Il primo kanji, tan 鍛 combina due parti: la parte destra 段 è un carattere che può essere letto sia tan che dan e significa passo, grado, livello (come ad esempio in shodan, nidan, ecc.).
La parte sinistra 金,
invece, significa oro.
練 (ren), esprime i
significati di esercitarsi, allenarsi, ma anche di plasmare o raffinare. Si
pensi in questo caso all’azione dello spadaio giapponese che, un colpo di
maglio dopo l’altro, toglie le impurità dal panetto di acciaio per realizzare
la sbarra da cui poi prenderà forma il katana.
L’intera parola Tanren significa forgiare la propria mente, spirito e corpo o waza (tecnica, abilità) così come viene forgiato il metallo.
Ogni formazione in qualsiasi ramo di attività può essere
definito Tanren. Gli ideogrammi 鍛錬 che formano
questa parola rappresentano l’idea di lavoro continuo, necessario affinché un
metallo sia idoneo alla sua forgiatura.
Nell’ambito dell’apprendimento di una qualsiasi disciplina
fisica, Tanren non è dunque riferito allo sviluppo di un’abilità
tecnica specifica, quanto alla necessaria preparazione di base, fondamentale (hon).
E’ evidente l’analogia tra la formazione fisica, corporea,
di un praticante e il lavoro necessario alla costruzione di un katana.
Per iniziare occorre anzitutto una forgia. Col
riscaldamento e la battitura si ottengono i cambiamenti necessari a raffinare
il materiale ferroso di partenza, il tamahagane 玉鋼. Su questo, metterà le mani il Maestro per dare vita
completa alla lama.
Similmente, la formazione costante costituisce la
forgiatura del praticante perché sia pronto alla pratica marziale vera e
propria.
1. 1. Il movimento
ad onda (nami) utilizza muscoli e tendini dell’intero corpo
in sinergia con l’apparato scheletrico per effettuare ogni movimento. Per
questo la formazione non può prescindere dall’attenzione al tessuto connettivo
ed agli stessi organi interni, assolutamente non privilegiando muscoli e loro
allenamento.
La catena cinetica, agendo in
continuum dal punto più lontano a quello di arrivo, accelera ed incrementa in
modo esponenziale l'azione impattando sul bersaglio in modo esplosivo. Questa
catena cinetica ha un movimento dall'andamento ondulatorio e si esprime, al
momento dell'impatto, come un colpo breve ed intenso che procura una forte
scossa all’interno del bersaglio. Non si esegue con una contrazione muscolare
volontaria, ma attraverso la torsione in successione delle articolazioni,
secondo i principi dell’embriologia.
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