Ho dato questo nome ad una sere di “esercizi” atti a
promuovere il miglioramento del nostro agire nello spazio.
Esercizi sempre in continuo divenire, sia perché alcuni
diventano obsoleti mentre altri nuovi si affacciano alla ribalta, sia perché
praticandoli, come cambio io, così cambiano sensazioni e modi di agirli.
Esercizi tratti, “paro
paro” o modificati, dalle mie esperienze sia di pratiche marziali che di
pratiche corporee.
E, dato che io sono un ricercatore eretico mai domo e dallo
“spirito ribelle”, vi è facile capire perché sopra ho scritto di “continuo
divenire”. (1)
Non a caso, dopo adolescenziali intermittenti incontri con
la pratica ginnica e sportiva, fu la mia prima vera occupazione professionale a
farmi entrare nel mondo della “ginnastica” e della preparazione fisica. Erano i
primi anni ’70 e, proprio il ruolo che professionalmente ricoprivo, mi permise
studi e pratiche allora del tutto sconosciuti in Italia, misurandomi in prima
persona con lo stretching by U.S.A., l’allenamento con i pesi by U.R.S.S. e
D.D.R., i primi corsi di “Ginnastica per la Terza Età”, le prime
sperimentazioni di Psicomotricità giunte a noi attraverso Jean Le Boulch,
medico e fondatore della psicocinetica e della psicomotricità funzionale.
Studi e pratiche che, con gli anni, hanno attraversato
diverse aree del movimento e della corporeità e, “mai smettere di cercare”, oggi, a oltre quarant’anni da quei primi
incontri, ancora sono miei.
Capitolo 1: Ginnastica? No grazie, preferisco vivere e vivere
bene!!
In numerosi miei precedenti scritti, ho spiegato, da varie
angolazioni, perché
la
ginnastica / la preparazione fisica come comunemente intesa, sia sovente dannosa
alla salute
e
poco efficace per muoversi fluidamente e potentemente.
Dunque, a quanto lì scritto vi rimando.
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by cubesona |
Oggi, in questo post, voglio sottolineare alcuni errori
tipici della ginnastica / preparazione fisica, aggiungendo alcuni commenti,
oltre che sul “cosa” fare, sul “come”. Che, spesso, è il “come” a fare la differenza.
La premessa, anche questa scritta più volte, è che
ginnastica / preparazione fisica considerano il corpo “altro” da sé, una
macchina da preparare, il che è un atteggiamento quanto meno nevrotico, il
viatico eccellente verso la psicosi.
Quel “mens sana in corpore sano” che già
definisce una separazione per un’entità che, invece, è unica, è entità psicofisica: “Ogni fase di movimento, ogni minimo
trasferimento di peso, ogni singolo gesto di qualsiasi parte del corpo, rivela
un aspetto della nostra vita interiore” (R. Labàn)
Ma lasciamo alle spalle questa premessa, per altro
spartiacque tra meccanici del corpo e del movimento e artisti / autori di sé
corpo, sé movimento, per mettere il dito su alcune grossolane piaghe nella
pratica dei primi.
- Avete
presente quella bella sfilza di macchine luccicanti che fanno tanto “Gym” e
che, per lo più, hanno sostituito l’uso dei pesi?
Ebbene, usare quelle macchine altera il modo in cui il
corpo si muoverebbe in situazione “naturale” e riduce la gamma di movimento, ovvero
impedisce il naturale e corretto flusso dell’azione, in cui l’ordine nel quale
le parti del corpo si mettono in movimento ne stabilisce correttezza ed
efficacia / efficienza.
Questo limita fortemente la capacità di attivare
completamente tutte le fibre muscolari, il che significa meno combustione di
grassi e meno definizione muscolare. Peggio ancora, le macchine possono causare
sforzi eccessivi per le articolazioni, a loro volta causa di lesioni durante
l’allenamento.
E’ fondamentale che gli esercizi permettano al corpo di
muoversi naturalmente con tutta la gamma di movimento che gli è propria, in
modo da incidere sul metabolismo e tonificare tutto il corpo.
Seduti sulle macchine, non si utilizza la muscolatura
profonda, quella deputata all’equilibrio del corpo, quella che, in realtà, è il
motore primario, con il sistema articolare, di ogni nostro gesto.
Eppure un meccanico d’auto sa che la potenza del motore va
sempre rapportata ad ammortizzatori, telaio, carrozzeria, pneumatici; possibile
che questi “meccanici del corpo umano” non sappiano che le diverse qualità di
sforzo (per riferirci a Labàn) risultano da una composizione interiore (conscia
o inconscia) verso i fattori dell’agire: peso,
spazio, tempo e flusso?
Capisco che ai cultori dell’estetica, degli addominali a
“tartaruga”, dei bicipiti gonfi e del petto a “tacchino”, non importi nulla di
essere fluidi ed efficienti mirando, invece, a rientrare a pieno titolo nei
canoni estetici comuni, atti ad attirare le attenzioni di allegre fanciulle,
anche loro provviste di un bell’intreccio di muscoli per cui sarebbe
facilissimo scambiare un loro braccio o una coscia per un arto maschile ( tanto
ambedue, maschi e femmine, sono avidi cultori della depilazione !!) ma chi si
allena sulle macchine per ottimizzare le sue performance sportive che senso dà
alla nozione di peso “the only thing they're good for is for sitting down while
you tie your shoes or catch your breath!” (così scrive Shin Othake, strength
coach, Fitness & fat Loss expert), spazio e tempo e flusso?
Insomma, se proprio volete fare ginnastica, almeno usate i
pesi !!
Alcuni moderni cultori di ginnastica / preparazione fisica,
hanno fatto un ulteriore passo avanti, propugnando l’uso di kettlebell e,
addirittura, sacche riempite d’acqua. Sono piccoli attrezzi che, per come sono
fatti, impongono una continua ricerca dell’equilibrio migliore durante la
pratica ginnica, ovvero un coinvolgimento sia della muscolatura profonda sia di
una più estesa gamma di muscoli.
Che ne penso? Ottimo, appunto un passo avanti. Fatto salvo
che il “come” dell’utilizzo è totalmente,
a dir poco, rivedibile, e che tale innovazione era già nella pratica marziale
di qualche secolo fa: sarebbe bastato dare un’occhiata al passato per capire e
modificare la stupidità del presente. D’altronde, chi pratica con me in Dojo,
ha già fatto esperienza delle taniche riempite d’acqua che fanno parte degli
strumenti della mia formazione marziale.
- Avete
presente tutti quegli esercizi fatti per isolare un singolo muscolo, tipo, - andiamo
di inglesismi che fa tanto yankee e cool -, curl per i bicipiti e dips per i
tricipiti? Ecco, servono a poco, non portano risultati significativi. Ogni
ripetizione che fai, agisce semplicemente su quel muscolo non stimolando le
fibre muscolari abbastanza per costruire massa muscolare magra o consumare
abbastanza energia per massimizzare il tuo bruciare calorie.
Se vuoi costruire massa muscolare magra mentre bruci i
grassi in modo da poter realmente definire la muscolatura, quel corpo dai
muscoletti in evidenza che fa tanto figo,
è necessario eseguire esercizi che stimolino il maggior numero di muscoli e,
allo stesso tempo, facciano consumare quanta più energia possibile.
Tanto più che i muscoli generatori di ogni movimento stanno
nella zona pelvica, mentre i muscoli delle membra semplicemente posizionano le
ossa in modo tale da permettere la trasmissione della forza motoria, dunque il
loro compito è indirizzare il movimento, non produrlo.
- Ripetere
gli stessi singoli gesti come la stessa routine più e più volte, è un modo
sicuro per non ottenere risultati.
Queste pratiche, vere e proprie stereotipie dal sapore
ossessivo compulsivo, presenti, ohibò, anche nelle pratiche marziali più
diverse (disgusto !!), saturano l’attenzione, divengono sfondo indistinto ed
inarticolato; fino a occupare tutto lo spazio della coscienza divenendo
ossessione, possessione (ob – sessus:
posseduto). La ripetizione fa perdurare nel tempo e prolungare nello spazio un
gesto, un’espressione di per sé limitati nel tempo e nello spazio, è “immobilità nel movimento” (I. Fonagy,
filosofo e linguista), Ossia una stereotipia è un muoversi continuamente per
restare sempre nello stesso punto, nella stessa posizione o situazione.
Quelli che praticano spinning, sudano, si arrabattano
pedalando in bici per stare sempre sullo steso posto, ne sono l’esempio
grottesco più palpabile. Un po’ come un continuo e ripetitivo andare su e giù
non solo là dove ... la fantasia non va oltre la propria mano, ma pure senza
mai raggiungere l’orgasmo!!
Poi, il nostro sistema nervoso, il corpo, hanno una notevole
capacità di adattarsi rapidamente e quando lo fanno, quando hanno “imparato”, procedono
“di conserva”, non solo senza aggiungere alcuna informazione in più, ma,
progressivamente, rilasciando e rifiutando quanto precedentemente appreso.
Chissà quale sorta di narcisismo maligno impera in tutti
questi atleti, ginnasti, frequentatori di palestre, dediti alla coazione a
ripetere. E magari si lamentano di avere, professionalmente, un’occupazione
lavorativa ripetitiva !!
E il “come”?
Il “come” vuole, per restare nei limiti del gesto, della
gestualità, il togliere e non il
mettere, il sottrarre per aggiungere, il vuoto per avere il pieno.
Oggi vi farò un nuovo esempio: i piegamenti sulle braccia.
Quelli che abitualmente vengono chiamati “flessioni”.
Mi permetto: se un vostro docente, che so, vi invita a “sciogliere le articolazioni”,
controllate il suo curriculum di studio e le sue pratiche sportive, potreste
avere l’amara sorpresa di avere di fronte un tizio formatosi alla scuola
alberghiera, o fanatico di qualche reality di cucina, più avvezzo a trattare di
burro da sciogliere in un pentolino che di articolazioni da mobilizzare.
Dunque, per spiegarmi meglio, faccio notare che trattasi di
“piegamenti sulle braccia”, non “con le braccia”.
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by cribin |
Allora, una volta proni al suolo, non premete con le mani /
braccia contro il suolo (piegamenti con le braccia?) ma portate i gomiti per
fuori dietro e… vi solleverete “sulle
braccia”. Sentirete lavorare principalmente i muscoli della schiena.
Anche perché, un buon albero, ha prima di tutto radici
profonde che attingano dalla terra, chioma ben protesa in alto verso la luce,
tronco dritto e irrorato dalla linfa e, di conseguenza, dei gran bei rami.
(Vedi anche il mio “Contatto”,
acquistabile direttamente attraverso questo blog).
Anche perché è questa prassi quella attenta al tessuto
connettivo (2). Esso avvolge muscoli
e organi – ossa, nervi ecc - tessendo una trama protettiva, detta fascia, che
attraversa l’organismo tutto e che consente, con la sua elasticità,
l’annullamento di ogni frizione e, con la sua coesione, il contenimento
direzionale del movimento.
Il tutto, prevede un autentico lavoro interno, dove per interno intendiamo, indissolubilmente,
muscolatura profonda e articolazioni e organi e viscere, pratica sensomotoria di
un essere fisicoemotivo:
“L’essere umano è una unità psicofisica
indissolubile, pur nell’articolazione delle funzioni vitali. Il corpo è
un’unità inscindibile che genera in se stessa il proprio ‘senso’. Nella nostra
cultura è radicata una concezione dualistica Corpo / Anima, Soma / Psiche;
costretti a muoverci in questa cultura, useremo il termine ‘Corpo’ non come entità distinta e opposta ad ‘Anima’ (o Spirito)
ma come ‘aspetto’ o ‘manifestazione’ dell’unità psicofisica che è l’essere
umano.” (S. Guerra Lisi & G. Stefani).
Ai prossimi post per entrare nel cuore de
“Il ritmo della Spirale”.
1. “Divenire” che comporta, ahimé, grossolani errori come
quello che mi ha portato, in questi giorni, ad avere un fastidioso dolore
tendineo al ginocchio. Lo so che la gamba non deve mai andare in iper
estensione, con buon pace dei vari fanatici dello stretching; ma qui
l’esercizio non avrebbe contemplato una iper estensione… non avrebbe … ma io
l’ho fatta e ripetutamente. Va bene, impariamo dagli errori, modificando il
tragitto di quell’esercizio, curando attentamente ogni piccolo gesto quotidiano
a partire dal camminare per non sovraccaricare il ginocchio, affinché il
“guasto” scompaia e intanto non mi impedisca di continuare il mio regolare
percorso formativo.
2. “Le potenzialità della Fascia sono al centro delle ricerche
e delle pratiche sportive di ogni tipo, dal calcio al golf fino al basket. Uno
dei connubi più famosi in tal senso è quello voluto dal capo fisioterapista
della nazionale tedesca di calcio Klaus Eder, che da decenni sta ottenendo
risultati impressionanti grazie al suo lavoro sul tessuto connettivo.
Kristina Rothengatter, giocatrice professionista di golf,
racconta così la sua esperienza: ‘Volevo
diventare più mobile nelle articolazioni dell'anca e delle spalle per poter
colpire più forte la pallina. Per questo mi sono rivolta ad un allenatore
Fasciale’”
(in Focus Germania 7.11.2015)