Formarsi a Mukae,
“assorbire”, che è “ridurre la forza massima del colpo dell’avversario”
(https://taikiken.org/), il
che richiede la capacità di aderirvi, di flettersi per accompagnarlo, di
stabilire un contatto continuo. Che è Ukemi nel significato di
“corpo che riceve”, Aikinel significato di “adattarsi reciprocamente”,Musubi che è “legare tra di loro”.
Uno dei tanti giochi Spirito Ribelle che aprono il
terreno alla pratica del Chi Sao, le “mani appiccicose”, del Suishou,
le “mani che premono”, del Maki, “avvolgere”.
Uno
dei tanti giochi per formarsi alla cedevolezza, Ju, che è il
cuore della pratica marziale. Questo a livello SEMPRE FISICOEMOTIVO.
Dunque un corpo flessibile, in
grado di adattarsi, persino di intuire i mutamenti, per volgerli a proprio
vantaggio, ma non solo nel malaugurato caso di aggressione in strada, quanto
nel ben più comune accadere dei conflitti relazionali in famiglia, sul lavoro,
nei rapporti sentimentali, in quelli educativi ecc.
Quei micro – conflitti in cui noi tutti siamo immersi in
quanto animali sociali e che richiedono una presenza coerente quanto
flessibile, accogliente quanto salda, propositiva quanto comprensiva. Una
presenza empatica, persino simpatica,
consapevole che:
“I
conflitti, nonostante sia difficile coglierlo, sono un’opportunità preziosa
di
imparare a star bene con gli altri e con se stessi”
Alla voce Gambaru Kiko
(movimenti di energia ed impegno) troviamo diverse movenze, tutte accumunate
dal richiedere un certo sforzo fisico, un certo “impegno”.
Qui proponiamo un gioco che unisce pratica in disequilibrio
e fluidità, che chiede al praticante di agire secondo le diverse onde (nami)
del corpo armonizzandole con l’equilibrio precario.
Il lavoro di trazione richiama modulazione tonica e
connessione centro – periferia. Il peso entra in gioco, mani ad afferrare la
cintura, lasciando uscire il baricentro dalla base di appoggio del corpo, servendosi
della trazione per non cadere al suolo o tornare in asse, attività che richiede
la disponibilità delle ginocchia.
Molte sono le abilità in gioco,
sempre agite sul palcoscenico del fisicoemotivo:
Mantenere consapevolezza di sé e propriocezione (1)
in situazione disagiata, critica.
Affidarsi alle proprie conoscenze corporee e di movimento
costruite nella formazione abituale, di equilibrio, senza rinunciarvi in favore
di azioni rigide, parziali, solo perché si è in difficoltà.
Simulare una situazione di scontro dominata da kuzushi
(squilibrio, sbilanciamento) subìto, operando comunque in totale libertà di
gesti (2).
Agire in tensione rilassata (3), capace di esprimere
al meglio l’attivazione del sistema nervoso in sequenze fluide, laddove il
contrappeso sia gestito tranquillamente.
Sperimentare nuove esperienze sensoriali che sollecitino
traiettorie insolite e, nel contempo, costruiscano inconsuete interconnessioni
corporee e un ininterrotto riadattamento articolare.
Operare una efficace canalizzazione dinamica sia in
soggetti impulsivi che disorganizzati.
Il proseguo di questo Gambaru
Kiko prevede una serie di varianti, principalmente:
Il compagno, a volte, lascia la cintura e il soggetto
immediatamente si adatta lasciandosi cadere al suolo, ukemi(4),
eventuale disposizione ad una “proiezione di sacrificio” (sutemi waza).
Il compagno si muove nello spazio e il soggetto si adatta,
mantenendo la tensione della cintura, occupando a piacere lo spazio e senza
interrompere il fluire delle onde.
Il gioco viene effettuato con una corda elastica, cosicché
il soggetto abbia l’impegno costante di mantenere la tensione
Tale modalità di formazione, con gli opportuni adattamenti,
viene utilizzata in diverse Arti. Per esempio, nel PaKwa, il
soggetto che cammina in cerchio ha il polso legato da una cintura tenuta da un
compagno, al centro del cerchio, che gira su stesso tirandolo a sé: Il soggetto
deve mantenere l’esatto percorso circolare nonostante l’opposizione del
compagno e anche quando questi improvvisamente lascia la cintura creando un
improvviso squilibrio.
“L’uso
di uno strumento può modificare il nostro schema corporeo, la nostra relazione
con il mondo intorno a noi, e con essa il modo in cui percepiamo l’ambiente
circostante” (A. Noe in ‘Action in perception’)
1. Propriocezione: Il senso di posizione e di movimento degli
arti e del corpo che si ha indipendentemente dalla vista e rilevate da
recettori periferici denominati propriocettori.
2. “Nel Judo, al contrario, lo stato di equilibrio è
considerato inadatto all’azione. Noi insegniamo una stabilità funzionale, un
equilibrio instabile, precario, che ha valore per un certo determinato
instante, sufficiente soltanto a compiere l’azione in corso” (M.
Feldenkrais in ‘Judo per cinture nere’).
3. “Un corpo sano è più assimilabile a quella che viene
definita una struttura tensointegra, ovvero una struttura la cui integrità è
mantenuta dalla tensione tra le parti, mentre gli elementi rigidi hanno il
compito di mantenere la distanza fra di esse”. E anche: “La
postura fisica, cioè il modo nel quale si posiziona il corpo nello spazio, è
certamente dipendente dalla struttura assunta dalle parti del corpo nel campo
gravitazionale terrestre, ma questa struttura è interattivamente collegata con
la “postura” emozionale e psicologica che assumiamo nei confronti dell’ambiente
nel quale viviamo, cioè con i nostri sistemi di relazione e di difesa” (M.
Soldati in “Corpo e cambiamento’)
4. Nel mondo occidentale la caduta, il cadere, ha connotati
negativi, tanto da considerarla una disgrazia (anche in senso lato), le cui
conseguenze sono tuttalpiù da attutire, riducendo il danno. Nel Budo
giapponese, ukemi invece è traducibile con “corpo che riceve”,
dunque come accettazione di un possibile rovescio a cui prontamente rispondere
o addirittura da volgere a proprio vantaggio. Ellis Amdur, scrittore ed esperto
di Koryu, scuole marziali tradizionali, nel suo “A duello con O
Sensei” scrive: “Ukemi è il cuore del Budo” riferendosi anche al ruolo
che uke, colui che riceve, e uketachi, la spada che
riceve, hanno nella pratica tradizionale.
Quelle stesse mani con cui tocchiamo e che
ci toccano, interazione gestuale che è interazione fisicoemotiva, di sensi e
sensazioni.
In
questi anni di alienazione, di schizofrenia corporea, tra i tanti modi di
manifestarla campeggia il corpo mondanizzato: “corpo che si fa cosa del
mondo” (E. Borgna “L’arcipelago delle emozioni).
Qui
entra in gioco lo Spirito Ribelle, che non solo va oltre la ridicola
divisione corpo e mente con quest’ultima a dominare, ma va oltre l’idea modestamente
progressista di “espressione del corpo” per abbracciare invece “corpo
delle espressioni” (S. Spaccapanico Proietti “Umanizzare il
movimento”).
Significa,
nel contesto di relazioni che non sempre (spesso?) faticano a danzare dentro i
confini della fusione da un lato e del conflitto aspro dall’altro, conoscere e
sviluppare il sapere delle emozioni (che sono emos – azioni) e dei sensi, gli
unici in grado di aprirsi con equilibrio, con la capacità di filtrare o
respingere, all’altro da me, e dunque all’alterità in senso lato, quell’archè
che, nell’antica Grecia, era forza primitiva, lei originatrice del mondo e
delle cose.
Ecco,
in poche righe, comparire la capacità di ognuno di noi né di farsi sottomettere
né di cercare a tutti costi lo scontro, capacità che sostanzia il Randori
d’Entraide; di abiurare il tristo mondo delle ripetizioni, tratto
caratteristico delle personalità ossessivo – compulsive quand’anche in versione
sfumata, dunque pratica di forme (katao taolu) non
come modelli rigidamente prefissati e da imitare pedissequamente ma come trans
– forma, personali espressioni del praticante, quanto quello del silenzio e
della chiusura che è tentativo di negare il mondo, le relazioni che cambiano;
l’equilibrio come miscela di sottili disequilibri da accettare e gestire o
capovolgere, addirittura a volte a proprio vantaggio, come nei Sutemi
Waza, le proiezioni di “sacrificio; il danzare tra accettazione
parsimoniosa e slancio avvolgente che caratterizza le strategie Mukae
(assorbire) e Sashi Te (aggredire la sfera di difesa dell'avversario),
o che forma il gioco deiSuishou (premere e tirare).
Quale
altro migliore modo di formarsi adulti autodiretti, vitali ed erotici, che
operare il cambiamento di sé corpo, corpo Leib, in sintonia con il
cambiamento del mondo, attraverso un efficace ed efficiente fare marziale, fare
Spirito Ribelle?
“In definitiva tutte le forme di
conoscenza portano alla conoscenza di se stessi. Quindi, queste persone mi
chiedono di insegnare loro non tanto a difendere se stesse o come essere
qualcuno. Esse desiderano piuttosto imparare a esprimersi attraverso un
movimento, che sia rabbia, determinazione o qualsiasi altra cosa. Quindi, in
altre parole, mi pagano per mostrare loro, sotto forma di combattimento, l'arte
di esprimere il corpo umano.” (Bruce
Lee)