lunedì 22 maggio 2023

Menzogne marziali

“In origine, l’allenamento dei kata con un partner veniva condotto in un modo in cui non avevi una seconda possibilità se non potevi parare l’attacco. Era un mondo in cui non potevi offrire scuse e dire: ‘Fammi fare di nuovo! ...’” (in Aikido Journal intervista al M° Kuroda Tetsuzan)

Qualcuno lo racconti, qualcuno lo spieghi ai vari Maestri ed allievi, non importa di quale Arte Marziale a mani nude o con armi, sia giapponese, cinese, vietnamita ecc. sia con katana, bo, tonfa ecc: I kata in coppia non sono poesiole motorie imparate a memoria e recitate pedissequamente come fa un bimbo alla recita di Natale.

Qualcuno, poi, spieghi loro che, in una forma (kata) a due, se Tori (il meno esperto) porta un contrattacco ad Uke (il più esperto), diverso da quello “della poesiola imparata a memoria” e questi non è in grado di parare o schivare, non è Tori a dover essere rimbrottato perché ha sbagliato un verso “della poesiola imparata a memoria”, ma Uke (il “presunto” più esperto) che ancora non ha capito il senso dei kata, la loro simulazione di un combattimento.

Simulazione che non è imitazione, ma praticare nelle condizioni effettive in cui si svolgono particolari avvenimenti. La simulazione è un modello di rappresentazione della realtà che consente di riprodurre un particolare ambiente nelle sue componenti anche emotive, mentre l’imitazione si riferisce acasi in cui un individuo, avendo osservato un movimento corporeo, deliberatamente realizza un movimento corporeo topograficamente simile” (Cecilia Heyes, psicologa e ricercatrice) e nulla più.

Ma davvero, chi mi sta leggendo, non ricorda la completa differenza agita e provata tra la “imitazione” di un’evacuazione da un incendio di cui sapeva data ed orario e la “simulazione” quando la prova di evacuazione non era stata annunciata in precedenza e il timore di un incendio era reale, era sentito sulla propria pelle?

Se proprio vuoi formarti marzialmente con i kata in coppia, almeno fallo stando, sul piano fisicoemotivo, dentro al concetto di “simulazione” e non di “finzione”. Sempre che il tuo Maestro conosca la differenza e sappia spiegartela carnalmente, fattivamente.

 

“Wang Xiang Zhai scrive: ‘Cercare la mobilità (dong) nell’immobilità (jin).’ Zhig è cercare l’immobilità nella mobilità. La mobilità nella quiete è vera mobilità, così come la quiete nella mobilità è vera quiete” (M° Tokitsu Kenji in Yi Chuan)

Spesso ricordo ai miei allievi di tenere sempre il “motore acceso”. Non è affermazione molto ortodossa, tradizionale!! Però, ora nel terzo millennio, ricorda loro che, come su un’auto ante anni ’90 (1), quando ti fermi ad uno stop, non spegni il motore altrimenti non saresti pronto a ripartire, che quando passi da una marcia all’altra non spegni il motore.

Prendo come esempio una situazione abituale, da stazione eretta per poi iniziare a fare un passo avanti: tutti, ma proprio tutti, prima scaricano il peso da una gamba all’altra, poi iniziano il passo. Evidentemente non hanno una postura efficace ed efficiente se hanno bisogno di un gesto inutile, gesto parassita, per avviare il movimento nello spazio: motore spento!!

Inoltre, ogni movimento nello spazio, mentre finisce, già avvia il movimento successivo, scivola nel movimento successivo senza stop; se non hai una buona percezione di te scheletro e combinazioni articolari (non della rete muscolare!!), se non pratichi di onde e spirali, ogni movimento terminerà, seguirà una pur beve, brevissima pausa, e solo successivamente attiverai un altro movimento: motore spento!! Senza fare alcuna fatica, guarda su you tube un qualsiasi video di qualsiasi arte marziale, e vi troverai solo movimenti a strappo, movimenti intervallati da pause, mentre ti occorrerà molta fatica in termini di tempo per trovare un qualche raro, rarissimo filmato in cui ogni movimento scivola nell’altro senza soluzione di continuità.

La differenza tra il fluire armonioso e il muoversi a strappi, a singhiozzo, è enorme in termini di salute come di efficacia ed efficienza combattente. Provare per credere!!

 

1.    1.  Scrivo “ante anni ‘90” perché dagli anni ’90, in Italia, ha preso progressivamente piede lo “Start & Stop”, un sistema che spegne e riaccende automaticamente il motore durante le brevi soste, riducendo il tempo in cui il motore gira al minimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 18 maggio 2023

Profondo

Minaccia di pioggia, minaccia sostenuta da un cielo corrucciato e turbolento. Così oggi pratichiamo ai giardini della Besana: rifugio protetto, rifugio che lasciando pure lo spazio aperto è in grado di fermare gli scrosci anche i più violenti.

La Besana, un passato a cavalcioni tra la morte e la speranza, retaggi mai sopiti di un tempo che sembra parlare, luogo magico, luogo profondo, a sapere ascoltare.

Così mi pare di udire una voce smorzata che mi sussurra, dice che il mondo, le cose, non è quello che crediamo che sia.

E noi, dopo pochi movimenti di immersione ed emersione, pratichiamo “Shoshuten”, accordandoci al ritmo dell’onda, del movimento ondulatorio, e al gioco delle spirali.

Lo so, lo sappiamo bene noi Spirito Ribelle, che miriamo ad altre specie di verità e continuiamo imperterriti da anni, da decenni, che forse ci stiamo accostando a un centro.

In psicoanalisi è il Super Io, che è pure lui “inconscio”, è la riproduzione delle esigenze, delle regole dettate dalla società e interiorizzate. Giocare a scoprirle, a conviverci consapevolmente, prendendone le distanze quando lo Spirito Ribelle vuole la sua libertà. Che sia rifugiandosi nel bosco o mordendo selvaggiamente il cuore dell’avversario, tra gomitate violente e violente testate.

Ricongiunzione impossibile con l’Es che si alimenta di Eros e Thanatos: Amore e sessualità, morte e distruzione.

I colpi fioccano rapidi, Le risate ed i sorrisi non mancano, tanto il cuore leggero non prescinde dal cuore guerriero, implacabile, non prescinde dalla brutalità del “Taiki Ken, il “pugilato della spontaneità”.

In questi nostri incontri, in ogni serata insieme, c’è la celebrazione di un alto grado di reale e, nel contempo, una specie di apertura, di fessura sull’ignoto, sul non conosciuto.

Sumbrada” a lunga distanza, perché il fluire sia davvero tale, i bastoni che fischiano solcando l’aria, corpi agili, corpi pesanti, comunque corpi vivi, corpi ribelli.

Le ombre della sera prendono ad allungarsi, danziamo la forma di “Tai Chi Chuan”, come se l’origine non fosse del tutto persa per noi, dimentichi finalmente dell’origine temporale per provare a ritrovarla in noi stessi, così fiduciosi nel muoversi dentro l’avventura, alla caccia di Poteri Potenti.