Provare da noi
Sul prossimo numero di SHIRO ( disponibile in cartaceo già nei prossimi giorni e, a metà Settembre, pure in versione “informatica” qui sul blog – un grazie enorme ad Angelica e a Gilda ! -) troverete un paio di pagine in cui, in forma ben argomentata, scrivo di noi, del nostro modo di praticare. Scrivo citando come esempio il nostro “riscaldamento” e le sue varie fasi, così diverso dal perché e dal come delle altre Scuole, palestre & co. di Arti Marziali.
Scrivo, tra l’altro, con l’intento di catturare l’attenzione nei nuovi lettori, ovvero chi si presenterà alla porta del Dojo per chiedere informazioni, perché gradiscano provare, fare qualche sera di “viaggio marziale” insieme a noi. Poi, decideranno se continuare il percorso insieme o tentare altre strade.
Da giorni, però, una vocina insistente, dentro di me, mi propone un modo più diretto, più “brutale”, meno diplomatico e meno profondamente argomentato per mostrare chi e come siamo, per mostrare il senso di quel e come pratichiamo.
E allora, chiedendo perdono per la mia franchezza…
A. Cerchi di vincere una coppa ? Vuoi fare dello sport ?
Io, noi, non facciamo per te.
Lo sport non mi interessa. La pratica ginnicosportiva, soprattutto agonistica, la trovo noiosa, deleteria per la struttura fisica dell’individuo e deludente /deleteria / ammorbante per l’individuo unità psicofisica. (1)
Insomma, non propongo attività sportiva e, in ogni dove, troverai decine di insegnanti che la amano, la insegnano e, nel loro campo, sono ben meglio di me. (1A)
B. Ti interessa imparare uno stile ? Ti interessa imparare un’Arte Marziale ?
Io, noi, non facciamo per te.
Non esiste (e posso dimostrarlo) un’Arte o una stile “tradizionale”, se per esso si intende immutato nel tempo e negli insegnamenti.
Mi fa sorridere immagine un milanese o un napoletano, impiegato, operaio, studente, fidanzato con Clara o Assunta o Samantah (!!!), che riprende con la telecamerina Sony o Samsung il figlio Nando o Tommaso o Nicolò sguazzare nel mare di Rimini o della Sardegna, che addenta di gusto spaghetti, costata alla fiorentina o cozze, che guida una FIAT o una Volvo, che timbra il cartellino in azienda, guarda in TV il telegiornale o X Factor, si veste alla Decathlon o alla Oviesse, ecc ( andate a vedere ,se non l’avete visto, quel capolavoro che è “Un americano a Roma” con Alberto Sordi ) tutto convinto di essere un samurai, un “guerriero”, perché va in palestra due o tre sere alla settimana a ripetere gesti, ad “imparare” questa o quella Arte Marziale.
Non è imitando, copiando, addestrando un “corpo macchina” e insieme filosofeggiando intellettualmente che si crea quella composizione di gesti e movenze atti a svelare cosa si muove interiormente, a creare nuovi significati. Si resta nell’apparire, mai nell’essere. (2)
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Ce ne qu'un debut ... |
C. Sei preoccupato di subire un’aggressione ? Vuoi imparare a difenderti ?
Io, noi, non facciamo per te.
Perché qui allo Z.N.K.R., da subito, capisci che questa è una tua paura. Paura sulla quale io, a differenza di simil marines, di istruttori (veri o presunti…) dell’esercito, di profeti del Krav Maga o del Systema o di quant’altro inventato ad hoc ( ah, il business !!), non intendo lucrare né approfittare.
Fino ad oggi, quante volte sei stato aggredito ? (aggredito realmente, brutalmente, a scopo distruttivo, non scrivo di kazzeggio giovanil-superomistico !) (3)
Se invece, ti interessasse crescere, capire chi sei veramente, divenire individuo adulto autodiretto, imparare a stare nei disordini e nella violenza dei conflitti ( tutti i conflitti, quelli relazionali quotidiani come quelli da “strada”), tenere alta la testa, costruire una tua personale visione delle cose e saperla confrontare apertamente con gli altri, vivere coraggiosamente ogni momento presente, allora qui allo Z.N.K.R., tra botte, sudore, fatica del corpo a corpo, emozioni struggenti buttate nella mischia, poi riuscirci.
Qui sei nel posto giusto, con le persone giuste.
(1) Giorni or sono, mi è stato chiesto un parere su un video dove alcuni praticanti, indossando protezioni varie, si scambiavano energiche “ mazzate” di bastone in rattan. Video intervallato da foto machiste di un paio di energumeni ripresi in pose truculente ed espressioni da duro del cinema.
In sintonia con il clima “diretto” ma scherzoso di questo mio scritto, commento così:
A vent’anni ( di anagrafe e di testa) questo e quant’altro ci sta, eccome. Sbronzarsi a rischio pronto soccorso per un amore perduto, gareggiare in moto sull’autostrada a 180, “prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po’ scortese sapendo che quel che conta non sono le offese” come cantava il poeta, ed altro ancora.
A quaranta di anagrafe, magari pure tenendo famiglia, farlo, agognarlo, invidiare chi lo fa mi induce a dubitare della corrispondenza tra età anagrafica ed età “di crescita” ( a meno che non lo si faccia di professione, per “la pagnotta”, s’intende). Mi fa pensare a qualche mancanza nel proprio percorso di adulto, mancanza di riti che segnino il passaggio all’adultità, come di un’adolescenza / gioventù spesa poco, spesa “per benino”.
Guardo il video e penso: Dove sono i “membri maschili” in erezione ? Quando c’è la parte a chi ce l’ha più grosso ? E la gara a chi piscia più lontano ? Tutto OK, ovviamente, se e quando lo fanno ventenni, trentenni, col testosterone giustamente a mille. Nulla da eccepire.
E penso pure a quel saggio del conte Uguccione, che calcio o kali è lo stesso ….ma, è pur vero, io venti, trenta, quarant’ anni, non li ho più da un pezzo.
(1A) d- “Che cosa le ha dato il Judo in termini di autostima e sicurezza ?”
r- “Mi ha educata, mi ha insegnato il rispetto verso gli altri, mi ha insegnato ad aspettare il mio turno per agire. Molto dipende dal carattere, io sono riservata e un po’ insicura nella vita ma sul tatami trovo la determinazione necessaria”.
Praticare uno sport agonistico ad alto livello, dunque ore ed ore ogni giorno, e non essere in grado di trasferirne i pregi al tuo carattere, al tuo vivere quotidiano ? Uno che lo fa a fare ? E c’è da crederle, trattandosi di Giulia Quintavalle, oro a Pechino e testimonial di “Difesa in rosa”, ovvero il Judo come difesa personale per le donne (non c’è limite all’ignoranza o impudenza che sia !) e di una intervista fatta ai giorni nostri (Famiglia Cristiana, 4 Settembre 2011)
(2) Ottimo il forum “Forumartimarziali.com”, sezione “Armi Bianche” per trovare un folto popolo di “americani”, pardòn, “giapponesi a Roma”. Ma anche in altre sezioni, non si scherza.
Poi, se Tizio intende collezionare gesti e forme, reificare movenze, collezionare reperti museali, ben venga. Ma ciò, di per sé, non significa nulla in termini di simboli. Nulla in termini di agire che si relaziona all’esperienza interiore, ad intrecciare corpo, immaginazione ed emozioni. Nulla in termini di posture ed andamento, ovvero modo di portare la propria storia personale intessuta di sentimenti in relazione con il fare simbolico delle Arti Marziali.
(3) Personalmente, ricordo il combattere, l’aggredire ed essere aggredito, come un folle turbinio di paura e incontrollata pulsione a spaccare, infilzare, uccidere. Ricordi che associo ad aggettivi come sporco, scuro, schifoso, maleodorante e, purtroppo, a tratti inebriante. Sono passati alcuni decenni dai miei anni violenti, ma il ricordo “emotivo” mi è ancora accanto. E sono pure convinto, ahimè (ahivoi) che per imparare a difendersi, bisogna saper attaccare, aggredire, sentire dentro la pelle il malsano odore del prevaricare, la malsana gioia del sottomere con la forza. I miei allievi che mi hanno fatto da assistenti ai corsi di DP al femminile, credo avrebbero qualcosa da confessare …..
Chi crede al combattimento come una roba “pulita”, chi crede ciecamente ai corsi ed ai professori della DP, chi crede alle tecniche di DP, chi pompa il fisico perché così saprà difendersi, dia una bella lettura a “On Combat” di D. Grossman.
“Napoleone diceva che in guerra ‘il morale sta al fisico come 3 a 1’” (ibidem).
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Strapotere fisico con i kettlebel |