“In
origine, l’allenamento dei kata con un partner veniva condotto in un modo in
cui non avevi una seconda possibilità se non potevi parare l’attacco. Era un
mondo in cui non potevi offrire scuse e dire: ‘Fammi fare di nuovo! ...’” (in
Aikido Journal intervista al M° Kuroda Tetsuzan)
Qualcuno, poi, spieghi loro che, in una forma (kata) a due,
se Tori (il meno esperto) porta un contrattacco ad Uke (il più esperto),
diverso da quello “della poesiola imparata a memoria” e questi non è in grado
di parare o schivare, non è Tori a dover essere rimbrottato perché ha sbagliato
un verso “della poesiola imparata a memoria”, ma Uke (il “presunto” più
esperto) che ancora non ha capito il senso dei kata, la loro simulazione di un
combattimento.
Simulazione che non è imitazione, ma
praticare nelle condizioni effettive in cui si svolgono particolari
avvenimenti. La simulazione è un modello di rappresentazione della realtà che
consente di riprodurre un particolare ambiente nelle sue componenti anche emotive,
mentre l’imitazione si riferisce a “casi in cui un individuo,
avendo osservato un movimento corporeo, deliberatamente realizza un movimento corporeo
topograficamente simile” (Cecilia Heyes, psicologa e ricercatrice)
e nulla più.
Ma davvero, chi mi sta leggendo, non ricorda la completa
differenza agita e provata tra la “imitazione” di un’evacuazione da un incendio
di cui sapeva data ed orario e la “simulazione” quando la prova di evacuazione
non era stata annunciata in precedenza e il timore di un incendio era reale,
era sentito sulla propria pelle?
Se proprio vuoi formarti marzialmente con i kata in coppia,
almeno fallo stando, sul piano fisicoemotivo, dentro al concetto di
“simulazione” e non di “finzione”. Sempre che il tuo Maestro conosca la
differenza e sappia spiegartela carnalmente, fattivamente.
“Wang
Xiang Zhai scrive: ‘Cercare la mobilità (dong) nell’immobilità (jin).’ Zhig è
cercare l’immobilità nella mobilità. La mobilità nella quiete è vera mobilità,
così come la quiete nella mobilità è vera quiete” (M°
Tokitsu Kenji in Yi Chuan)
Prendo come esempio una situazione abituale, da stazione
eretta per poi iniziare a fare un passo avanti: tutti, ma proprio tutti, prima
scaricano il peso da una gamba all’altra, poi iniziano il passo. Evidentemente
non hanno una postura efficace ed efficiente se hanno bisogno di un gesto
inutile, gesto parassita, per avviare il movimento nello spazio: motore
spento!!
Inoltre, ogni movimento nello spazio, mentre finisce, già
avvia il movimento successivo, scivola nel movimento successivo senza stop; se
non hai una buona percezione di te scheletro e combinazioni articolari (non
della rete muscolare!!), se non pratichi di onde e spirali, ogni movimento
terminerà, seguirà una pur beve, brevissima pausa, e solo successivamente
attiverai un altro movimento: motore spento!! Senza fare alcuna fatica, guarda
su you tube un qualsiasi video di qualsiasi arte marziale, e vi troverai solo
movimenti a strappo, movimenti intervallati da pause, mentre ti occorrerà molta
fatica in termini di tempo per trovare un qualche raro, rarissimo filmato in
cui ogni movimento scivola nell’altro senza soluzione di continuità.
La differenza tra il fluire armonioso e il muoversi a
strappi, a singhiozzo, è enorme in termini di salute come di efficacia ed
efficienza combattente. Provare per credere!!
1. 1. Scrivo
“ante anni ‘90” perché dagli anni ’90, in Italia, ha preso progressivamente
piede lo “Start & Stop”, un sistema che spegne e riaccende automaticamente
il motore durante le brevi soste, riducendo il tempo in cui il motore gira al
minimo.