“Tourner
la page est un gest bien difficle, mais tourner le dos est une voie bien
haissable”
E noi la facciamo, oggi, Sabato 27 Settembre.
Io, con Valerio, Silvano, Simona e Giovanni, al primo Seminario Kenshindo della stagione.
Gekken, scherma libera. Uno
contro uno; uno contro molti. Spada lunga contro spada lunga, poi spada lunga
contro spada corta.
Il
mondo, lo scorrere delle cose, le persone stesse, rispettano coloro i quali
hanno vissuto degli scontri.
Nessuna
goffa bugia potrà farti stare in piedi a lungo. Nessuna piccola o grande scusa,
nessuna precipitosa fuga attraverso “quel
tuo falso incidente” e dentro sere e pomeriggi rosicchiati dalla
polvere della noia e dei passatempi,
dell’egoismo e dell’onanismo dissoluto. Perché la vita, il vivere, ci insegna
che tutto ciò che dai, in un modo o nell’altro, ti ritorna.
Allora,
ansimanti, sudati, noi oggi scegliamo di stare nella mischia, nello scontro.
La
paura è una forma di energia che scaturisce dal vuoto, fluisce dentro e nel
vuoto ritorna. E questo suo fluire lascia rimasugli, pieghe contorte nella
coscienza. Come è per il coraggio. Il coraggio di affondare l’arma nella gola
dell’avversario, di menare fendenti a scuotergli il cranio: Danza folle e spavalda
sul confine del vuoto.
Nel
mezzo del cerchio, non ti difendi e basta. Anche attacchi, mentre ingaggi e
laceri il manto oscuro, la muta famelica, che ti avvolge e ti stordisce, che ti
caccia in un angolo per divorarti.
Lungo il perimetro del cerchio, quando sei tu
nel branco dei lupi, non solo attacchi, anche difendi il branco e la sua
strategia di aggressione, anche balzi davanti all’uno o all’altro per
avventarti sulla presa.
Una
spada, ogni spada, ha la sua voce, sta a te lasciarla cantare. E la mostri,
completamente eretta, quasi arrogante. Prepotentemente fallica e insieme
accogliente e sinuosa. Acciaio che promette, di più, che impegna ad una fine.
Echi
di uomini e duelli antichi.
Tanseki, giorno e notte; Tozan,
salire la montagna, sesto e settimo kata, prima a solo poi in coppia.
Ogni
incontro, ogni duello, che sia regolamentato o meno, mostra l’uomo, mente fragile in una carne percorsa
da pulsioni profonde.
Mostra,
comunque, l’alternanza di inizio e fine. Sempre.
Falciata
verticale calante, sibilo silenzioso.
Strisciata
obliqua incrociata, aria calda che si affloscia su se stessa.
Movenze rapide, corpi accucciati in agguato.
Tagli e contro tagli a lacerare, a strappare.
Tre
ore sono trascorse. Tre ore di lotta e predazione.
A scoprire quel che già sappiamo: la preda non è fuori da te, non è altro da
te, la preda sei tu stesso.
Da
qualche parte, in una casa o in un centro commerciale, davanti ad un caffè o ad
un televisore, altri sgocciolano la loro unica vita, lasciando che il katana
mangi polvere e noia affisso ad un muro o ostentato su un katanakake.
Noi
cinque, mastichiamo carne e pulsioni ed emozioni e passioni e sudore e forte
legame di gruppo, di branco.
Kenshindo: la Via dello Spirito della Spada. Pratica
aperta a tutti, ma scelta da pochi.
(M° Yamazaki Ansai)