“Non
mi interessa tanto come stai, ma piuttosto chi vuoi essere”
(E.
Greitens)
Siamo capaci di stare sotto pioggia e freddo e neve;
sappiamo reggere il sole più rabbioso come le folate del vento impetuoso.
L’abbiamo fatto tante e tante volte. Ma questa è la volta, l’occasione di
ripercorrere, concentrati nell’arco di due giorni, il Kangeiko, il nostro 34°
stage invernale, gli elementi essenziali
della nostra ennesima svolta marziale. Quella che ha irrorato di nuova
linfa, nuova capacità, il nostro Kenpo
Taiki Ken: sempre più agile, flessibile e straordinariamente potente.
Tra le mura della sala, fuori i boschi scuri e
stropicciati delle colline, respirano e si guardano i lupi neroblu dello
Z.N.K.R. Sono arrivati qui sospinti chi da mesi chi da decenni di pratica, di
combattimenti. Li ha stanati la fame di sapere di più e meglio, di affilare
denti acuminati e zampe poderose, di lucidare il pelo allo sguardo debole di
chi ancora caccia nelle riserve e non nella foresta libera e selvaggia, di
crescere nell’arte dell’agguato e della lotta senza quartiere, quella che ti
grida addosso “vita o morte” “combatti o muori”.
Brucia la legna del sapere, tra le fiamme che si alzano e
violentano schemi e movimenti stanchi, gesti di potere che ora incontrano un
potere più forte. Tanto più forte.
Sono danze sottili e antiche: un bacino che si scopre oceano
enorme di passioni e moti d’acqua impetuosi; una schiena che si fa vibrante
schiocco di frusta; mani le cui dita si affilano come lame crudeli.
Le spirali del potere del lupo si evolvono in gesti di
una forza gentile, danzano e promettono ciò che la preda può solo temere, ma
che le sarà inevitabile.
Ogni volta che il lupo neroblu cede, tra flotti di
resistenze e slanci di accettazione, al sapere che, lentamente, di lui si
impossessa, gli entra nelle vene, turbandone cuore e respiro, cos’è che ho da
pensare se non che il branco, questo branco, paura non ha ?
Non ha paura di lasciare per prendere, di raccogliere e
trasformare, di sguainare i denti ai cambiamenti che la vita ci offre, altre
volte ci impone.
Come agisci, influenza come ti senti. Se DAVVERO vuoi
sentirti diverso, agisci diversamente.
La sera, arriva il momento dell’acciaio del katana, il
momento dell’uccisione, il momento delle stuoie di paglia che si ergono
sfacciate davanti ad ognuno di noi.
Ogni lupo di neroblu vestito impugna il suo katana;
affronta, con la stuoia, i suoi personali demoni. Che pianga o che soffi rabbia
e torbida violenza, quel che conta è la voce dentro, l’ululare alla notte della
propria libertà ferita, del proprio essere potente che chiede, che pretende di
scorrere libero nel corpo e fuori, negli sguardi scambiati e nelle relazioni
scelte.
E’ doloroso, è faticoso, tra colpe riconosciute e falsità
sottaciute, tra compromessi subiti e negoziazioni modeste, tra promesse fatte a
se stessi e bugie raccontate allo specchio che ti sta davanti, conoscere di sé
e cambiare la realtà, o, perlomeno, il nostro modo di guardarla quella realtà.
Intanto, comprendiamo, stuoia tranciata di netto in un
soffio lieve o maldestramente spaccata tra schizzi di paglia bagnata, stuoia
priva di vita che cade ai piedi del trespolo o penzoloni ancora aggrappata al
suo irriverente fusto, che le storie
degli altri, di ognuno degli altri, sono importanti quanto la nostra.
Cade la vanità, la maschera dell’arroganza, del bambino
capriccioso che è sempre colpa degli altri, che gli altri sono sempre meno di
te.
Ognuno di noi è nudo, per un attimo lungo come il sibilo
del katana, falciata che si pretende mortale.
Qualcosa di ognuno dei lupi presenti si perde, qualcosa
si dona ad un altro, l’altro qualcosa prende di uno di noi.
La mattina della Domenica ancora a correre di fauci e
balzi nella sala che la luce del cielo grigio sfiora lievemente per poi
abbracciarla tutta.
Tolte le protezioni, ora il viso si arrossa sotto
“cinquine” che si stampano sonore su guance candide che candide non sono più,
qualche labbro si increspa sotto nocche generose nell’accostarsi, un torace si
piega subendo, un corpo cade al suolo.
E chiudiamo, con il mio abituale augurio che divertimento
e passione si siano coniugati con l’imparare; che qualcosa in ognuno dei lupi
neroblu, me compreso, sia rimasto “in saccoccia”: ognuno ne farà l’uso che
meglio crede, dentro e fuori la pratica delle Arti Marziali, ognuno lo
coltiverà come un bene prezioso o lo abbandonerà per strada dedicandosi ad altro.
Ma, per tutti, questa resterà sempre un’esperienza
indimenticabile, indimenticata nel corpo e nel cuore.
Un bel branco di lupi neroblu, e chissà quale alchimia,
in questi due giorni, ci ho sorpresi perché il branco avesse un passo così
leggero, così affiatato, ed una fame così condivisa.
A tavola, lupi combattenti ed accompagnatori sorridenti,
ce la godiamo.
Avanti verso il prossimo appuntamento della Scuola !!
“L’allenatore
serve a perfezionarti, a diventare più bravo in una certa attività: la corsa,
il getto del peso, la boxe. Ma qual’e il punto ? il punto è che quando un
allenatore ha fatto il suo dovere, con quello che hai imparato puoi fare quello
che ti pare e piace. Hai imparato a correre e un giorno vai a rapinare un
negozio. Hai imparato a fare a pugni e un giorno scendi in strada e prendi a
pugni qualcuno. Non è quello che faccio io. Non sono un allenatore sportivo, ma
un insegnante, ai miei pugili non insegno le nozioni di una disciplina, ma un
modo di vivere”.
(Ariel
‘Earl’ Blair. Citato in “Non si abbandona mai la battaglia” di E. Greitens)
34° Kangeiko. Febbraio 2016
presso Agriturismo "Il Palazzino" Maserno - Montese (MO)