Nessuno di noi è caduto dal cielo, dunque nessun motivo può spingerci a buttarci giù.
E poi le stelle che precipitano dal cielo nella notte
ardono ancora così luminose.
Comincia dal profondo, ed è solo
un sentimento interiore, una voce del cuore che non posso più negare
e pretendo invece affrontare, affrontare impugnando acciaio
affilato, acciaio affamato.
Sono un Ribelle e un sognatore, non cerco un posto dove
scappare ma solo un luogo senza tempo dove toccare il mio cuore e liberarmi per
la vita affrontare.
Sei adulti del terzo millennio
a scuotere l’Ombra di sé, a conoscere di sé attraverso la morte che l’acciaio
da.
Tra loro, io, il Sensei, ovvero “colui che è
nato prima”, sento l’urgenza di inseguire il mio sogno, libero di cacciare,
libero di affrontare ogni buio profondo e senza fine.
Nasce una leggenda personale, una storia avvincente, mentre
gli occhi del mondo nemmeno osservano, nemmeno si curano, presi da un altro che
addolcisce ed avvelena insieme.
Sono loro la moltitudine, quelli del pensiero unico, del
consumo senza uso: quelli che al fine vinceranno. E sarà la vittoria delle ossa
inerti, della polvere e delle amebe. Del futuro che non mi sarà dato vedere ma
che mi è dato annusare, palpeggiare, Moloch ormai quasi adulto.
Allora le voci di alcuni dei miei compagni di spada,
compagni di follia.
Silvano B.
l’inconsapevole consapevolezza che ora impugnavo acciaio
che mi ha protetto... la seconda, gasato della mia performance di un minuto
prima, naturalmente mi sono impaperato un po’, ... quando pensi di fare
qualcosa in modo meccanico e ripetitivo il più delle volte non funziona, ogni
momento è a se’ stante ... in conclusione bella giornata belli noi samurai 4.0
e bell’inizio due lame .... “La semplicità è l’ultimo stadio dell’ arte e
l’inizio della natura” (Bruce Lee)
Giovanni L.
Un'alba in costrizione tra una cintura nera non adatta alle
due spade e l'incertezza nel nuovo salto, tutto sembrava troppo stretto.
Pimpumpam tsuka contro tsuba , scandivano il ritmo caotico in quel nuovo spazio
sconosciuto.
Si rivelò però come il camminare dell'infante, un paio di
cadute e via, spedito e barcollante che in un crescendo prese forme adulte, il
fascino il potere potente dell'acciaio.
Respirare liberi, vivi.
Codici d’onore, sentimenti, cadere e poi rialzarsi,
sbagliare e poi giudicarsi.
E non siamo mai soli, in questi seminari Kenshindo.
E riusciamo a sorridere, di più, a cavalcare le onde grandi
di un vociare stupito ed allegro.
Così io scelgo di non obbedire. Mai.
Nessuna scorciatoia per abbracciare
comode fughe. Tre ore di katana e kodachi, tre ore
di Kenshindo per sorridere e sudare, concentrarsi e divertirsi, mai
stanchi di cercare e combattere.
Sono sveglio, sveglio davvero,
e tutto ciò di cui sogno è un posto dove tutti questi pensieri si fanno carne,
si fanno vita.
Quel posto è dentro di me, quel posto è ogni relazione
sincera che mi vede partecipe.
Sono Poteri Potenti. Per tutti, ma scelti da pochi.