martedì 28 febbraio 2017

35° Kangeiko. Stage invernale


25 e 26 Febbraio.
Agriturismo il Palazzino Maserno – Montese

 
Fluido e felpato. Sono queste le parole d’ordine, è questo il “cuore”, del nostro 35° Kangeiko

Andiamo incontro al nostro campo di battaglia, che è scontro tra il movimento legnoso, meccanico, privo di consapevolezza, tutto sforzo e muscolatura superficiale, e, invece, la capacità di ascoltarsi, di cogliere il flusso che ci scorre dentro trasformandolo in agire, agire “fluido e felpato”. Agire in cui ogni movimento contiene già l’avvio del successivo. Sorta di spirale ed onda di movimento, dal bacino, attraverso il torso espandendosi per onde in tutto il corpo.
Sono evoluzioni che disegnano nello spazio un’architettura insieme preziosa e potente, scaturita dai significati interni dell’agire e dal crogiuolo di emozioni, non da modelli imposti e copiati.

Le domande, in un approccio maieutico sensato, unico capace di far progredire il praticante, qualsiasi praticante, “Quale parte di te corpo si muove?”, “Quale direzione prende il tuo muoverti?”, “Quale è la tua velocità di esecuzione?”, “Quale è il livello di concentrazione dell’energia osteo-muscolare che vai utilizzando?”
Le domande, a condurre il praticante dall’ostinata resistenza del più rigido apparato locomotore, dell’intransigenza al cedere, allo sprofondare, verso un nuovo allineamento delle forze. Sarà questo allineamento a formare risposte motorie sensate, credibili, efficaci ed efficienti.

Sarà lasciare emergere gesti e movimenti inconsci che, nel rispondere pratico alle domande di cui sopra, diventano riappropriazione consapevole e comprensibile.
A guisa di koan zen fisicoemotivi. E torna, eccome se torna, la Tradizione della trasmissione da Maestro ad allievo, laddove il Maestro non dà ne è la risposta, non è la mamma che ti accudisce e risolve ogni problema, ma è il “nato prima, il Sensei, che ti pone nel problema e ti accompagna, senza risolvertelo, nei meandri e nei conflitti che del problema sono l’essenza; è il padre, che ti propone i rudimenti della caccia ma poi a cacciare l’orso sei tu.

Di fronte a tanti bimbi trentenni e quarantenni, smarriti, capricciosi, deboli, che corrono ansiosi tra le braccia del Maestro-mamma ad imparare le tecniche, questa o quell’arte di combattimento, non posso non vedere l’assenza del padre, la lontananza del padre. Non posso non vedere la ricerca parossistica di una mamma onnipotente che, nel proteggerli ed insegnare loro, li renda forti!!
Noi, invece, oltre i confini dell’edulcorato imparare o dell’ottusa fatica fisica addentata per dimenticare, attraversiamo le nostre interiori terre sconosciute. Attraverso la forza del potere, giungerà presto il momento della trasformazione. Il momento del “fluido e felpato”.

Per farlo, navighiamo su mari dai colori diversi, tra diverse correnti, che si chiamino Danza Sensibile o Chi Kung, Kiko o Feldenkrais, Tai Chi Chuan o Gestalt, fino alle terre del Kenpo Taik Ken.
Lì, camminiamo, agiamo, per una vittoria incerta, una vittoria mai definitiva, ma che è certamente la nostra personale vittoria.

Noi, qui, al 35° Kangeiko dello Z.N.K.R., non siamo i prescelti, non siamo i fortunati, semplicemente abbiamo voluto scegliere di esserci. Scegliere come avviene per tutti, ma proprio tutti, in ogni momento della vita quotidiana, su ogni occasione della vita quotidiana.

Noi, qui, al 35° Kangeiko, sappiamo che non possiamo fallire ora, non possiamo allontanarci dal prezioso tesoro che queste terre racchiudono in sé e, se mai falliremo, se mai cadremo, sarà per rialzarci e rialzarci ancora.

Divertìti nel nostro sputare sangue e sudore, sorridenti nel nostro faticare tra l’equilibrio precario di calci studiati in un modo del tutto nuovo solo per imparare di bilanciamento di pesi e di forze, di stiramento tendineo e muscolare; tra successioni di gesti a richiamare le caratteristiche della gru; tra giochi e spostamenti ad occupare spazi inusuali.
Soprattutto contenti di questi due giorni insieme, consapevoli che ogni individuo sano, autenticamente guerriero, sa che non può guardare solo dentro se stesso, e già farlo non è poco, ma ha il compito Tradizionale di guardare anche al di fuori, a riorganizzare le sue relazioni con chi e cosa lo circonda.

Perché, almeno questo è il mio pensiero, “In un tempo senza ideali né utopia, dove l’unica salvezza è un’onorevole follia” (G. Gaber), questa follia, questo allontanarsi dal pensiero unico che regna nelle Arti Marziali / sport da combattimento come nei mezzi di comunicazione, in politica, nell’istituzione scolastica, ecc, è, guardia sempre alta, offrirsi come testimoni, come esempi, pur fragili, vulnerabili e contraddittori o forse forti proprio di questo, agli abitanti sordi, ciechi, di questo mondo in decomposizione.

 
“Non è la lotta che ci obbliga a essere artisti, è l’arte che ci obbliga a lottare”
(Albert Camus)

 

PS) Sul prossimo numero di SHIRO, on line a fine Marzo, altre foto ed i commenti di alcuni dei protagonisti

 











2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Grazie per tutti quelli che mi hanno contattato o lasciato un messaggio...bellissima avventura ma l'occhio nero me lo sono fatta al mattino a lavoro e non in allenamento..non per questo è stato meno intenso o provante

    RispondiElimina