Formarsi a Mukae, “assorbire”, che è “ridurre la forza massima del colpo dell’avversario” (https://taikiken.org/), il che richiede la capacità di aderirvi, di flettersi per accompagnarlo, di stabilire un contatto continuo. Che è Ukemi nel significato di “corpo che riceve”, Aiki nel significato di “adattarsi reciprocamente”, Musubi che è “legare tra di loro”.
Uno dei tanti giochi Spirito Ribelle che aprono il
terreno alla pratica del Chi Sao, le “mani appiccicose”, del Suishou,
le “mani che premono”, del Maki, “avvolgere”.
Uno
dei tanti giochi per formarsi alla cedevolezza, Ju, che è il
cuore della pratica marziale. Questo a livello SEMPRE FISICOEMOTIVO.
Dunque un corpo flessibile, in
grado di adattarsi, persino di intuire i mutamenti, per volgerli a proprio
vantaggio, ma non solo nel malaugurato caso di aggressione in strada, quanto
nel ben più comune accadere dei conflitti relazionali in famiglia, sul lavoro,
nei rapporti sentimentali, in quelli educativi ecc.
Quei micro – conflitti in cui noi tutti siamo immersi in
quanto animali sociali e che richiedono una presenza coerente quanto
flessibile, accogliente quanto salda, propositiva quanto comprensiva. Una
presenza empatica, persino simpatica,
consapevole che:
“I
conflitti, nonostante sia difficile coglierlo, sono un’opportunità preziosa
di
imparare a star bene con gli altri e con se stessi”
(D. Novara pedagogista e counselor)
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