Questa bilancia vede l’uno o l’altro piatto farsi
preponderante a seconda del periodo storico (quadro generale, lo sfondo) e di
come in esso si ponga l’individuo stesso (figura emergente).
Questa forbice è presente anche nell’individuo, che ha in
sé tanto risorse ed energia interiore che lo indirizzano verso il piacere, il
benessere, l’evoluzione, la realizzazione di sé, quanto paure ed incertezze che
lo piegano sul versante del pessimismo, dell’immobilismo.
Le stesse relazioni con gli altri sono fonte di sostegno e
piacere quanto attività tortuose e portatrici di malessere e queste opposte
caratteristiche, a volte, sono intrinsecamente legate nella medesima relazione.
La pratica delle Arti
Marziali, di contatto, quando fatta correttamente e coerentemente
con i suoi principi (1), aiuta l’individuo a cogliere “quello” che c’è e
“come” c’è nella sua vita: Quello che si presenta come piacevole e funzionale
ai suoi desideri e quello che si presenta come ostacolo e minaccia alla loro
realizzazione.
Il lavoro in coppia, le pratiche di formazione al
combattimento quali i giochi di pressione e rilascio, di scambio delle mani, di
combattimento sensibile, sia nella versione antica di Tai Chi Chuan,
Kali, Taiki Ken, Wing Chun, sia in versioni moderne
proprie dello Yoseikan Budo, (2) sono un utile e proficuo
strumento per districarsi in questo nodo apparentemente irrisolvibile se non
con un taglio.
In particolare, questi giochi di coppia mostrano all’individuo come
le stesse difficoltà, le minacce, gli ostacoli, le
“resistenze”, possano essere autentiche risorse sulla strada della
realizzazione. (3)
Proprio così: Ciò che gli appare oscuro, minaccioso, ciò che si frappone alla realizzazione, è un’occasione, un’energia inascoltata, disattesa, capace di evolversi in sostegno, in slancio verso la realizzazione medesima.
La pratica in coppia, che è
ascolto di sé quanto di chi, in quel momento, gli si oppone, aiuta a comprendere
e valorizzare chi egli è, come è, come agisce e si relaziona nella propria vita
anche in rapporto a ciò che la vita gli para davanti
Coltivare “quello che c’è” e “come c’è”, significa prenderne contatto, sentirlo, riconoscerlo, accoglierlo e dargli un valore, un significato di senso: Ciò diviene fonte di nutrimento per sé e per la propria maturazione adulta.
La stessa opposizione del compagno di giochi, di esercizi,
quanto più potente, più pressante, non solo gli rivela i suoi punti di forza e
quelli di debolezza, ma anche gli mostra, nella sua forza didattica di spinta
alla risoluzione della crisi, della difficoltà, l’importanza della comunione
delle reciproche risorse e scarsità per stare bene, stare meglio.
Quando poi riflettiamo, con il
pensiero taoista, sulla relazione indissolubile tra micro e macro cosmo,
sull’armonia degli opposti o, per dirla con Karl Gustav Jung, su come tutti gli
eventi collettivi non siano altro che rappresentazioni delle energie psichiche
presenti negli individui (5), comprendiamo come, nel nostro piccolo, riconoscere
ed affrontare i nostri malesseri, la nostra parte Ombra, è importante
contributo al superamento di crisi e malesseri della vita collettiva in tutto
il mondo.
Poteri Potenti in
ciascuno di noi, perché siano Poteri Potenti per un mondo (forse)
migliore.
“Non ci sono competizioni nell’Arte
della Guerra. Un vero guerriero è invincibile perché non compete contro nulla.
Vincere significa sconfigger la mente conflittuale che si annida dentro di noi”
(Morihei Ueshiba, fondatore dell’Aikido).
. 2"il “randori d’entrade”, dove vince solo chi meglio collabora con l’altro,
meglio scambia risorse e scarsità, meglio ascolta le proposte lottatorie
dell'altro ed esprimere liberamente le proprie” (T. Santambrogio ibidem
27.05.2013)
3. 3. “A
differenza delle terapie corporee che tentano di vincere la resistenza e le difese,
l'approccio della Gestalt mira ad integrare le parti del sé, piuttosto che a
far sì che una parte domini sull'altra” (James K. Kepner, psicologo)
4. 4. “Ragionando in questo modo possiamo formulare la seguente proposizione: se il Bujiutsu è l’arte della massima efficacia nell’uso dell’energia al fine dell’attacco – difesa, quella sua parte che persegue il miglioramento fisico prenderà il nome di ‘educazione fisica’, mentre l’altra che mira al perfezionamento della mente e della virtù si chiamerà ‘educazione mentale e morale’
” (Jigoro Kano, fondatore del Judo. Marzo 1926)