Il
diritto del bambino al rispetto
Questa
frase, che è il titolo di un bellissimo e straziante libro di Janusz Korczak (
morto con i suoi bambini ad opera dei nazisti ) mi risuona nella mente, al
termine della riunione di classe: 3° B, dove studia mio figlio Lupo.
Riunione
povera e deludente.
Le
due maestre che, a fronte della loro stessa affermazione “E’
normale che i bambini siano vivaci” mettono “note” e castighi come fondanti
il rispetto delle regole. Ma non sono nemmeno castighi, si affrettano ad
aggiungere. No, dico io, sono solo la dimostrazione che chi ne ha la
responsabilità non sa coinvolgere il gruppo, non sa fare delle resistenze
all'interno del gruppo un’occasione di crescita e formazione. Mirabile la
punizione di tenere i bambini seduti al banco, a fare merenda. “Ma possono giocare ugualmente, certo stando
seduti”. Otto ore di scuola, otto anni d’età e li privi della gioia del
movimento !!
Niente
pedagogia che, escludendo la colpevolizzazione, lavori sulla
responsabilizzazione individuale e di gruppo. Tanta tensione perché l’allievo
impari le materie e non invece impari ad imparare, costruisca, con gli altri e
le maestre stesse, una comunità d’apprendimento.
La
solita ideologia di controllo e giudicante, una scuola che pretende conferme invece che ricerca ed apprendimento.
D'altronde,
quando sento una madre dire che la propria figlia ha piegato la forchetta in
mensa e, per questo, va sgridata / punita,
dunque capisce il metodo delle maestre …
Certo,
puniamo la bimba. E una volta punita. Amen.
Più
facile, molto meno impegnativo che chiedersi cosa c’è in quel gesto, cosa
presuppone e dove potrà portare. Più semplice
e deresponsabilizzante castigare, invece
di esplorarne, con la figlia, i contenuti: magari ci sarebbe da lavorare
sull'essere assertiva della bimba, se quel gesto ha fatto per imitazione, onde già
mettere i presupposti perché, da più grande, non cada nella dipendenza da “banda
minorile”; magari ci sarebbe da lavorare sul senso di frustrazione che ha in
casa per un’educazione che sente troppo rigida e si sfoga fuori casa, oggi è
una forchetta e domani ? No, dai, una sgridata ed un castigo e via.
Alcuni
anni fa, dopo una bella serata in casa con amici adulti, Lupo, nel salutarne
uno, lo prese a calcetti e dispetti. Facile sgridarlo e magari punirlo “Così non si fa, sei un maleducato !”
Facile ma dove ci ( me e Lupo, padre e figlio) avrebbe portato ? Da nessuna
parte: una mia affermazione di autoritarismo e lui sottomesso. Stop.
Invece
gli ho parlato, gli ho chiesto come stava / cosa provava nel fare del male ad
un nostro amico ed è subito emersa la verità. La verità di un bimbo che
soffriva nel distacco, nel vedere andar via una persona a cui voleva bene.
Ecco, allora, il lavoro sul riconoscimento delle emozioni, sulla loro gestione,
sulla capacità di accettare il distacco. Viviamo in una società che parla
molto, moltissimo di sesso e qualcosa fa di educazione sessuale, ma poco parla
e niente fa di educazione sentimentale ed emozionale. E questa mancanza si
sente eccome, noi adulti la sentiamo e così i nostri figli. Ora, quando c’è un
distacco da amici grandi o piccoli, Lupo non ha più reazioni violente, gli
resta però un’espressione triste che non manca mai di comunicarmi e su quello
stiamo lavorando: Sull’accettazione del distacco come unica opportunità per
avere nuovi incontri. Lavoriamo perché un
domani lui saprà prendere e
lasciare consapevolmente, nelle relazioni di coppia come nelle scelte
lavorative; saprà affrontare i cambiamenti e le sfide; saprà accettare i
distacchi di ogni tipo, anche quelli luttuosi.
Difficile
lavorare, educare, così quando i bambini sono più d’uno, sono in classe ?
Assolutamente no. Da decenni, pedagogisti ed educatori operano non solo in
campo teorico, ma anche affiancando maestre delle elementari e professori delle
medie nel loro lavoro quotidiano in classe, costruendo pedagogia e didattica a
misura dei bambini e del loro apprendimento.
Lo
fanno, eccome se lo fanno, un po’ ovunque in Italia, in scuole di ogni ordine e
grado: alla scuola primaria "F.lli Cairoli" di Casteggio (Pavia)
come al CFPP di Lecco. Ne scrivono,
eccome, autori e pedagogisti passati e presenti: Danilo Dolci e Daniele Novara.
Certo,
per farlo, occorrono adulti, a scuola come in famiglia, che siano davvero tali,
siano loro per primi su un percorso di
individuazione e crescita consapevole.
Certo,
occorrono maestre che vogliano sempre mettersi in discussione ed imparare;
adulti che vogliano capire di sé e di come interagiscono; genitori attenti ai
figli ed ai segnali che questi mandano loro.
Altrimenti,
da adulti di età anagrafica ma privi
dell’adultità che è responsabilità ed
autonomia, faremo solo danni, ah , però avremo per un po’ di anni figli e
studenti apparentemente educati, rispettosi e che conoscono le materie
scolastiche. Se questo è educare e crescere !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
“ Ancora
oggi, il discorso che molti fanno, quando cerco di spiegare che è fondamentale
rispettare i tempi e le modalità di apprendimento dei bambini, è ‘Ma quando
andranno alle medie, quando andranno alle superiori ?” A me viene da rispondere
‘Ma chi si chiede quali sono i bisogni dei bambini e delle bambine e più avanti
dei ragazzi e delle ragazze?’ ”.
(R. Lovattini,
maestro e componente la Segreteria nazionale del Movimento di Cooperazione
Educativa, in “Conflitti” n°2 anno 2011)
Fotografie scattate al parco Forlanini, Milano.