Monologhi
sul corpo
Lunedì
1
“Il
corpo è enigma e non soluzione. E’ il corpo che crea il problema”
( Marc
Augé)
La tavolata è allegra, rumorosa.
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Ore 07.00 tra i prati di Bassano. |
Tra questi, e le parole scivolano subito sulla palestra che
stanno frequentando, chi, cinquantenne, è passata con disinvoltura
dall’allenamento intensivo svolto in tempi ristretti (High Intensity) al
Pilates, ora alla tonificazione corporea mediante pesi ed elastici; chi fa
della pallavolo la propria professione, giocando in A2, e sta svolgendo in
palestra la preparazione pre-agonistica, chi fa del calcio un diletto costante
giocando in “seconda categoria”.
Ci provo a spiegare due cose semplici sui rischi e gli
effetti controproducenti di quegli esercizi, di quella ginnastica che tanto va
per la maggiore.
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Ore 07.00 tra i prati di Bassano |
Ci provo, ma non ci riesco. Anche perché, pensiero unico e
dominante, l’immagine collettiva degli addominali scolpiti “a tartaruga” e dei
bicipiti gonfi, non ammette contradittorio; il volto U.S.A. dell’effimero e
dello sperticato elogio dell’apparire, dettano legge in questa povera italietta
provincialotta e sottomessa; poi, se tutti (tutti? Qualcuno no, si salva !!) da
anni fanno pesi e balzi e crunch, un motivo ci sarà !!
Viviamo in anni in cui l’organizzazione fisicoemotiva
dell’individuo sottostà al sistema visivo.
La stazione eretta, faticosamente conquistata nei secoli, e
la civiltà, ci hanno condotto ad affidarci alla vista, con cui ispezioniamo
l’ambiente circostante anche a distanza di chilometri, svilendo udito e
olfatto, ridotti a segnalazioni che non varcano le poche centinaia di metri.
Per non parlare del tatto / contatto, che tra repressione
punitiva indotta dalla religione e realtà virtuale (dai videogiochi alle ultime
disgrazie della caccia ai pokemon) è praticamente morto.
Il contatto fisico è erotizzazione, intimità, aggressività,
incontro e scambio di emozioni, confronto di supremazie.
Come scrivono i più attenti, e liberi, autori che si occupano
di corpo e movimento, da un lato la propriocezione e il senso cinestetico, in
qualità di sapere del nostro continuum corporeo, sono l’ineludibile base per
organizzare l’identità personale; dall’altro, viviamo in un habitat in cui
sopravvivere non dipende più dal discernere odori e rumori, strisciare o
balzare, financo il godimento sessuale non richiede capacità cinestetico –
propriocettive: è sufficiente chattare
o centrare il sito giusto sul web: “video
ergo sum”, scrive Vincenzo Bellia.
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Gli escursionisti |
Così, noi “sé corpo” diventiamo invece individui che
parlano e trattano di “mio corpo”: realtà esterna, persino estranea. Con ciò
dando vita a quelle nevrosi, quando non psicosi, che percorrono massicce uomini
e donne: “Homo Omer” (Simpson), altro che “Homo Sapiens”.
Un corpo privo di significati informativi sul delicato e
complesso mondo viscerale? E’ un corpo ipocondriaco che, per dare qualche
timido e sporadico segnale di esistenza, si offre ad una ipersensibilità
morbosa.
Un corpo sconosciuto, persino nemico in un’immagine
alterata di sé? E’ un corpo anoressico che vuole annullarsi.
Un corpo che rifiuti la vitale e impetuosa sfacciataggine
estetica? E’ un corpo imbarazzato, spinto a nascondere le forme in una
corpulenza indistinta fino all’obesità.
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Gli escursionisti |
Un corpo usato per esporre tratti distintivi quali tatuaggi
e piercing, come a segnare, a rendere riconoscibile un territorio, sorta di
oggettivizzazione che chissà cosa e quanto copre di assente capacità
autoaffermativa, di autonomia personale.
Un corpo spremuto e plasmato in palestra per somigliare
sempre più ai modelli collettivi, sorta di facciata che grida “Sono come voi”, “Faccio anche io parte del gruppo”, in un crescente terrore di
essere soli, di non essere riconosciuti e accettati dal gruppo, di non essere
alla moda e voler restare ossessivamente giovani. C’è una palestra, nel
trevigiano, che si chiama “Dorian Gray”, (il personaggio dell’omonimo racconto di
Oscar Wilde) in un orripilante omaggio all’eterna giovinezza.
E, nel gruppo, ci si distingue non per le scelte autonome
di vita, per il personale percorso di individuazione, di trasformazione, di
crescita, ma per le diverse immagini esibite: il tatuaggio più “fico”, il bicipite più gonfio. Purché il
gruppo ci ammiri, ci invidi, non ci
escluda.
L’estraneità del corpo è sempre manifesto di una vita
relazionale asfittica e inautentica dominata da un’omofonia passiva. Ognuno di
fatto solo, nel mucchio indistinto.
Per non parlare dell’intimo e forte legame che c’è tra ciò che fai e ciò che sei. “L’uomo è ciò che mangia”, scriveva Ludwig Feuerbach. Che tu mangi
di cibo o di musica o di motricità, tu
sei ciò che mangi.
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Gli escursionisti |
Difficile da capire, lo so, per chi ha scarsa o nessuna
intimità con se stesso; chi fatica ad essere soggetto; chi rifugge dal corpo
come primaria evidenza sensomotoria del suo esserci (per non scrivere di chi è
ben contento di essere un obbediente autonoma e se ne vanta !!); chi ignora (o
vuole ignorare) che postura ed agire è
dispiegarne i significati in modo leggibile a sé ed agli altri. Per chi è
alienato, insomma.
“L’idea
di kalokagathia greca accompagna idealmente il nostro approccio alle discipline
del corpo. Quest’ultimo diviene così l’espressione e la manifestazione della
forma interiore e dell’autodisciplina che ci si è dati nella propria
interiorità. L’inesorabilità e l’inarrestabilità di una volontà indomita, che
incanala il furore e gli istinti nella creazione di un corpo d’acciaio, così
come d’acciaio sarà lo spirito che lo anima”
(Andrea
Anselmo)
Kalokagathia,
ovvero bello e sano, inteso come valoroso e virtuoso
Martedì
2
Che, a rileggere le parole di Anselmo, non si cada
nell’errore, ancora una volta, di trattare di un corpo esterno a sé; di
escludere il sé fisicoemotivo.
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La meta !! |
Se per Platone kalokagathia
è ciò che distingue il colto dalla massa informe ed ignorante, nel mio piccolo
io sto con chi legge “valoro e virtuoso”
riferito ad un sé fisicoemotivo integro
ed autodiretto, anche nelle scelte che coraggiosamente vanno contro
l’ordine dominante; leggo “corpo e cuore
d’acciaio” nella sua accezione più completa di corpo/cuore efficace ed
efficiente. Che, per me, è affidarsi alla vulnerabilità, alla percezione sensomotoria più fine, ad un
agire corpo visto attraverso articolazioni e muscolatura profonda, nonché apertura al sistema viscerale.
Altrimenti si corre il rischio, di nuovo, di subire
l’elogio dell’apparenza.
Non a caso, restando nella storia e nella cultura italica,
l’immagine collettiva del gladiatore romano è quella di un forzuto, asciutto e
muscoloso, ipertrofico e possente a dismisura.
Il che è impossibile, data l’alimentazione dell’epoca, poco
probabile, dato che una buona massa adiposa è fondamentale per assorbire i
colpi e soprattutto rallentare la penetrazione di affondi e tagli con le armi.
Insomma, per durare più a lungo nell’arena, meglio cicciottelli che con il ventre
piatto e il busto a “V”.
Per inciso, la riesumazione dei cadaveri di questi
combattenti, ha mostrato che le ferite letali erano quelle inferte alle gambe,
obiettivi più facilmente raggiungibili di testa e tronco, il che spazza via
ogni sembianza di veridicità anche ai duelli che siamo soliti vedere nei film.
E’ la pratica sportiva eccellente da raggiungere in pochi
anni che ha spinto all’uso di carichi esterni. E in quel ristretto ambito
professionistico dovrebbe restare, che, certo, per la “pagnotta”, come già
scrissi, uno fa questo ed altro. Che c’entri ciò non solo con il combattimento
per la sopravvivenza, ma anche con la salute psicofisica non è assolutamente
chiaro. Salvo leggere queste pratiche
alienate ed alienanti, ossessivo compulsive, nell’ottica critica delle mie
precedenti riflessioni.
Mercoledì
3
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Tintarella |
Una vigorosa biciclettata, su e giù per le strade, femori
ad inanellare cerchi su cerchi isolando il più possibile il pigiare delle gambe
sui pedali.
Il fiume Brenta scorre lento, enorme serpente verde dalle
squame luccicanti al sole.
Seminascosto su uno spiazzo, tra alberi e cespugli, l’acqua
appena sotto, danzo la mia formazione marziale.
Non certo un colosso, anzianotto che i prossimi saranno 65
anni, una simpatica rotondità ventrale ad affermare la supremazia del buon bere
e del buon mangiare, braccia snelle.
Un corpo ormai dimentico di crunch e stretching, pesi e
trazioni alla sbarra, esercizi con gli elastici e piegamenti sulle braccia.
E’ dalla fine degli anni ’90 che, piano piano, ho svoltato,
riappacificandomi con il mio corpo fino a diventare “io corpo””.
La mia storia personale narra di essere stato tra i primi,
nel novero degli sconosciuti e dopo i pionieri poi diventati famosi, a studiare
di pesi, forza massimale e forza resistente da applicare alla pratica delle
Arti Marziali; a studiare e praticare stretching; poi allenamento con gli
elastici, poi gli esercizi pliometrici, poi, soprattutto, tra i primi, nel
novero degli sconosciuti e dopo i pionieri poi diventati famosi, ad avere
abbandonato tutto questo.
Per questo, io colpevole di chilometri di corsa per le
strade o su sentieri sterrati (in pista, se non si vogliono rovinare le
articolazioni, correte in pista, magari dopo aver imparato come si corre !!),
di crunch e balzi e piegamenti sulle braccia fatti ed insegnati, sono contento
di essermene affrancato.
Così, guardo con un po’ di altero distacco chi ancora, nel
2016, ve ne è invischiato.
D’altronde, non è da tutti essere eretici ricercatori.
Non è da tutti cacciare fuori dalla massa, quella dedita
alla ginnastica dell’obbedienza. E chissà, mai smessi i panni di avanguardista
onesto, sempre pronto a provare in persona prima di proporre agli allievi, cosa
mi attende negli anni a venire !!
Martedì
9
“Ogni
fase del movimento, ogni minimo trasferimento di peso, ogni singolo gesto di
qualsiasi parte del corpo, rivela un aspetto della nostra vita interiore”
(R.
Laban)
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Kalì l'audace |
KKalì, boston terrier di sei chilogrammi, sguazza sulle rive
del Brenta, giocando di agguati e spintoni con un grosso simil Rottweiler.
Accanto, un gigantesco alano arlecchino è trattenuto a stento dal giovane
padrone. Coraggiosa la piccolina, anche se di giochi si tratta e non di lotta
vera e propria.
Se la stazza, la mole, ha il suo peso nel decidere le sorti
di uno scontro tra animali della stessa specie, cosa ben diversa è nella lotta,
quella autentica, tra due esseri umani.
Come per le nazioni.
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A degustare vini |
Se gli U.S.A., con il loro dispiegamento di forze, ebbero
la meglio sull’altrettanto potente Germania, ben diverso fu l’esito quando
vollero affrontare il piccolo e modesto Vietnam.
Per restare, ancora una volta, alla nostra italica storia,
i lusitani, pochi e male armati, per anni tennero testa all’esercito romano e
furono sconfitti solo grazie ad oro e monete impiegati per finanziare il
tradimento dei luogotenenti di Viriato, il capo delle rivolta lusitana.
Per inciso, a Viriato ed ai lusitani viene attribuita
l’invenzione della tattica di guerriglia.
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A degustare vini |
I pochi video che ritraggono Ip Man, uno dei “padri” del
Wing Chun, mostrano un ometto fisicamente insignificante danzare rapido e
velenoso attorno all’uomo di legno. Uno spettacolo di grazia e potenza insieme.
Alla faccia degli energumeni con le braccia grosse come
paracarri, come dei mingherlini legnosi e “scattosi”, che tanto imperversano
nel mondo Wing Chun.
Io stesso rimasi fulminato dalle capacità combattive del
Maestro Yoshio Sugino, uno “scricciolo” prossimo agli 80 anni, quando me lo
trovai davanti ad un seminario di spada. E per fortuna (mia!!) che tutti i
colpi erano controllati.
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A degustare vini |
Insomma, c’è un modo che si fa sempre più profondo, di
interpretarsi corpo, di abitare il corpo,
di sviluppare la molteplicità dei sensi del corpo. Altri modi, sono tutti, chi
più chi meno intelligente, chi più chi meno efficace, corpo inteso come
macchina, svilito e spogliato del suo interiore, un corpo altro da sé, catena di passi e gesti separati che non danno
alcuna informazione sul soggetto, se non testimoniare la su estraneità.
“In
genere apprendiamo solo quello che ci serve per funzionare in modo efficiente,
ma la nostra capacità di funzionare con una maggiore facilità e abilità non
viene sviluppata”
(M.
Feldenkrais)
Venerdì
12
“Abbi
buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere”
(J.
Roch)
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Aperitivo da Nardini |
A zonzo in bici, per le strade di Bassano. Nessuna meta.
Alle mie spalle, una signora probabilmente più anziana di
me, mi supera, indifferente.
Scatta l’orgoglio maschile: adatto il ritmo della mia
pedalata al suo, innesto il cambio più duro ed in alcune decine di metri,
femori a ruotare come pale di un mulino percorso dal vento, la raggiungo.
Mentre la supero, fingo indifferenza, guardandomi qui e là, tutt’attorno… come
se niente fosse.
Infantile, lo so. Ne sono consapevole.
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Modeste abitazioni bassanesi |
Chissà se altrettanto consapevole del suo infantilismo,
chiamiamolo così, è chi imperversa per Face Book, inondandolo di sciocchezze e
kazzate.
Sì perché, tra ore d’ozio ed altre di pigrizia, questi sono
giorni in cui vado su FB, grazie alla dolce condiscendenza di Monica.
Nel vasto campionario di sciocchezze, mentre ora sono
seduto sulle rive del Brenta, mi vengono in superficie:
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Modeste abitazioni bassanesi |
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Modeste abitazioni bassanesi |
- Chi,
all’indomani della notizia sul possibile caso di doping attribuito a Schwazer,
già lo proclamava innocente, già aderiva al “Io sto con Schwazer”. Non importa
se costei era un’assoluta estranea al mondo dello sport, tanto meno
professionistico; se non era nemmeno un medico sportivo; se nemmeno aveva letto
le carte dell’inchiesta, ma solo i titoli dei giornali. Lei (o lui) stava con
Schwazer. Non ne sapeva nulla, proprio nulla, ma già dichiarava la sua ferrea
opinione, anzi, la sua ostinata ed
indiscutibile sentenza: innocente.
Tra l’altro, negli stessi
giorni e sulla sua pagina FB, una di questi innocentisti subito e a
prescindere, condivideva un post che dichiarava apertamente la necessità di
informarsi, di controllare attentamente ogni notizia, di ascoltare le diverse
voci, prima di esprimersi, di emettere un giudizio insindacabile. Elogio della
coerenza, vero ?!
- Chi,
nel redarguire i critici della Pellegrini, la nuotatrice, scriveva che costoro
erano poveretti smutandati sul divano, stolidi bevitori di birra, del tutto
avulsi da ogni pratica sportiva. Ma cos’ha, costui e costoro, la “sfera di
cristallo”? Conosce tutti, uno ad uno, i detrattori della sua protetta?
Mi sorge, poi, un dubbio,
seguendo il ragionamento di costoro. Se a criticare una nuotatrice di
professione sono autorizzati solo i professionisti e gli agonisti in genere del
nuoto o, tutt’al più, dello sport in generale, capite subito cosa questo
significhi esteso ad ogni individuo ed alle limitazioni sui campi su cui può
esprimersi.
Beh, certo, questo ridurrebbe
il fiume di critiche e giudizi superficiali che inondano non solo FB.
Però… chi deciderebbe ed in
base a che, gli argomenti su cui Tizio può esprimersi?
E soprattutto, conoscendo di
persona, o dal profilo FB, alcuni di questi, non mi pare proprio che essi
limitino i loro giudizi ai campi di loro pertinenza. Anzi !! Anche per costoro,
evidentemente, la coerenza non è un valore, o, per dirla in altro modo: “Sono tutti finocchi col culo degli altri”.
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Passeggiata sul Brenta |
A me è successo, in un mio
post su questo blog, di citare una frase di un noto personaggio, che poi è
risultata falsamente attribuitagli.
Ma l’ho lasciata, perché la
condivido e mi spiace che non sia stato lui a dirla !!
La prossima volta starò più
attento. L’importante è che, quando esprimo le mie di opinioni, io sia sempre
attento e ci rifletta. Soprattutto, sono opinioni, anche critiche e dure,
espresse sempre a partire da me e dal mio vivere quotidiano.
D’altronde, questo
superficiale e stolido modo di esprimersi e fare, pare essere la regola,
oggidì.
Prendiamo i tristi fatti del
capodanno a Colonia, dove numerosi extracomunitari hanno palpeggiato e, in
alcuni casi, usato violenza (stando alle denunce fatte alla polizia), a decine
di donne tedesche.
L’ineffabile Boldrini,
riportano i mezzi di informazione e non mi risultano smentite, ha subito
sminuito l’accaduto definendolo “Mancanza
di rispetto”.
Sia mai che qualcuno punti il
dito accusatore contro i suoi protetti !!
Il dito accusatore l’ha invece
puntato chi ha criticato i tedeschi che “non
hanno difeso le loro donne”. Le “loro
donne”? Ma se sono anni che femministe della tarda ora e pavidi maschietti
consenzienti se la prendono col potere maschile, inneggiano alla libertà ed
autonomia delle donne oppresse dai maschi, poi, quando scende in campo la “legge
del più forte”, quelle stesse donne pretendono protezione dallo stesso maschio
vilipeso e schernito ripetutamente ?!?!
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Passeggiata NEL Brenta |
Potrei continuare in questa
vetrina del femminismo becero e dell’inane servilismo maschile, che fa il paio
con una cultura del corpo esteriorizzato ed alienato, citando lo scandalo per
la vignetta sulle “coscione” della ministro Boschi.
Scandalo che ha saltato a piè
pari la conoscenza dell’autore, da sempre impegnato ad usare la nudità dei
potenti come arma di sberleffo. Quando denudati e ridicolizzati furono Bersani
o Berlusconi, le e gli stessi schierati a difesa della Boschi non gridarono
allo scandalo.
Ed ho il dubbio che se a
essere definiti “cicciottelli”
fossero stati degli olimpionici maschi, tutto sarebbe passato inosservato.
Però, ricordo che quando
Brunetta venne definito “nano”, ben poche voci scandalizzate si alzarono a sua
difesa, mentre molte lo fecero per … difendere la categoria dei nani.
D’altronde, ad un’atleta che
tira con l’arco o con la carabina, non è certo richiesta la prestanza fisica.
Dunque, alterarsi per un “cicciottelle” mostra un profondo lato di insicurezza
e fragilità caratteriale nelle stesse e in tutte le donne e gli uomini che con
loro si sono schierati.
Un po’ a malincuore mi
allontano dalla riva del fiume, ascoltando il fragore delle acque che si
stempera tra i massi e defluisce sotto la mole del Ponte Vecchio.
Ascoltarsi corpo, ascoltarsi
sé fisicoemotivo. Sapere che la mia identità, come quella di tutti, sta nel
centro della mia rappresentazione del mondo e che ambedue fondano sul terreno
dei flussi percettivi, devono essere connotate di senso, ovvero l’identità è
il senso di sé. E giocarsela a viso aperto.
“… c’è un suono del vento che
è melodia e non superficiale rumore di fondo, del mondo. Ascoltatelo”
(Alessandro
Caredda)
Sabato
13
“Chi ignora Marte, non ha
conosciuto l’Arte”
(Confraternita
cavalleresca del V Vangelo)
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L'ultimo arrivato |
La lama, nera lingua
assassina, fende l’aria, tracciando volute di sangue e strazi di carne.
Salire su ogni onda che monta,
come fosse possibile cavalcarla, come fosse possibile scordare il bruciore
degli aculei nostalgici della memoria, quelli che parlano di scontri e nemici
affrontati negli anni accesi del mio ’68.
Non sono certo un’anima
scontenta, solo perché le briciole di una melanconia più vasta mi grondano
addosso. Pago ogni giorno il sapore di stare fuori dal gregge, di non reiterare
l’abitudine, di sfuggire alle fauci del consumo senza uso.
Il coltello scivola svelto,
tiri di scherma nella mia ora di formazione marziale, seminascosto tra i
cespugli del fiume.
Cerco la posa, la mira
precisa, la finta che inganna. Brucio ricordi e mi avvento su un futuro da
costruire.
Tirar di coltello, agire
d’acciaio, non puoi farlo davvero se non te la giochi in prima persona, se ti
spaventa farti male nel cuore, se col coraggio delle tue azioni ti manca pure
quello dei tuoi pensieri, se parli bene e nel coro e pensi male perché fa moda.
Sopra di me, il cielo sembra
una volta messa a rovescio. Respiro, un angolo di lotta e di scontri in gola.
Ogni assalto di coltello è
un’impresa, nervi saldati nell’acciaio.
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Maniago città dei coltelli |
Altro che corsi sul coltello e
le lame tenuti dal solito, energumeno o fighetta che sia, che mai si è giocato
la vita in uno scontro reale di strada.
Non è mai stato, per me, il
tempo degli stili e delle mode o del facile business ad accalappiare nerd
imbruttiti o “combattenti” da palestra.
E’ il tempo in cui far morire
ogni speranza, perché il tempo è fatto di occasioni. E uno le occasioni se le
crea.
Poi, per chi voglia danzare,
sarà leggero e potente, o prepotente, il farlo sul pavimento impervio della
vita.
Purché sia, fino in fondo, la
vita tua, la mia.
Perché, come sa chi questa
strada percorre già, Marte non è divinità che possa facilmente essere
conosciuta, che a conoscerla sono solo coloro che contengono dentro di sé
impronte del ferreo metallo e questo metallo sanno forgiare.
“Gli antichi si dilettavano a
cantar la natura: fiumi, montagne, nebbia, fiori, neve, vento, luna. Bisogna
armare d’acciaio i canti del nostro tempo. Anche i poeti imparino a combattere”
(Ho
Chi Minh)
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Incantevole Spilinbergo |
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Incantevole Spilinbergo |
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Lupo, aperitivo con gli adulti |
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Ciclisti lungo il fiume |