“Gli
uomini muoiono, le idee no. Io non sento la mancanza dell'idea... sento la
mancanza dell'uomo”.
( nel film “V per vendetta” )
by One With No Color |
Una
storia di passioni, di un’amante antica e bellissima, l’Arte del Tai Chi Chuan,
prigioniera in un castello abitato da efebici, impacciati danzerini e
goffi manovali d’osteria, difeso da
intellettuali eunuchi profferenti formule astratte e concetti sclerotizzatisi
nel tempo.
Un
castello su cui gli eunuchi, insieme ad eruditi resi pallidi e deboli dalle
notti passate a studiare a memoria codici e volumi, hanno steso il velo grigio dell’immobilità.
Eunuchi ed eruditi che, lontani dal mistero e dalla profondità che la notte
stessa invoca per chi invece la sappia vivere, ignari del sudore e delle
pulsioni di sesso e morte che agitano gli uomini, hanno imposto alla bellissima
Arte del Tai Chi Chuan la condanna della verginità, dell’astinenza dalle emos –
azioni.
L’immobilità
e l’astinenza di una pratica schiava delle ripetizioni e della supina ed
asettica memorizzazione, storpiata e malamente invecchiata da sempre, da quando
ha preso il potere sull’originale e personale fare degli uomini, sul loro
emozionarsi nel fare. Da quando ha preso a snocciolare e dividere per
stili e famiglie, Yang, Chen , Sung; a classificare per genealogie e a
pretendere di distillare il sapere unico e l’unica verità possibile dalla
fredda ed arida elencazione di numeri che significano tecniche.
Danzerini
e manovali, insieme ad eunuchi ed
eruditi, coltivano la scissione tra inconscio e coscienza, controllano che
chiunque si avvicini al castello possa essere guastato dentro, irretito dalla
tradizione dei classici e manipolato dalla ragione priva di immagini.
Una
razionalità fredda, che pretende di dominare ciò che non comprende perché
diverso dall’identità della veglia e
della coscienza.
Ma
una pratica altra, una pratica di pulsioni ed emozioni, nient’affatto di stili
codificati e forme mummificate, è possibile.
La
avanzano ricercatori e sognatori d’azione, eretici e guerrieri che amano la
vita; che sanno fondere vitalità ed istinto di morte; che osano sfidare
l’istinto di morte attraverso amore e
sessualità, lasciando ai margini la ragione; che trasformano l’istinto di morte
in conoscenza.
Praticanti
che non si lasciano sedare dall’illusione di divenire individui integratori e
pacificatori, considerando invece il confliggere una risorsa per sé e nelle relazioni
con gli altri.
Essi
costruiscono una pratica che è relazione con sé e con gli altri e dunque è
creazione, è prassi fisicoemotiva con la realtà tutta.
by Mary Dreams |
Un
praticare che prende forma per poi trasformarsi ogni volta, come ogni volta si
trasforma il praticante, essere vivo e pulsante emozioni; un praticare
d’istinto, di pancia; un praticare che è individuazione,
ossia essere se stessi, realizzare la propria identità accettandone i lati
oscuri, quelli che non piacciono all’individuo stesso e spaventano difensori ed
abitanti del castello.
Li
spaventano perché, ragione astratta e classici alla mano, movenze rigide e
frigide, completini in raso e cineserie di mercatino, non impediscono loro di
intuire, a volte, quando la ragione fatica a mantenere il controllo, che fuori
dal castello la vita è altra cosa; che c’è, nelle campagne fuori dalle mura,
chi pratica per conoscersi e realizzarsi adulto unico.
Tuttavia,
per ignavia e quieto vivere, per interesse di potere e vigliaccheria
emotiva, efebici danzerini, goffi
smanacciatori, tristi eunuchi e forbiti
eruditi continuano ad ingannarsi, a spegnersi dentro, a funzionare di corpo
come se questi fosse una macchina asettica.
by Thran Tantra |
E
non si accorgono che la bellissima Arte del Tai Chi Chuan li ha lasciati da
soli. Lei ha abbandonato il castello, facendosi sostituire da un carapace
rinsecchito, da un ologramma che disegna sulle pareti una donna perfetta ed
immobile … finta, tanto danzerini e smanacciatori, eunuchi ed eruditi scindono
accuratamente sesso e conoscenza, emozioni e conoscenza, affidandosi a veglia e
a ragione e negando le immagini della fantasia, di “reverie”.
Essi
non si accorgeranno mai della scomparsa. O forse sì, ma negheranno con forza
impaurita la possibilità di cambiare, di separarsi, di trasformarsi, con ciò la
necessità di abbandonare il castello per perdersi nella libertà della campagna.
E continueranno ad ingannarsi, a morire di conformismo e dottrina dentro ed
intorno al castello, dentro il loro recinto.
Mentre
la bellissima Arte del Tai Chi Chuan, fianchi larghi e seni generosi, si donerà
ai praticanti della campagna, ad eretici e guerrieri, ridendo e correndo con
essi. Con coloro che le hanno saputo inviare segnali di pulsioni ed emozioni,
che si sono coraggiosamente avvicinati alle mura del castello, maramaldeggiando
eunuchi ed eruditi, mostrandosi nella loro selvaggia bellezza guerriera agli
efebici danzerini ed ai goffi manovali d’osteria.
Allora
sì, ricercatori e sognatori d’azione, eretici e guerrieri che amano la vita,
insieme alla bellissima Arte del Tai Chi Chuan vivranno a lungo. Ecco, forse
non saranno sempre felici e contenti, anzi, sovente saranno a scontrarsi, ma
sempre saranno vivi, consci che essere autodiretti e liberi è un bene prezioso,
che è meraviglioso abbracciarsi anche se questo disturba il cattedratico,
l’erudito, il meccanico delle forme. E’ meraviglioso vivere.
“L’uomo
è un animale razionale che perde regolarmente le staffe quando è chiamato ad
agire in conformità con i dettami della ragione”
(O. Wilde)