domenica 24 dicembre 2023

Buon 2024

 

“Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica”

(Gregory Bateson)





mercoledì 20 dicembre 2023

La passione dell’Arte

Una passione che si nutre di corpo e corporeità, di gesti e movimento nello spazio. Tutto questo a solo, in coppia, in gruppo, ovvero, in questo ultimi due casi, confrontandosi, incontrando e scontrando il corpo, la corporeità dell’altro, dunque avventurandosi sul terreno del corpo a corpo.

Una pratica che scopre l’ineccepibile verità del corpo e della corporeità come strumento fondamentale attraverso cui l’esistenza dispiega le proprie possibilità in relazione a sé stessi e all’ambiente in cui viviamo. Come ho scritto più volte, ogni postura, ogni gesto mostra il nostro personale modo di stare al mondo, il nostro personale modo di relazionarci con le diverse sfumature che ci compongono quanto con la personalità e il carattere di chi ci sta accanto nel lavoro, a scuola, in famiglia, in tutte le relazioni sociali.

D’altronde

 il corpo è il luogo ove si realizza ogni tipo di apprendimento,

ogni tipo di comunicazione.

Ancora impera, è senso comune, il pensiero cartesiano mente – corpo (siamo ancor in pochi a leggere il vivere come corpo – mondo) e lo si nota nell’uso di massa del corpo Korper, oggetto da plasmare e modificare a piacimento e non corpo Leib, corpo vissuto, corpo abitato; uso di massa non solo nelle pratiche ginniche, sportive e, ahimè, marziali, ma anche in quella che è chiamata “vetrinizzazione” (1) dell’individuo e di cui ho già scritto in altri post.

Piano piano, però, si va facendo strada il “Sento dunque sono” (V. Bizzari, filosofa, si occupa di disordini dell’intersoggettività, combinando fenomenologia e psicopatologia.) o ancora “Pensare in termini di movimento” (R. Laban), “Noi siamo emozioni in movimento” (T. Santambrogio): Io sono questo corpo, essere fisicoemotivo, che ha imparato dalla propria personale storia a tenere un certo stile relazionale verso se stesso e verso gli altri. (2)

Conoscere, migliorare, mutare, questo nostro personale modo di stare al mondo è possibile lavorando a partire e con il nostro essere corpo.

Qualsiasi altra strada che sia logocentrica è destinata a fallire. A parte che anche ogni intervento logocentrico, mentale, in realtà non prescinde MAI dal corpo, con l’aggravante che, pur investendo il sé corpo, non ne è consapevole: Usa il cervello, che è corpo, la lingua, che è corpo, le orecchie con l’udito che è corpo ecc.



E la pratica delle Arti Marziali?

Noi Spirito Ribelle sappiamo e proponiamo “la forza che si espande” (peng) e “la cedevolezza che attrae (lu) come espressione  del nostro personale sostegno, del nostro personale stare più o meno bene in una situazione critica di confronto e scontro; il cadere al suolo (ukemi), come disponibilità a lasciarsi andare accettando la momentanea perdita di controllo e il rovesciamento di ogni nostra abitudine e certezza quanto la capacità di ridurre il danno; la strategia difensiva mukae come capacità di assorbimento di ogni possibile intrusione per ridurne l’impatto e come momentanea perdita per poi guadagnare. Ogni nostro “fare” corporeo, marziale, è terreno di pratica e ricerca di sé, mai “tecnica” a sé stante.

Tutto il nostro fare marziale è volto a “aiutare a cambiare le strutture corporee cristallizzate o stereotipate in processi organismici attivi, e di facilitare l'integrazione della scissione del sé che vi è alla base. Così lo scopo non è quello di eliminare le strutture, ma di trasformarle nei processi che esse rappresentano, e di integrare nel sé ciò che è stato rinnegato o non assimilato” (J.K. Kepner “Body process – il lavoro con il corpo in psicoterapia”).

Ecco perché praticare Spirito Ribelle è fare della gestualità a solo e poi nel corpo a corpo autentica ed efficace pratica di difesa personale intesa non solo come capacità di reggere un’aggressione fisica, ma anche e soprattutto una Via (Do) verso la salute fisicoemotiva e lo stare bene, stare meglio, con se stessi e con gli altri in ogni ambito della nostra vita quotidiana.

Mica poco!!

1. Con “vetrinizzazione sociale” si intende un fenomeno sociale caratterizzato dalla spettacolarizzazione di sé stessi, della propria vita e di tutto ciò che è ad essa relativo.

2. Le stesse scienze cognitive stanno abbandonando l’idea del corpo come periferico per abbracciare, invece: “"Il paradigma della cognizione incorporata enfatizza il ruolo delle possibilità d’interazione con l’ambiente associate al possesso di sistemi percettivi e di abilità motorie. Ciò conduce i sostenitori di questa visione a sostenere che la definizione di processi come la percezione, il ragionamento e il linguaggio dipendono, da un punto di vista ontologico ed epistemico, da proprietà corporee collocabili al di là dei confini stabiliti dal sistema nervoso. Oltre a essere una tesi teorica, il paradigma della cognizione incorporata fa riferimento a numerose evidenze empiriche. Studi sperimentali mostrano il sussistere di una dipendenza tra il possesso di particolari abilità cognitive da parte di un agente e le caratteristiche morfologiche e dinamiche del suo corpo, suggerendo nuovi modi di concettualizzare ed esplorare la natura dei sistemi cognitivi."(Cit. S. Zipoli Caiani in https://www.pensierocritico.eu/intelligenza-incarnata.html)

 




martedì 12 dicembre 2023

Le ombre del cuore

Onryo, sono onryo, fantasmi capaci di abitare il mondo dei vivi in cerca di vendetta; sono ombre celate nel ventre del cuore. Come in ogni katana, l’impurità al posto giusto è invece una qualità. Solo così si forgia e poi si tempra l’acciaio tagliente, quello mordace, quello che trancia di netto.

Aprite le porte dell’immaginazione” ci esortava Micaela, la mia docente di Laban Movement Analisys. La sento parlare, la sento esprimersi e mi sembra me; un me femminile, certo più educato, meno volgare, meno carnale nelle sue espressioni, ma altrettanto esposto alle pulsioni, alle emozioni che danzano avvinghiate ad un corpo esperito, corpo abitato.

Sarà che, di questi tempi frivoli e corrotti, gli uomini non sanno più stare con gli oggetti, farne sinceri compagni di viaggio. “Le cose del cuore presuppongono un forte legame libidico” (Byung Chul Han “Le non cose”), ma chi ha mai voglia, ora, di stabilire legami con gli oggetti? Nemmeno con le persone!!

Quel “consumo senza uso” che si nutre di macroscopica proliferazione di oggetti la cui conseguenza è una crescente indifferenza nei loro confronti; quel diffuso narcisismo che porta ad ostentare, a “vetrinizzare” oggetti cose, e oggetti che sono corpo / persone.

Pratico di spada, tagliente, affilata, nel cuore della notte, solo in questa mia piccola dimora, musica blues di sottofondo, Kalì a dormire e sognare rumorosa nella cuccia. Monica via per giorni, Lupo via dal mattino rientrerà per mezzanotte.

Mi pare che ogni taglio, ogni falciata, rispecchi il vivere che è crocevia di abitudini e sorprese. Il vivere ha senso se ha sempre con sé l’aspettativa di una conferma quanto di un evento inaspettato. Così nei tagli e nelle falciate che sibilano per la stanza vuota, vive sempre un gioco di presenze ed assenze, un tessuto di fregi e sfregi.

Yakiire, la tempra dell’acciaio, ne è il cuore? Lo scorrere del tempo è il cuore del vivere? Compresso tra la consapevolezza che, a 72 anni, il tempo che resta è nettamente inferiore a quello che ho alle spalle, e la certezza che il tempo trascorso non ha dissipato equivoci e dubbi.

Sento che una via (che sia la Via?) di salvezza può essere vitalità ed erotismo, e mi chiedo se non sia la poesia il linguaggio per accedervi. Poesia di corpo, di respiro e cuore che batte. Poesia di parole trascinate sulle pagine. Poesia di emozioni e sentimenti.

L’erba non è piena di cose, è un filo, un filo che conquista il mondo con la sua semplicità” (F. Arminio “La cura dello sguardo”), e i tagli nel vuoto caldo, tra sofferte note di chitarra elettrica e luci opache ad accarezzare mobili antichi la cui storia è passata tra terre d’Asia, si fanno stanchi, flebili.

Depongo il katana, unico, forgiato da un Maestro a cui un incidente ha ormai da anni tolto la possibilità di replicare le sue opere. Sudo appena sotto il keikogi. Batte il cuore. Riposano, finalmente, i tormenti ed i fantasmi dell’anima.

Passione in ogni momento Spirito Ribelle, da solo o in gruppo, all’aperto, in Dojo o semplicemente a casa, a mani nude o a mano armata. “Passione Botte e Sorrisi”, così ci presentiamo. Avanti a chi abbia la voglia di condividere. Avanti.






 

 

martedì 5 dicembre 2023

L’araba fenice

Dalle ceneri dello ZNKR (1980 – 2017), nasce lo Spirito Ribelle


Da una Scuola che era:

Comunità come luogo fisico e luogo di cultura condivisa. Casa sempre aperta a tutti i praticanti (chiavi d’ingresso del locale a disposizione di tutti) e per tutte le esigenze e le occupazioni (non solo allenamenti a tutte le ore, ma anche luogo di riposo, di preparazione agli esami universitari, di rifugio notturno in situazioni delicate di famiglia, di intimità di coppia, di feste di compleanno, ecc.). Struttura articolata capace di proporsi ovunque, in autonomia o in collaborazione con Enti Pubblici, circoli culturali privati, università, federazioni sportive, ecc. e investendo campi diversi come: La pratica sportiva agonista (Karate, Yoseikan Budo e diversi sport da contatto). Il coinvolgimento di ragazzi ed adolescenti in difficoltà e grave difficoltà psichica o sociale come di adulti in difficoltà. Le più diverse espressioni artistiche ed artigianali (teatro, musica, sartoria, costruzione di maschere) condensate negli spettacoli autoprodotti di Teatro Marziale,

ad un minuscolo gruppo di “ribelli”.


Spirito Ribelle non ha sede fisica ma vive costantemente o quasi all’aperto. La scarsezza numerica dei praticanti impedisce, di fatto, iniziative fuori dal corso “Mani nude ed armi povere” e dai Seminari di Kenshindo.

La stanchezza fisica, ma forse di più quella emotiva, dei praticanti, rende fragile ed incerto anche solo ipotizzarne la durata nel tempo.

Siamo, ora, un delicato soffio di vento guerriero. Individui che portano lo sguardo a vedere cose che non si vedono, a narrare l'alfabeto del silenzio. A costruire, attraverso “Passione Botte e Sorrisi” un se corpo fisicoemotivo tanto coraggioso e audace quanto capace di lasciare che quel che va a guastarsi si guasti senza recriminazioni; tanto coraggioso ed audace da saper affrontare ogni ostacolo, da saper resistere ad ogni aggressione ma comprendendo anche quando è il momento di smettere di lottare perché lottare per sempre è, peccando di hybris, di tracotanza, porsi contro il naturale corso degli eventi.

Siamo Spirito Ribelle, un esiguo gruppo di appassionati ricercatori del corpo e del movimento, che fanno della forza delle emozioni la capacità di comprendere le esperienze proprie e altrui che nascono dalla vita interiore, di abitare vitalità ed erotismo, di vivere Poteri Potenti.