Selvatico il paesaggio che mi
si sgrana davanti agli occhi, come selvatico forte, l’odore che mi penetra le
narici. Il vento, maestrale, soffia sempre, a volte cadenzando toni decisi,
altre limitandosi a farsi presente.
E’ la Sardegna, il sud di questa isola antica.
Conflitti e cospirazioni avviano la danza di colori, odori e suoni.
Scendiamo in grotte lì da oltre
530 milioni di anni; pedaliamo lungo tratti di mare e saline abitati da
eleganti fenicotteri, ci attraversa il sentiero un airone bianco: sarà lui
l’airone descritto da Derek Walcott nell’omonima poesia? (1) Lungo
un’oasi protetta incontriamo diverse specie di alberi e cespugli, fino al
ricovero di un paio di tartarughe assistite e curate fino a quando potranno
riprendere il mare.
Montagne, colline, prati, arbusti, a distendersi ed
ammucchiarsi negli spazi interrotti in una sorta di gregge vegetale sempre
fermo, sempre immobile se non fosse per l’oscillare che il vento impone.
Ogni pausa è cielo azzurro in cui perdersi. Osho invitava a
meditare sul cielo, che è semplice e pura luce accesa da un sole magnifico. Lo
guardo e mi ci perdo dentro. Ogni tramonto il cielo si incendia, arancione e
rosso violaceo, anticipando il nero della notte.
All’ombra di grossi alberi
guardiani, sotto le mura di cinta di un castello che ha conosciuto fasti e
guerre, danzo di Taiki Ken, respiri profondi. Rumori a me
consueti di colpi e spostamenti ritmano la mia formazione marziale.
Ora siamo rintanati nella minuscola isola di san Pietro, a
Carloforte, dove scopro di migrazioni tra Liguria, Tabarka in Tunisia ed
approdo in terra sarda che diedero origine a chi ora abita l’isola, particolare
ed unica nel loro dialetto e nella loro cultura; scopro di un giovane Napoleone
costretto alla ritirata, del sostegno alle navi dell’ammiraglio Nelson, dall’adulterio
di una carlofortina preludio all’invasione dell’isola da parte di navi
tunisine, dei moti rivoluzionari capeggiati da Filippo Buonarroti e delle prime
lotte di stampo socialista: un’sola così minuscola quanta storia ha foraggiato,
di quante passioni si è nutrita!!
C’è anche il mare, immenso,
colori e profondità. Gole e insenature come se il mare frastagliandosi e
scomponendosi scoprisse un altro mare ed un altro ancora, ma poi l’occhio umano
ne vede l’immensità, unico e variegato colore disteso sulla tela della Natura.
Necessità di mediazione con i gusti di Monica mi portano
alcune volte in spiaggia. Una più bella dell’altra, scogli e sabbia fine a
toccarsi languidamente con le onde birichine. Monica mi grazia, così sono poche,
pochissime, le occasioni di vita di spiaggia, vita che io aborro. Mi tengo,
invece, stretti i silenzi che immergono le case nell’ovatta; i canali che
lambiscono le stradicciole; le cene di pesce al ristorante quanto il mangiare
semplice semplice e straordinario: pane, formaggio e salumi, in locali
dimenticati su anonime strade; le mostruosità fantastiche che la roccia
scolpisce spontaneamente e quelle che l’uomo crea incontrandola.
Selvatica, questa parte della Sardegna. Emozioni indimenticabili.
1. https://www.crocettieditore.it/archivio/archivio-storico-poesie/poesia-del-16-04-2010/