martedì 4 giugno 2013

This is England

Lupo dorme. Coinvolgo Monica nella visione di un asciutto film inglese sull’adolescenza, la figura paterna, l’educazione maschile. I temi che più prediligo e che vivono anche nella mia pratica marziale attraverso i corsi allo Z.N.K.R. e quel che propongo attraverso di essi.
Pellicola del 2006, "This is England" diretta da Shane Meadows, è ambientata nell’Inghilterra degli anni ’80, quando nel paese dominava la Tatcher e la crisi occupazionale e di valori era all’apice.
Shaun è un ragazzino ( finalmente un attore bravissimo – e ben doppiato – ma assolutamente non bello, a fronte dei tanti pupattoli, incrocio tra ambientazioni da Mulino Bianco e sex appeal alla Amici della sciagurata De Filippi, che infestano le pellicole U.S.A. e quelle italiane ) orfano del padre, militare morto nella guerra per le isole Falkland, con una madre del tutto distante dalle sue paure e dalla sua necessità di crescere.
Il giovane, vittima, a scuola, di angherie continue, trova rifugio e conforto in un gruppo di squinternati skinhead, adeguandosi, vestiti, frasario ed atteggiamenti, al gruppo. L’arrivo di un adulto, violento e disturbato, farà precipitare le cose, fino al primo passo “maturo” e consapevole di Shaun. Passo di cui, forse finalmente (!) anche la madre si renderà conto, lasciando intravedere, nel finale del film, un rapporto più coinvolgente ed aperto.
La crescita maschile di Shaun, le prove che lo attendono nella sua adolescenza, si intrecciano con un diffuso razzismo suburbano e con rigurgiti di nazionalismo, violento per strada ma che ha alle spalle il solito distinto ”doppiopetto” della politica.
Combo, l’uomo che nel film rappresenta il “male”, è in realtà ferito da abbandoni familiari e da un amore non corrisposto. Maschio fragile nella violenza incontrollata, stupendamente tenero nel suo rapporto con il giovane Shaun, carismatico a sufficienza per fare presa su giovani sbandati ed alla ricerca di sé e della propria strada.
Pellicola che in Inghilterra scosse l’opinione pubblica al punto da farne una serie televisiva, da noi è arrivata sul grande schermo nel 2011, tra l’indifferenza generale.
Eppure, il tema dell’adolescenza, delle bande giovanili, del razzismo nemmeno tanto sotterraneo, della crisi occupazionale, sono anche temi nostri, più che mai attuali.
Certo, lo stile tipicamente british della pellicola, senza fronzoli e senza alcun cedimento al “patinato”, non ne ha aiutato l’apprezzamento da parte del grande pubblico.
Ma io sospetto che proprio l’evidenza dei temi, sociali e culturali, comuni al nostro paese abbiano indotto i media a scansare l’attenzione verso questa pellicola, spingendo il grande pubblico, ma anche le persone e gli ambienti in genere più sensibili a queste tematiche, a disinteressarsene. Insomma, il film, nelle sale, è stato una meteora.
Mi ha molto colpito, poi, l’intreccio tra le prove di adultità di Shaun e l’apparente negatività di Combo.
Facile sarebbe dipingere quest’ultimo come il “male”. Più interessante coglierne gli aspetti che contornano questo male, la sua incapacità a guardare dentro di sé per cogliere l’Ombra; la sua totale resa di fronte ad una figura femminile che per lui è amore e che si trasforma in violenza selvaggia, incapace com’è di stare nei conflitti, lui che, pure, ne sembra un paladino, un magnifico esponente.
Pellicola forte e densa di significati. Mi permetto di consigliarla a tutti i maschi e non solo a quelli che sono padri  ed hanno tra le mani la formazione di cuccioli teneri ed indifesi, perché la pellicola tocca temi dell’adultità, del confronto con il copione genitoriale, della capacità di stare nei conflitti, che ci riguardano tutti.

Probabilmente, una sua visone, non lascerebbe indifferenti quelle donne che vogliono davvero confrontarsi con il maschile, invece di subirlo o di riempirlo di critiche attraverso il rapporto con i figli maschi o il proprio partner.


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