25 e 26 Febbraio.
Agriturismo il Palazzino Maserno – Montese
Fluido e felpato. Sono queste le parole d’ordine, è questo il “cuore”, del nostro 35° Kangeiko
Andiamo incontro al nostro campo di battaglia, che è
scontro tra il movimento legnoso, meccanico, privo di consapevolezza, tutto
sforzo e muscolatura superficiale, e, invece, la capacità di ascoltarsi, di
cogliere il flusso che ci scorre dentro trasformandolo in agire, agire “fluido
e felpato”. Agire in cui ogni movimento contiene già l’avvio del successivo.
Sorta di spirale ed onda di movimento, dal bacino, attraverso il torso
espandendosi per onde in tutto il corpo.
Sono evoluzioni che disegnano nello spazio un’architettura
insieme preziosa e potente, scaturita dai significati interni dell’agire e dal
crogiuolo di emozioni, non da modelli imposti e copiati.
Le domande, in un approccio maieutico sensato, unico capace
di far progredire il praticante, qualsiasi praticante, “Quale parte di te corpo si muove?”, “Quale direzione prende il tuo muoverti?”, “Quale è la tua velocità di esecuzione?”, “Quale è il livello di concentrazione dell’energia osteo-muscolare che
vai utilizzando?”
Le domande, a condurre il praticante dall’ostinata
resistenza del più rigido apparato locomotore, dell’intransigenza al cedere,
allo sprofondare, verso un nuovo allineamento delle forze. Sarà questo
allineamento a formare risposte motorie sensate, credibili, efficaci ed
efficienti.
Sarà lasciare emergere gesti e movimenti inconsci che, nel
rispondere pratico alle domande di cui sopra, diventano riappropriazione
consapevole e comprensibile.
A guisa di koan zen fisicoemotivi. E torna, eccome se
torna, la Tradizione della trasmissione da Maestro ad allievo, laddove il
Maestro non dà ne è la risposta, non è la mamma che ti accudisce e risolve ogni
problema, ma è il “nato prima, il Sensei, che ti pone nel problema e ti
accompagna, senza risolvertelo, nei meandri e nei conflitti che del problema
sono l’essenza; è il padre, che ti propone i rudimenti della caccia ma poi a
cacciare l’orso sei tu.
Di fronte a tanti bimbi trentenni e quarantenni, smarriti,
capricciosi, deboli, che corrono ansiosi tra le braccia del Maestro-mamma ad
imparare le tecniche, questa o quell’arte di combattimento, non posso non
vedere l’assenza del padre, la lontananza del padre. Non posso non vedere la
ricerca parossistica di una mamma onnipotente che, nel proteggerli ed insegnare
loro, li renda forti!!
Noi, invece, oltre i confini dell’edulcorato imparare o
dell’ottusa fatica fisica addentata per dimenticare, attraversiamo le nostre
interiori terre sconosciute. Attraverso la forza del potere, giungerà presto il
momento della trasformazione. Il momento del “fluido e felpato”.
Per farlo, navighiamo su mari dai colori diversi, tra
diverse correnti, che si chiamino Danza Sensibile o Chi Kung, Kiko o
Feldenkrais, Tai Chi Chuan o Gestalt, fino alle terre del Kenpo Taik Ken.
Lì, camminiamo, agiamo, per una vittoria incerta, una
vittoria mai definitiva, ma che è certamente la nostra personale vittoria.
Noi, qui, al 35° Kangeiko dello Z.N.K.R., non siamo i
prescelti, non siamo i fortunati, semplicemente abbiamo voluto scegliere di
esserci. Scegliere come avviene per tutti, ma proprio tutti, in ogni momento
della vita quotidiana, su ogni occasione della vita quotidiana.
Noi, qui, al 35° Kangeiko, sappiamo che non possiamo
fallire ora, non possiamo allontanarci dal prezioso tesoro che queste terre
racchiudono in sé e, se mai falliremo, se mai cadremo, sarà per rialzarci e
rialzarci ancora.
Divertìti nel nostro sputare sangue e sudore, sorridenti
nel nostro faticare tra l’equilibrio precario di calci studiati in un modo del
tutto nuovo solo per imparare di bilanciamento di pesi e di forze, di
stiramento tendineo e muscolare; tra successioni di gesti a richiamare le
caratteristiche della gru; tra giochi e spostamenti ad occupare spazi inusuali.
Soprattutto contenti di questi due giorni insieme,
consapevoli che ogni individuo sano, autenticamente guerriero, sa che non può
guardare solo dentro se stesso, e già farlo non è poco, ma ha il compito
Tradizionale di guardare anche al di fuori, a riorganizzare le sue relazioni
con chi e cosa lo circonda.
Perché, almeno questo è il mio pensiero, “In un tempo senza ideali né utopia, dove
l’unica salvezza è un’onorevole follia” (G. Gaber), questa follia, questo allontanarsi dal pensiero unico
che regna nelle Arti Marziali / sport da combattimento come nei mezzi di
comunicazione, in politica, nell’istituzione scolastica, ecc, è, guardia sempre
alta, offrirsi come testimoni, come esempi, pur fragili, vulnerabili e
contraddittori o forse forti proprio di questo, agli abitanti sordi, ciechi, di
questo mondo in decomposizione.
(Albert Camus)
PS) Sul prossimo numero di SHIRO, on line a fine Marzo,
altre foto ed i commenti di alcuni dei protagonisti
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RispondiEliminaGrazie per tutti quelli che mi hanno contattato o lasciato un messaggio...bellissima avventura ma l'occhio nero me lo sono fatta al mattino a lavoro e non in allenamento..non per questo è stato meno intenso o provante
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