martedì 21 dicembre 2021
giovedì 16 dicembre 2021
Se essere sinceri è ancora un valore
1980 Umanitaria - là dove tutto è cominciato |
Rumori di un linguaggio antico che sta a noi quattro
riprendere, dargli lo smalto che merita a costo di lacerare il mantello pesante
del tempo.
E’ la sera di Dicembre, quella
del Seminario di Kenshindo, spada sfoderata e sguardo di lupo.
Poi, terminata l’ordalia dell’acciaio affilato, tutti a
cena insieme.
Primi anni '80 - la Comm. Tecnica |
L’esorcismo macabro che imprigiona le folle, che accompagna
lo staccarsi delle foglie e l’accorciarsi delle ore, l’abbiamo chiuso fuori di
qui.
Questo è la sera del buon cibo e del buon vino. Questa è la
sera del buon essere e stare tra amici.
Ogni bicchiere è una risata, è un ricordo di lezioni,
stage, combattimenti, e quando smettiamo di nuovo ci ridiamo su.
2019 - Kenshindo, io e M° Valerio |
Semplice, come quando Donatella mi guarda e mi insegna a
non scordare gli errori fatti, per non ripeterli più, o almeno provarci.
Semplice come quando Giuseppe mi guarda e lo capisco, come
quando Valerio mi tende una mano.
1998 - Teatro Marziale |
Ferite inferte, ferite subite; ferite di bugie e
sotterfugi, di vigliaccate e angoli bui in cui consumare di nascosto quel che
non si ha il coraggio di dire, prima di tutto a se stessi.
Lo ZNKR come piccolo spazio che ripete e ripete e
ripete ancora i destini che ciascuno traccia fuori di lì, ogni giorno, nella
vita di ogni giorno.
Basta un ricordo: sulla neve di
Fuipiano o tra le colline di Bobbio; immersi fino alle cosce nella neve di
Montese o con le gambe nell’acqua di un mare ligure; infreddoliti a dormire
dentro un armadio ad Azzio o arrostiti al sole di una casa di campagna nel
veronese; sotto il cielo stellato del parco del Ticino o a ruzzolare tra l’erba
bagnata di una montagna sperduta; ad iniziare la pratica marziale a mezzanotte
per terminarla, otto ore ininterrotte, all’alba, a sfidarsi di lame affilate o
di pugni nudi.
Per iniziare tutto e ricordare tutto, o quasi tutto. Volti
e corpi, parole e gesti.
Basta un attimo, per perdersi e ritrovarsi.
2006 - amici ed allievi |
Partiti da lontano,
trentacinque anni insieme, insieme di ZNKR. E come di colpo svoltare,
chiudere e riaprire Spirito Ribelle.
Il colpo è stato duro, tra note
non sempre intonate, sapendo di non vincere niente, ancora a rincorrere le ore,
i giorni, i mesi e gli anni, ancora a scoprire sogni.
2006 - La Notte del Guerriero |
Sogni che proviamo a rendere reali, sogni sprecati dentro
mani aride e sogni impreziositi da mani accoglienti; sogni avvincenti di gesti
e sguardi ed emozioni, sogni a cozzare contro un mondo ostile, eppure sogni
nostri, di guerrieri audaci.
Per chi ancora sogna e lotta
per i suoi sogni; per chi ancora sogna e si offre, nudo e vero, ad accompagnare
i sogni degli altri.
20212 Nabi - Lez. aperta 2017 - ultima lezione ZNKR 2015 - stage invernale, M° Giuseppe 2017 - stage estivo, Donatella 2016 - festa e cena nuovi dan 2013- i miei 62 anni festeggiati, come sempre, in Dojo
lunedì 13 dicembre 2021
Il potere del cane
Alcuni anni or sono feci la conoscenza “ravvicinata” di due fratelli, ambedue uomini di potere: Il primo, platealmente arrogante, iroso, sfacciato nei modi; il secondo, tanto gentile ed educato nei modi, quanto altrettanto capace di far del male, di accaparrarsi posizioni di potere eliminando ogni ostacolo senza però darlo a vedere, subdolo ed educato, sempre.
MI chiedevo se, di fronte a loro, fosse preferibile vedere
la fregatura, l’arroganza del potere, affrontare /subire la prevaricazione
dichiarata o, invece, preferire essere fregati “in guanti bianchi”, con modi
educati, senza nemmeno accorgersene, quasi in modo indolore.
Il
potere del cane
Come non parteggiare per il secondo scansando la protervia
e i modi scorbutici del primo?
Eppure, sarà Peter, l’anima apparentemente candida, con gli
strumenti dell’inganno e della perfidia, ad avere la meglio.
Sarà che la pellicola, forse,
anticipa un cambiamento radicale: al macho tradizionale, esecrabile nei modi e
nella sua concezione delle relazioni, si va sostituendo il giovane “per bene”,
tendenzialmente asessuato e, se così fosse, il finale di questa avvincente
pellicola non lascia certo presagire un futuro migliore per noi tutti.
Sarà che lo sguardo di Peter sul bacio della mamma e del
suo nuovo compagno induce il dubbio che la sua sete assassina non sia finita.
Sarà che, in questi anni di caduta anche forzata della
figura maschile e di pretesa uniformità maschio e femmina (1), tramontata
la ricerca freudiana del padre come riferimento ai problemi adattivi
dell’individuo per lasciare spazio al complesso di Narciso, non si vada verso
un domani ormai prossimo in cui dover riprendere e adattare il complesso di Edipo (di
Elettra?) in funzione di figli ormai ben poco maschi, in una società efebica,
sessualmente “liquida”.
Chissà che la figura di Phil,
che tenta con Peter di ripetere il percorso di crescita da lui avuto con Bronco
Henry, mentore ed amico più grande, anche nei suoi aspetti più equivoci, forse
omosessuali, non ne esca in qualche modo riabilitata, almeno di fronte al
perfido sadismo ed alla sottile manipolazione del ragazzo.
Chissà che la figura di Rose, la madre di Peter, vista come
vittima ma anche dai tratti aggressivo – passivi (2), non paventi un
futuro prossimo di giovani ambigui “innamorati” della figura materna al punto
da eliminare qualsiasi uomo le si metta al fianco.
Chissà che, leggendo la pellicola, al tumulto ed alla danza
selvaggia delle emozioni e passioni ben visibili nel macho Phil, ovvero nella
doma dei cavalli, non si vada sostituendo, negli anni a venire, la loro
espressione latente, sotterranea ma non meno tossica, persino assassina, quella
che anima il giovane Peter e che nella pellicola vediamo manifestarsi nelle
prime automobili, il “meccanico” di contro all’”animalesco”; quel meccanico
che, col progresso, porterà all’alienazione dalla Natura e lo sfruttamento
indiscriminato, la dipendenza dal potere delle compagnie petrolifere,
l’inquinamento grave dell’aria. (3)
Per mio gusto, ho provato a
leggere nelle espressioni corporee dei vari attori la “mappa” che, certo “non è
il territorio”, ma che avrebbe potuto darmi qualche indicazione sui loro tratti
caratteriali, sulle difficoltà e storture di adattamento: l’incedere dell’uno,
l’uso delle mani e lo sguardo dell’altro, la postura, ecc. quasi a prevedere,
almeno in parte, lo sviluppo delle loro relazioni.
Perché, inutile negarlo, noi siamo corpo e il noi-corpo
ci rappresenta.
Il potere del cane.
Regia di Jane Campion
Visibile su Netflix
2. Il comportamento passivo aggressivo è un modo deliberato e
mascherato di esprimere sentimenti di rabbia nascosti. Nella pellicola, Rose occulta
una scarsa autostima offrendo un’immagine sicura di sé quale “capa” di
un’attività commerciale e madre consapevole, almeno fino all’incontro con la
mascolinità eccessiva ed aggressiva di Phil là dove, incapace di confrontarsi,
agisce in dipendenza affettiva e tentando un controllo manipolatorio su figlio
e nuovo marito.
trasformativo: passo
indispensabile è la presa di consapevolezza della propria rabbia,
individuandone credenze,
valori e introietti e imparando a rispettare la diversità dell’altro. La
rabbia non sparisce con la
repressione, ma può anzi divenire pericolosa per la
persona e gli altri.”
“Le persone spesso subiscono i
propri stati emozionali e questo a causa di un’insufficiente
esperienza che permetta loro
di imparare a riconoscerli ed esprimerli. Il risultato è un’inadeguata
gestione dei rapporti
interpersonali e la tendenza ad agire o ingoiare le emozioni, invece di farle
funzionare come ponte
comunicativo e relazionale. Per questo è necessario imparare a
maneggiarle in
modo da acquisire quelle capacità di contatto con se stessi e con gli altri,
che
favorisca una gestione
costruttiva” ( il “grassetto” è mio)
(https://www.igf-gestalt.it/wp-content/uploads/2014/03/TESI-SIMONA-TONTI.pdf)
martedì 23 novembre 2021
Una giornata di intense emozioni
Danzamovimentoterapia
espressivo relazionale
Milano
19 e 20 Novembre 2021
La
vulcanica Michela, mia mentore e amica da oltre vent’anni, nonché capace
professionista a cui mi rivolgo per una “messa in bolla” quando violenze e
falsità della vita mi sballottolano qua e là, organizza un seminario con Vincenzo
Bellia. (1)
I suoi libri li scoprii dieci anni fa circa, divorandoli
letteralmente; la voglia di raggiungerlo nei suoi interventi dalla Sicilia a
Torino per studiare con lui, finì smorzata da una situazione economica non
florida.
Oggi, a Milano per la
presentazione del suo ultimo libro a cui, l’indomani, succede un seminario
pratico di
Danzamovimentoterapia
espressivo relazionale (2)
non manco né all’una né all’altro.
Al seminario siamo in
ventiquattro; al solito esorbitante la presenza femminile: si sa, il maschile
del sé corpo non sa nulla, se non farsi gli addominali a tartaruga, gonfiarsi i
bicipiti e, i più cool (!!), smaltarsi le unghie inanellando smorfie e mossette
alla Maneskin.
Il cuore ritma basso e tranquillo, colori di abbigliamenti
femminili, promesse di movimento ed emozioni.by S. Canetti
E' bizzarra questa sensazione che ho dentro e nemmeno sono
uno di quelli che ama nascondersi. Anzi.
Così, subito vengo inondato, travolto, da un’accoglienza
aperta, sincera, gentile. La musica, i corpi a disegnare traiettorie ed
incroci, mentre Vincenzo e la sua assistente, Barbara, conducono il gruppo, ci
accompagnano fuori e dentro il labirinto delle emozioni vissute, masticate,
scambiate.
Occhi che non si abbassano né fanno abbassare i miei, aperti
sorrisi che si dileguano nella bocca mentre il sudore affiora sulla pelle.
Emerge qui il ritratto senza trucchi né ritocchi dell'uomo che io sono, della
donna che ho davanti.
Ogni fanciulla diversa: quella che gioca accettando con
stupore e un filo di apprensione il mio incedere ingombrante, predatorio (beh,
quarantacinque anni di Arti Marziali preceduti da una adolescenza sul filo e
oltre la legalità sono me sempre e fino in fondo); quella, occhi chiari che non
so se di ghiaccio o di cielo, che regge il confronto, quasi mi sfida in un
gioco di predazione e fascinazione reciproca, uniti e separati da un sottile
filo di cotone; gli occhi scuri e sereni di una giovane ai primi mesi di gravidanza;
il corpo che scivola lieve di una rossa minuta e vivace. I pochi maschi, tre
oltre a me, che si muovono accanto, mi incontrano, senza alcuna stupida sfida,
senza alcun “celodurismo”.by H. Matisse
Vi sembra ovvio? A me no.
Comprendo il maschile fallocratico, il “celodurismo” che impregna ogni gruppo
di Arti Marziali che ho frequentato, e lo impregna spesso anche nelle
componenti femminili presenti; lo comprendo perché la cultura dominante lì è
sempre fatica, muscoli e forza, in una accezione del combattere peraltro monca,
sciocca, che ignora la forza del flessibile, del cedere, dello sferzare della
frusta e della sottigliezza letale di un tagliente affilato. (3)
Ma quando il volere emergere, la sfida continua,
l’esibizione orale o di corpo la incontro nei vari gruppi di pratiche motorie
“dolci”, la vedo sbattuta in faccia da fanciulle che si issano sulla cattedra
di pochi libri letti come fossero vangelo e su corpi tanto agili quanto
friabili e scadenti nel confliggere, prigionieri di una vitalità di facciata, o
incontro fanciulle distanti, quasi schifate alla sola ipotesi di essere
avvicinate da un corpo di maschio, beh, come posso non apprezzare, di più,
essere riconoscente verso tutte e tutti i partecipanti a questo seminario di
Danzaterapia?
in fotoservice.it/blog |
Le pene, i dolori non si cancellano, solo diventano
leggibili, persino apprezzabili nel diario del quotidiano di ognuno che non può
non essere Yin nello Yang, Yang nello Yin.
Non incontro alcuna paura nel cammino, so che occorre fare,
si può fare, ciò che si vuole nelle profondità delle emozioni e poi tutto andrà
bene: Sarà il dio di ognuno a guidarci.
Il commiato finale, Michela
sempre vivace, sempre entusiasta, Vincenzo, umile come sa e può essere solo chi
conosce di sé prima ancora che della materia, umile come ricordo pochi Maestri
e docenti incontrati in decine e decine di appuntamenti di corpo, che fossero
marziali, di combattimento o di pratiche “dolci”.
E’ proprio finita, e spero
davvero, al prossimo appuntamento, di incontrare ancora tanta calda ed aperta
accoglienza: in questi anni di separazione, in questa società di malaffare e
vanità, di ostentazione e falsità, percorsa da uomini e donne ladri e insinceri,
predoni e capricciosi, fa bene al cuore trascorrere così, insieme, una intera
giornata.
1. https://www.bellia-psicoterapia.it/chisono-studiodipsicoterapiaepsichiatria-catania
2, http://audiation-rivista.it/images/articoli/4/25_39.pdf
3. Che splendida eccezione noi, ai tempi dello ZNKR. Là
dove la porta, ed il cuore, era aperto a tutte e tutti, dove la pratica stessa
sapeva di incontro rispettoso della qualità, dell’energia di ognuno.
lunedì 15 novembre 2021
Un tramonto rosso di passione, rosso di sangue
Ti ha portata Settembre. Io, un
caro amico d’Ombra e mio figlio Lupo, ai margini di un bosco tra spari di
pistole alla ricerca di un effimero successo: una gara, ogni gara, è solo un
gioco che si ubriaca nel delirio autentico della vita dove o vivi o muori, non
giochi mai.
Quanti anni durerà la
dolceamara narrazione di due sguardi, di due mani, di un lucido tagliente
acciaio? Che io sono solo il testimone di una narrazione che viene da un luogo
lontano, da un secolo lontano; non sono, non posso essere, il padrone, solo il
testimone.
Se io calpestassi una saga tutta scritta, direi che questo
tempo che ci attraversa ci appartiene da sempre. Ma non sono che un uomo, un
testimone, tra mille e centomila, e tu non sei che una femmina incontrata a Settembre,
so che un mese e un taglio dona e un altro ci deruba.
Ogni uomo che si fa guerriero arriva da inferni lontani, terrificanti, e lungo questa strada di passione e di sangue non sa mai se sorridere o gridare.
La pratica di Kenshindo, “La Via dello spirito
della spada” si strugge nei suoi orgasmi, diffonde semi di morte perché
il miracolo della vita affiori a galla, si espanda, sia persino prepotente.
Il dubbio, nell’orgia dei
diritti individuali, della vetrinizzazione (1), delle unghie pittate e
degli ammiccamenti ambigui, delle fragilità costruire ad arte e in quelle che
puzzano di marcio; il dubbio, tra la bulimia di sessuologie di consumo e sesso
virtuale (che rischiare di corpo è troppo per queste e questi codardi), tra il
godimento che si consuma e il godimento che si abbandona; il dubbio, davanti ai
diktat governativi che limitano ogni dissenso, alle furfanterie di politici
asserviti alla finanza; il dubbio, stritolati da un potere di repressione e di
controllo sociale che offre però un uso smodato e viscido di ogni piacere; il
dubbio è che non meritiamo più niente, che ai nostri figli e nipoti non
doneremo più niente se non carne morta e individualità pulsionali asservite al
dio del consumo.
La certezza è che i tagli, i
fendenti che vado menando certo non mi servono a niente, ma io li tengo
comunque che non si sa mai, li tengo comunque perché solo tagliando dentro di
me, tramonto rosso di passione, rosso di sangue, posso capire e mostrare il mio
essere diverso, essere contro, il mio essere guerriero di pace e di buon futuro
in questo mondo di prepotenti e delinquenti, di servi ed ignavi. E questo
essere guerriero lo posso offrire a chiunque voglia camminare al mio fianco.
“Meglio regnare all’inferno che servire in paradiso” (J. Milton)
1. “Il processo di progressiva
spettacolarizzazione e valorizzazione che negli ultimi due secoli ha investito
i principali ambiti delle società occidentali: gli affetti, la sessualità, il
corpo, l'attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli
spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte” (https://www.bollatiboringhieri.it/libri/vanni-codeluppi-la-vetrinizzazione-sociale-9788833917412/)
mercoledì 3 novembre 2021
Perché stiamo così bene
“In definitiva il Tai Chi è molto di più di una mera serie di movimenti corporei. Alla base del Tai Chi vi è una unica teoria, basata sull’antica cultura Cinese, riguardo l’importanza di muovere l’energia vitale, altrimenti detta qi, attraverso il corpo. Difficilmente si potrà praticare il Tai Chi in assenza delle sue radici culturali”
(citato in https://www.zenon.it/tai-chi-chuan-esercizio-fisico-o-pratica-terapeutica/)
Ma, come già ho scritto più
volte, noi sappiamo che nessun modello ha legittimità descrittiva generale e
metacontestuale. Ogni modello è culturalmente definito: ha senso
all’interno delle condizioni (antropologiche, culturali, sociologiche) in cui è
nato, in relazione ai bisogni ed alle aspettative della comunità che gli ha
dato vita. Stiamo parlando di una pratica cinese, dalle fondamenta taoista,
che la leggenda vuole nata nei primi secoli dopo Cristo, mentre le prime
notizie storiche documentate risalgono ai primi decenni del 1800.
Alla faccia, in Italia negli anni 2.000, di Maestri
e praticanti in vestitino simil-cinese di raso, che snocciolano termini cinesi
pronunciati con inflessione dialettale pugliese o milanese, che frullano in un
unico mischione teorie New Age, cosmogonia taoista, gesti e movimenti copiati
da uno schema dato, a volte nozioni spicciole di neuroscienze e sempre
quant’altro faccia vendere il prodotto al Sifu e faccia apparire come simil –
monaci ed alfieri della salute e della saggezza gli incauti praticanti. Qui, in
questa fiera della vanità e della superficialità, in totale assenza di una
antropologia culturale studiata e vissuta, dove stanno le “radici culturali”
del Tai Chi Chuan, del Chi Kung?by Mavuriku
Difficile, credo, far convivere
fino ad amalgamarle, la visione taoista “passiva”, assecondante, in cui tutto
ha un senso in sé e che non prevede l’intervento manomettente dell’uomo, (“Il
Tao è quindi associato alla vita e all’uomo, è come un fiume che scorre a cui
l’uomo dovrebbe abbandonarsi con fiducia, lasciandosi modellare dalla sua
naturalezza e dalla sua armonia, in modo da realizzare con spontaneità la
propria vita ed il proprio destino Ming命. https://www.scuolatao.com/approfondimenti/il-tao-nelluomo-o-luomo-nel-tao/)
con la nostra visione di causalità lineare di causa ed effetto che non solo
prevede ma auspica l’intervento dell’uomo.
Ho già scritto di una possibile sintesi che rintracci nella
causalità circolare la prassi secondo cui le azioni in un sistema si
influenzano reciprocamente e dunque si legittimi l’intervento umano come
espressione altra ma comunque inscritta nel mutevole equilibrio dell’ambiente e
di ciò che accade. Non più “un inizio e una fine ma solo un sistema
interdipendente di reciproca influenza tra i fattori in gioco” (G. Nardone).
Ogni variabile, dunque anche l’intervento umano, si esprime in funzione del suo
rapporto con le altre variabili ed il contesto situazionale, senza egoismo o
delirio di onnipotenza.
Con gli anni, gli oltre
quarant’anni di pratica di corpo, movimento e Arti Marziali, mi sono convinto che nella pratica
corporea intuitiva (Movimento Intuitivo, così ho chiamato la mia
ricerca) come nella pratica marziale
e di bellessere propria anche del Tai Chi Chuan, come io la propongo, se
colta nell’autentica origine e interpretata con la consapevolezza di essere nel
XXI secolo, prende corpo una pulsione, una direzione di potenza che, in
perenne convivenza, per dirla nei termini della nostra cultura che sa di Grecia
antica, tra Eros e Thanatos (amore e morte) ci invita
sfrontatamente a misurarci con un’energia interna (Chi o Qi, che alle
origini della nostra cultura “occidentale” era pneuma) impossibile da
captare in toto, una forza tanto tumultuosamente libera quanto perentoriamente
attraente, sorta di irresistibile richiamo.
Questa pulsione si strugge per l’opposizione che incontra o provoca, per la propria tensione, insomma per il continuo strapparsi a se stessa in cui consiste: ancora Thanatos che non si oppone ad Eros, ne fa parte.
Sorta di grido ad affondare nel silenzio, personalmente
colgo qui la possibilità concreta di
un movimento intuitivo, dunque del tutto lontano,
alternativo, alla ginnastica, al fitness, alle pratiche di benessere estetico e
consumistico ora tanto in voga,
quanto di
una pratica di combattimento (Thanatos) e
salutistica e generosa verso sé e gli altri (Eros) come era il Tai
Chi Chuan
che rintracci le origini millenarie della cultura d’Asia
coniugandole con le esigenze dell’uomo moderno.
Un uomo che voglia partecipare
attivamente del mondo suo interiore e del mondo, dell’ambiente che lo circonda;
che sappia coraggiosamente e sinceramente abitare, per dirla ancora nella
nostra di cultura: xenos (che è ospite ed ospitato, amico e nemico …
così come yang è anche yin!!) sia l’amalgama delle sue diverse personalità
interiori che il confrontarsi con le diversità fuori di lui, anche opponendosi
quando sia convinto di essere nel giusto.
Lascio così andare il ricordo
di una situazione ridicola, ad una festa del Tai Chi Chuan, in cui un Maestro ostentava
nel suo stand la bandiera dello stato cinese, quello stato repressivo allora
con il Tibet che, anche oggi, perseguita gli uiguri o i praticanti Kung Fu
della Falun Gong o attenta alla libertà di Taiwan: che c’azzecca col taoismo il
sostegno alla politica dello stato cinese?
Che c’azzecca col taoismo, con “La parte migliore del
Taiji non è la forma esteriore, ma la crescita interiore” la ripetizione
pedissequa di forme e figure, l’avere un corpo invece di ESSERE CORPO, l’andare
in palestra a praticare Tai Chi due ore la settimana dentro una vita
quotidiana tra ufficio, università, moglie o marito, rate per l’automobile? Quanto
sanno e come provano a coniugare l’essenza taoista con il loro essere umani del
XXI secolo?
Io, noi Spirito Ribelle, invece andiamo incontro a Poteri
Potenti.
O, almeno, io, noi Spirito Ribelle, ci proviamo.
Anche per questo stiamo così bene!!
sabato 23 ottobre 2021
Ogni corpo è un buon corpo, ma ogni corpo è un corpo diverso.
Per questo trovo una truffa ed una idiozia la “classe” dove il docente insegna tecniche, posizioni, movimenti e gli “allievi” tutti della classe eseguono imitando. Per non parlare delle lezioni on line!!
Perché l’allievo, il praticante, impari, occorre che questi
si avvicini dolcemente e consapevolmente alla propria condizione corporea,
fisicoemotiva. Questo si può raggiungere solo ed unicamente lavorando sulla sua
sensibilità interiore e Il primo passo sta nello stimolare la sua capacità di
percezione.
Solo così, mettendo le mani dentro di sé !!, sperimenterà
come muoversi, a partire da quale parte di sé corpo e come, da lì, trasmettere
le catene di movimento.
Il docente, solo inducendo un percorso attraverso le
personali sensazioni dell’allievo potrà coinvolgerlo in una pratica autentica,
efficace ed efficiente perché SUA.
E’
altrettanto vero che occorre che l’allievo sia disponibile a mettersi in gioco, senza pretendere “la pappa pronta”, senza aver paura, anzi, ben contento di scoprire di sé; che l’allievo sia almeno un poco “ribelle” dentro; che non abbia timore di cadere, timore dell’ignoto. Che non sia un conformista e cacasotto, insomma!!Chi si tira indietro, chi si rifugia nelle braccia
amorevoli di “mamma” docente che ti protegge, nelle pratiche di moda, nelle
certezze dei modelli e delle risposte pronte, preconfezionate, lo fa
generalmente perché quando si deve misurare con un approccio esperienziale alla propria corporeità,
un approccio privo di regole date in cui è la strada, il cammino, il fare
personale che offre le risposte altrettanto personali e non confezionate, si scopre,
e si spaventa, nel rimettere in discussione tutto del sé corpo, del sé
fisicoemotivo. In questo modo, non può più praticare appoggiandosi su regole e
concetti astratti e già dati, su modelli codificati di cui si fida perché
imposti dall’alto, ma ha da affidarsi alle personali fondamenta di ciò sente,
di ciò che prova. Se non hai le “palle”, questo metodo esperienziale,
coraggioso, non fa per te: meglio che ti addestri come un orso o una scimmietta
ammaestrata!!
Poi, come tutti sanno, forte
della mia contrarietà al “No pain no gain”, spazio al piacere: Il
piacere altro non è che ciò che soddisfa il tuo bisogno più urgente; la spinta,
lungo il sistema parasimpatico, all’eccellere stando bene, stando
meglio; muscolatura profonda e organi e viscere a cui affidarsi.
Ma che ci parlo a fare con costoro, se il livello è questo
e non vogliono uscirne?
lunedì 18 ottobre 2021
Van Damme, anche i “muscolati” si ricredono
- la soddisfazione di praticare “dentro” ormai da un ventennio, con sempre nuovi e approfonditi miglioramenti, nuove ed avvincenti scoperte di ogni “suono del corpo dentro”,
- il piacere di condividere questo intenso percorso di corpo e movimento con chi ha il coraggio di stare in minoranza, di farlo con uno sconosciuto e di affrontare con questo sconosciuto il misterioso viaggio nel corpo.
giovedì 14 ottobre 2021
Spunti di gioia
Push Hands |
Tre “Ribelli”, in un angolo, a scorrere le trame
intense di una pratica corporea, di una pratica marziale.
A volte mi capita di essere insofferente alla presenza di
altre persone, persone che mi sottraggono alla mia solitudine senza offrirmi
un’autentica compagnia, una compagnia fatta di emozioni condivise, di colori
dell’animo sparsi sulla tavolozza del vivere.
Non è questo il caso: tra “Ribelli”, le coincidenze
come le differenze danzano giochi mai banali, sempre carichi di un’umanità
vera, curiosa, coraggiosa.
Onda per colpire vs onda a ricevere |
Sarà il piacere di condividere l’arena faticosa e persino
dura di Iron Shirt, la “Camicia di ferro”, le movenze suadenti delle “Spire del
drago”, il succedersi fluido di onde e spirali; sarà lo scoprire l’integrità
funzionale e neurologica delle catene miofasciali, senza alcun sovraccarico o
intoppo nello scorrere dei gesti; sarà l’incontrarsi e scontrarsi di Tui Shou
“Mani che premono”, il fioccare dei colpi a bersaglio, l’assorbire felino di
Mukae – te.
Capita mai di scordarsi una cosa non in quanto poco
importante ma piuttosto in quanto tanto, forse troppo, importante?
Questo mio, questo nostro praticare, così assiduo e gioito
in ogni momento, è un antidoto al mordere feroce del tempo? O, piuttosto, è un
modo sveglio, adulto, di viaggiare dentro il tempo, di viaggiare dentro di sé?
Pa Kwa, vortice n°1 |
Questo è praticare Arti Marziali, praticare di corpo
e movimento, Movimento Intuitivo. Questo è.