Danzamovimentoterapia
espressivo relazionale
Milano
19 e 20 Novembre 2021
La
vulcanica Michela, mia mentore e amica da oltre vent’anni, nonché capace
professionista a cui mi rivolgo per una “messa in bolla” quando violenze e
falsità della vita mi sballottolano qua e là, organizza un seminario con Vincenzo
Bellia. (1)
I suoi libri li scoprii dieci anni fa circa, divorandoli
letteralmente; la voglia di raggiungerlo nei suoi interventi dalla Sicilia a
Torino per studiare con lui, finì smorzata da una situazione economica non
florida.
Oggi, a Milano per la
presentazione del suo ultimo libro a cui, l’indomani, succede un seminario
pratico di
Danzamovimentoterapia
espressivo relazionale (2)
non manco né all’una né all’altro.
Al seminario siamo in
ventiquattro; al solito esorbitante la presenza femminile: si sa, il maschile
del sé corpo non sa nulla, se non farsi gli addominali a tartaruga, gonfiarsi i
bicipiti e, i più cool (!!), smaltarsi le unghie inanellando smorfie e mossette
alla Maneskin.
Il cuore ritma basso e tranquillo, colori di abbigliamenti
femminili, promesse di movimento ed emozioni.by S. Canetti
E' bizzarra questa sensazione che ho dentro e nemmeno sono
uno di quelli che ama nascondersi. Anzi.
Così, subito vengo inondato, travolto, da un’accoglienza
aperta, sincera, gentile. La musica, i corpi a disegnare traiettorie ed
incroci, mentre Vincenzo e la sua assistente, Barbara, conducono il gruppo, ci
accompagnano fuori e dentro il labirinto delle emozioni vissute, masticate,
scambiate.
Occhi che non si abbassano né fanno abbassare i miei, aperti
sorrisi che si dileguano nella bocca mentre il sudore affiora sulla pelle.
Emerge qui il ritratto senza trucchi né ritocchi dell'uomo che io sono, della
donna che ho davanti.
Ogni fanciulla diversa: quella che gioca accettando con
stupore e un filo di apprensione il mio incedere ingombrante, predatorio (beh,
quarantacinque anni di Arti Marziali preceduti da una adolescenza sul filo e
oltre la legalità sono me sempre e fino in fondo); quella, occhi chiari che non
so se di ghiaccio o di cielo, che regge il confronto, quasi mi sfida in un
gioco di predazione e fascinazione reciproca, uniti e separati da un sottile
filo di cotone; gli occhi scuri e sereni di una giovane ai primi mesi di gravidanza;
il corpo che scivola lieve di una rossa minuta e vivace. I pochi maschi, tre
oltre a me, che si muovono accanto, mi incontrano, senza alcuna stupida sfida,
senza alcun “celodurismo”.by H. Matisse
Vi sembra ovvio? A me no.
Comprendo il maschile fallocratico, il “celodurismo” che impregna ogni gruppo
di Arti Marziali che ho frequentato, e lo impregna spesso anche nelle
componenti femminili presenti; lo comprendo perché la cultura dominante lì è
sempre fatica, muscoli e forza, in una accezione del combattere peraltro monca,
sciocca, che ignora la forza del flessibile, del cedere, dello sferzare della
frusta e della sottigliezza letale di un tagliente affilato. (3)
Ma quando il volere emergere, la sfida continua,
l’esibizione orale o di corpo la incontro nei vari gruppi di pratiche motorie
“dolci”, la vedo sbattuta in faccia da fanciulle che si issano sulla cattedra
di pochi libri letti come fossero vangelo e su corpi tanto agili quanto
friabili e scadenti nel confliggere, prigionieri di una vitalità di facciata, o
incontro fanciulle distanti, quasi schifate alla sola ipotesi di essere
avvicinate da un corpo di maschio, beh, come posso non apprezzare, di più,
essere riconoscente verso tutte e tutti i partecipanti a questo seminario di
Danzaterapia?
in fotoservice.it/blog |
Le pene, i dolori non si cancellano, solo diventano
leggibili, persino apprezzabili nel diario del quotidiano di ognuno che non può
non essere Yin nello Yang, Yang nello Yin.
Non incontro alcuna paura nel cammino, so che occorre fare,
si può fare, ciò che si vuole nelle profondità delle emozioni e poi tutto andrà
bene: Sarà il dio di ognuno a guidarci.
Il commiato finale, Michela
sempre vivace, sempre entusiasta, Vincenzo, umile come sa e può essere solo chi
conosce di sé prima ancora che della materia, umile come ricordo pochi Maestri
e docenti incontrati in decine e decine di appuntamenti di corpo, che fossero
marziali, di combattimento o di pratiche “dolci”.
E’ proprio finita, e spero
davvero, al prossimo appuntamento, di incontrare ancora tanta calda ed aperta
accoglienza: in questi anni di separazione, in questa società di malaffare e
vanità, di ostentazione e falsità, percorsa da uomini e donne ladri e insinceri,
predoni e capricciosi, fa bene al cuore trascorrere così, insieme, una intera
giornata.
1. https://www.bellia-psicoterapia.it/chisono-studiodipsicoterapiaepsichiatria-catania
2, http://audiation-rivista.it/images/articoli/4/25_39.pdf
3. Che splendida eccezione noi, ai tempi dello ZNKR. Là
dove la porta, ed il cuore, era aperto a tutte e tutti, dove la pratica stessa
sapeva di incontro rispettoso della qualità, dell’energia di ognuno.