lunedì 14 marzo 2016

Le mani che ci sono


“Il corpo è la nostra autobiografia”
(F.Gelett Burgess)

 
Che vi aspettavate, nella foto di gruppo ? Facce truci e sguardi incazzati ? No, quelle espressioni da macho man, quell’aria che non so capire se è “Vi spacco tutti e tutto “ o “ Ho le emorroidi infiammate, cazzo !!” le lasciamo a maestri e maestroni, guru e professori che, ohibò, colti in preparazione di un’attività che loro piace fare ( almeno spero), non ne esprimono la gioia, il gusto ricco e pieno. No, costoro sanno solo mostrarsi truzzi incazzosi.
Noi, invece, ce la godiamo e ci divertiamo.

Sì, perché il valore di ogni pratica, anche e soprattutto marziale, sta in quanto ci spinge a vivere bene. Allora troviamo il coraggio e la capacità di affrontare lo scontro, le botte, la fatica, col sorriso negli occhi e nel cuore. Consapevoli che il tuo obiettivo non lo puoi trovare, lo hai da forgiare dentro di te. Consapevoli che tutto ciò che fai oggi, lavoro e relazioni familiari e … pratica marziale, ti sta plasmando giorno dopo giorno.

L’artista del Wing Chun Boxing lascia scorrere lungo la schiena, fino alle dita, la sua creatività guerriera.
Niente di nuovo per chi cerca la strada efficace ed efficiente; niente di nuovo per chi coltiva il coraggio delle domande prima che delle risposte; niente di nuovo per chi si tiene alla larga dalle bugie e dall’ipocrisia del business e del marketing; niente di nuovo per chi lotta con le proprie mani ed il proprio cuore sapendo che spingersi a  crescere, a migliorarsi, ad entrare sempre più a fondo, è l’essenza della felicità.

E certo, qui, non trovare foto di passi “a pinocchietto”, di gomiti innaturalmente strizzati sui fianchi, e nemmeno funambolici calci o spettacolari proiezioni al suolo.
Che il Wing Chun Boxing è pratica rispettosa della struttura corporea, fisico emotiva, di ognuno; è pratica frugale, essenziale e realistica; è pratica alla portati di tutti, per essere un’arte del combattimento, un’arte per sopravvivere: o a sopravvivere sono solo quelli giovani, atletici e con una beata mazza da fare tutto il giorno ?

Sono convinto che chi ti ritiene debole ti riempirà di scuse, chi ti porta rispetto, ti offrirà sfide audaci. La prima è riconoscere chi sei ed i dubbi ed i fallimenti  cui andrai incontro per migliorarti e cambiare. “L’eccellente fallisce più spesso del mediocre” (E. Greitens). Perché chi mira all’eccellenza non smette mai di mettersi alla prova, di testare le proprie capacità.
Così noi facciamo, lungo il nostro percorso Wing Chun Boxing, partendo da noi e non da gesti e stili imposti, codificati e sovente del tutto innaturali.

Per chi come me, e con me condivide questa strada marziale, non ha tempo da buttare né energie da sprecare, ecco scegliere questo mare grande di pelle e respiri e sudori che si accostano e si sovrappongono.
Anche oggi, Sabato 12 Marzo, qui al parco della Rotonda della Besana. Tra amici guerrieri.

 “Il fine qui non è la conoscenza, ma l’azione”
(Aristotele)

 
Un Grazie ad Elise per le bellissime fotografie

 



 

martedì 1 marzo 2016

Il passo dei lupi


“Non mi interessa tanto come stai, ma piuttosto chi vuoi essere”
(E. Greitens)

 

 

Siamo capaci di stare sotto pioggia e freddo e neve; sappiamo reggere il sole più rabbioso come le folate del vento impetuoso. L’abbiamo fatto tante e tante volte. Ma questa è la volta, l’occasione di ripercorrere, concentrati nell’arco di due giorni, il Kangeiko, il nostro 34° stage invernale, gli elementi essenziali  della nostra ennesima svolta marziale. Quella che ha irrorato di nuova linfa, nuova capacità, il nostro Kenpo Taiki Ken: sempre più agile, flessibile e straordinariamente potente.

Tra le mura della sala, fuori i boschi scuri e stropicciati delle colline, respirano e si guardano i lupi neroblu dello Z.N.K.R. Sono arrivati qui sospinti chi da mesi chi da decenni di pratica, di combattimenti. Li ha stanati la fame di sapere di più e meglio, di affilare denti acuminati e zampe poderose, di lucidare il pelo allo sguardo debole di chi ancora caccia nelle riserve e non nella foresta libera e selvaggia, di crescere nell’arte dell’agguato e della lotta senza quartiere, quella che ti grida addosso “vita o morte” “combatti o muori”.
Brucia la legna del sapere, tra le fiamme che si alzano e violentano schemi e movimenti stanchi, gesti di potere che ora incontrano un potere più forte. Tanto più forte.
Sono danze sottili e antiche: un bacino che si scopre oceano enorme di passioni e moti d’acqua impetuosi; una schiena che si fa vibrante schiocco di frusta; mani le cui dita si affilano come lame crudeli.
Le spirali del potere del lupo si evolvono in gesti di una forza gentile, danzano e promettono ciò che la preda può solo temere, ma che le sarà inevitabile.
Ogni volta che il lupo neroblu cede, tra flotti di resistenze e slanci di accettazione, al sapere che, lentamente, di lui si impossessa, gli entra nelle vene, turbandone cuore e respiro, cos’è che ho da pensare se non che il branco, questo branco, paura non ha ?
Non ha paura di lasciare per prendere, di raccogliere e trasformare, di sguainare i denti ai cambiamenti che la vita ci offre, altre volte ci impone.
Come agisci, influenza come ti senti. Se DAVVERO vuoi sentirti diverso, agisci diversamente.

La sera, arriva il momento dell’acciaio del katana, il momento dell’uccisione, il momento delle stuoie di paglia che si ergono sfacciate davanti ad ognuno di noi.
Ogni lupo di neroblu vestito impugna il suo katana; affronta, con la stuoia, i suoi personali demoni. Che pianga o che soffi rabbia e torbida violenza, quel che conta è la voce dentro, l’ululare alla notte della propria libertà ferita, del proprio essere potente che chiede, che pretende di scorrere libero nel corpo e fuori, negli sguardi scambiati e nelle relazioni scelte.
E’ doloroso, è faticoso, tra colpe riconosciute e falsità sottaciute, tra compromessi subiti e negoziazioni modeste, tra promesse fatte a se stessi e bugie raccontate allo specchio che ti sta davanti, conoscere di sé e cambiare la realtà, o, perlomeno, il nostro modo di guardarla quella realtà.
Intanto, comprendiamo, stuoia tranciata di netto in un soffio lieve o maldestramente spaccata tra schizzi di paglia bagnata, stuoia priva di vita che cade ai piedi del trespolo o penzoloni ancora aggrappata al suo irriverente fusto, che le storie degli altri, di ognuno degli altri, sono importanti quanto la nostra.
Cade la vanità, la maschera dell’arroganza, del bambino capriccioso che è sempre colpa degli altri, che gli altri sono sempre meno di te.
Ognuno di noi è nudo, per un attimo lungo come il sibilo del katana, falciata che si pretende mortale.
Qualcosa di ognuno dei lupi presenti si perde, qualcosa si dona ad un altro, l’altro qualcosa prende di uno di noi.

La mattina della Domenica ancora a correre di fauci e balzi nella sala che la luce del cielo grigio sfiora lievemente per poi abbracciarla tutta.
Tolte le protezioni, ora il viso si arrossa sotto “cinquine” che si stampano sonore su guance candide che candide non sono più, qualche labbro si increspa sotto nocche generose nell’accostarsi, un torace si piega subendo, un corpo cade al suolo.

E chiudiamo, con il mio abituale augurio che divertimento e passione si siano coniugati con l’imparare; che qualcosa in ognuno dei lupi neroblu, me compreso, sia rimasto “in saccoccia”: ognuno ne farà l’uso che meglio crede, dentro e fuori la pratica delle Arti Marziali, ognuno lo coltiverà come un bene prezioso o lo abbandonerà  per strada dedicandosi ad altro.
Ma, per tutti, questa resterà sempre un’esperienza indimenticabile, indimenticata nel corpo e nel cuore.
Un bel branco di lupi neroblu, e chissà quale alchimia, in questi due giorni, ci ho sorpresi perché il branco avesse un passo così leggero, così affiatato, ed una fame così condivisa.

A tavola, lupi combattenti ed accompagnatori sorridenti, ce la godiamo.
Avanti verso il prossimo appuntamento della Scuola !!

 

“L’allenatore serve a perfezionarti, a diventare più bravo in una certa attività: la corsa, il getto del peso, la boxe. Ma qual’e il punto ? il punto è che quando un allenatore ha fatto il suo dovere, con quello che hai imparato puoi fare quello che ti pare e piace. Hai imparato a correre e un giorno vai a rapinare un negozio. Hai imparato a fare a pugni e un giorno scendi in strada e prendi a pugni qualcuno. Non è quello che faccio io. Non sono un allenatore sportivo, ma un insegnante, ai miei pugili non insegno le nozioni di una disciplina, ma un modo di vivere”.
(Ariel ‘Earl’ Blair. Citato in “Non si abbandona mai la battaglia” di E. Greitens)

 34° Kangeiko. Febbraio 2016
presso Agriturismo "Il Palazzino" Maserno - Montese (MO)