come trafugai dalle rotaie di una linea tramviaria il blocco di pietra che uno di loro avrebbe spezzato in occasione della pubblica esibizione; di conoscere di persona, tentando una impossibile mediazione, i maestri di Judo Tadashi Koike e Cesare Barioli, l’uno sostenitore del Judo sportivo e l’altro del Judo Tradizionale, educativo; di organizzare momenti di pratica e lunghe discussioni con Mario Bottoni, ortodosso Maestro di Kendo, messo ai margini da chi fomentava il Kendo in versione sportiva; di contattare ed organizzare incontri ed allenamenti con i due Maestri più importanti del nascente movimento “Contact”, il Karate dove i colpi vengono portati a contatto, ovvero Falsoni e Bellettini, in rapporti non proprio amichevoli tra di loro, e poi con loro allievi prestigiosi e titolati come Jean Marc Tonus, Isidoro La Spina, Federico Milani.

Sono solo alcuni gli episodi, le situazioni, che mi attraversano ora la memoria; so che, se indugiassi dentro questo pigro mattino abitato da una pioggia incessante, altri salirebbero in superficie.

Preferisco, però, lasciarmi andare a pensieri sparsi, pensieri anche disordinati, su dove stia ora, dopo quasi cinquant’anni di pratica attraverso diverse Arti e sport, asiatici quanto “occidentali”, antichi quanto moderni, contemporanei, la qualità del mio essere corpo, essere corpo in movimento.

Come molti, forse tutti, iniziai a praticare subendo che venissero stabiliti in partenza dei limiti strutturali e concettuali entro cui definire (imprigionare?) i principi del movimento, accettando che un “nome” definisse una costruzione tutto sommato limitata e tendenzialmente immutabile nel tempo.

Direzione prona alla corrente ancora predominante, in cui corpo e movimento sono vissuti come Korper, corpo oggetto, dunque merce e prodotto, e non area di scoperta e sperimentazione di corpo Leib, corpo abitato, corpo vissuto, (3) e movimento studiato nelle sue diverse possibilità e libertà di espressione.  

Tante tecniche, tanti esercizi (nelle varie Arti Marziali come nelle discipline di fitness che sempre più rapidamente cambiano di nome ad ogni cambio di moda) che, di fatto, rappresentano solo versioni parzialmente difformi degli stessi movimenti.

Negli anni, nei decenni, nella pratica marziale passo dalla ricerca dell’Arte che sia la più completa ed efficace, praticando continuativamente o saltuariamente diverse Arti, al ritenere di superare le deficienze che scopro dell’una o dell’altra mischiandole tra di loro, fino a comprendere che la soluzione non sta nella mistura di tecniche e gesti ma nel movimento inteso come linfa del movimento stesso, come pratica corporea esperienziale e consapevole.

Negli anni, nei decenni, imparo a fare del movimento, senza limiti e confini, un mio personale linguaggio, sostanziato sì nelle pratiche marziali, di combattimento, e in quelle energetiche di matrice taoista, ma aperto, fecondato, da domande e proposte di movimento e generi altri. (4)

Così, come “Spirito Ribelle”, da alcuni anni propongo un habitat di cultura pratica, somatica, gestuale, in cui ognuno, forte delle sue caratteristiche, della sua personale storia fisicoemotiva, intraprenda il cammino per scoprire quale sia la miglior versione di se stesso e lo faccia attraverso il movimento perché noi siamo quello che agiamo e come lo agiamo, incontrandosi e anche scontrandosi di corpo, nel solco del combattimento quale modalità di formazione ad ogni tipo di scontro che il quotidiano ci ponga davanti o addirittura ci imponga.

Allora, pur consapevole che “la mappa non è il territorio”, basta un’occhiata a come uno si siede o si alza dalla seggiola, a come sta in piedi, a come avvia il primo passo, a come cambia direzione nello spazio, a come respira quando sorpreso da mutamenti inaspettati, per capirne la qualità del suo essere corpo, essere corpo in movimento, la qualità del suo studiare e praticare di corpo in movimento.

 

1.    1.  Erano quelli anni in cui era considerato disdicevole, irrispettoso, praticare con altri che non fosse il tuo ed unico Maestro. Ogni azione in tal senso era sanzionata con la messa alla porta dal Dojo, sovente preceduta da un pestaggio punitivo. Fu solo il mio carattere per così dire avventato e, soprattutto, il mio ruolo dirigenziale nell’ambiente, che mi consentì di avvicinare, praticando anche, Maestri diversi e di diverse Arti.

2.     2Si deve a GS Bertoletti la creazione e la ripetizione negli anni di un evento, “Pasqua del Budo”, che offriva, in una unica lunga serata, esibizioni di Maestri ed Arti provenienti prima da tutta Italia e poi dal mondo intero. Occasione incredibile per vedere, apprezzando o meno, Maestri più o meno famosi ed Arti di cui capitava di avere letto o sentito dire senza mai averle potuto osservare in azione. Non erano ancora gli anni di you tube o dei social!!

3.    3.  Ne hanno scritto, tra gli altri e per restare all’interno del nostro alveo culturale d’Occidente, Schopenhauer, Husserl, Merleau Ponty, Fuchs, Dagognet, Carbone, Galimberti, Borgna.

4.    4.  Ho praticato, saltuariamente o continuativamente, Trager, Feldenkrais, Expression Primitive, Danza sensibile. Da alcuni anni pratico Body Mind Centering, Danza Terapia, Laban Movement Analysis.