“Come la povertà di parole impoverisce l’intelligenza.
Il rapporto fra ricchezza delle parole e
ricchezza di possibilità è dimostrato dalla ricerca scientifica, medica e
criminologica: i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e
inefficaci, sul piano del lessico, della grammatica e della sintassi.
Non sono capaci di gestire una conversazione,
non riescono a modulare lo stile della comunicazione – il tono, il lessico,
l’andamento – in base agli interlocutori e al contesto, non fanno uso
dell’ironia e della metafora. Non sanno sentire, non sanno nominare le proprie
emozioni. Spesso, non sanno raccontare storie. Mancano della necessaria
coerenza logica, non hanno abilità narrativa: una carenza che può produrre
conseguenze tragiche nel rapporto con l’autorità, quando è indispensabile
raccontare, descrivere, dare conto delle ragioni, della successione, della
dinamica di un evento.
La povertà della comunicazione, insomma, si
traduce in povertà dell’intelligenza, in doloroso soffocamento delle emozioni.
Questo vale a tutti i livelli della gerarchia sociale, ma soprattutto ai gradi
più bassi. Quando, per ragioni sociali, economiche, familiari, non si dispone
di adeguati strumenti linguistici; quando le parole fanno paura, e più di tutte
proprio le parole che dicono la paura, la fragilità, la differenza, la
tristezza; quando manca la capacità di nominare le cose e le emozioni, manca un
meccanismo fondamentale di controllo sulla realtà e su se stessi. La violenza
incontrollata è uno degli esiti possibili, se non probabili, di questa carenza.
I ragazzi sprovvisti delle parole per dire i loro sentimenti di tristezza, di
rabbia, di frustrazione hanno un solo modo per liberarli e liberarsi di
sofferenze a volte insopportabili: la violenza fisica”.
(G. Carofiglio in “La nuova manomissione delle parole” cit.
https://bodythinking.com/it/linguaggio/piu-parole-piu-possibilita/)
Atteggiamento Libero 4 P. Masserini |
E la povertà, la stereotipia del corpo,
del
movimento?
E
sseri umani che sono
“incarnati”, che sono sempre e ovunque corpo, come si riducono reiterando
gesti quotidiani, di lavoro o di studio, sempre uguali e ripetuti nel tempo?
Come si riducono reiterando gesti di palestra o di sport ciclici? Reiterando
gesti che imitano sequenze fisse di altri gesti copiati da uno schermo di
computer o da un docente “in cattedra”? Come si riducono pedalando forsennati
su biciclette fisse, ferme o camminando rapidi su pedane che li lasciano sempre
lì, nello stesso posto?Senza titolo G. Baglieri
Che ricchezza ed intelligenza e plasticità di relazioni
sono in grado di offrire, di affrontare? Che pochezza di “stili di
comunicazione” (ibid) sanno portare nella società, nelle relazioni
affettive, sentimentali?
La vetrinizzazione dei corpi, il narcisismo dilagante e
sfrontato, che c’azzeccano con il benessere e il bellessere? L’alienazione
insita in queste pratiche di corpo oggetto, dove sta portando?
“Il corpo è l’oggetto psichico per eccellenza, il solo oggetto psichico”
(J.P.
Sartre in "L’essere e il nulla")
Corridori L. Delaunay |
Occorre, allora, riferirsi a quelle poche isolate voci che praticano di corpo vissuto, esperito, di Leib di contro a Korper, per contrastare l’allenamento, l’addestramento, di stampo ginnico-fascista verniciato di modernismo e cultura USA, quello per animaletti da circo, quello povero perché uguale per tutti, non rispettoso dell’individualità, dell’unicità del soggetto. E anche quando ci sia il personal trainer a seguirti, lui segue un corpo oggetto, un corpo macchina, non un corpo olistico che si emoziona, ama, odia, che ha dentro di sé un passato che lo ha plasmato fisicoemotivamente ed aspira ad un futuro che lo plasmerà fisicoemotivamente.
La lotta bretone P. Sérusier |
Una consapevolezza dei transiti e delle corrispondenze tra
eventi motori, psico-emotivi e relazionali è l’unica strada percorribile per
arricchire l’intelligenza e la cultura umana, forti del sapere che un corpo
soggettivo, ogni corpo soggettivo, “postula il corpo sociale” (V. Bellia
in “Se la cura è una danza”).
“Stiamo
assistendo ad una trasformazione nel mondo dell’allenamento. Dal coaching
militare, basato sulla disciplina, all’approccio olistico e sensibile,
l’imposizione e il dolore cedono il passo al dialogo e all’ascolto” (in
Natkedmovement)
L'ultimo tango J. Machado |
Allora, accanto alle altre voci solitarie che sanno di corpo, di soma, di movimento, di individuo persona, che canti forte anche la nostra voce, voce Spirito Ribelle: Pochi, ma buoni.
Pugili A. Seguri |
Studi di un corpo umano U. Boccioni |