Lupo
dorme. Coinvolgo Monica nella visione di un asciutto film inglese sull’adolescenza,
la figura paterna, l’educazione maschile. I temi che più prediligo e che vivono
anche nella mia pratica marziale attraverso i corsi allo Z.N.K.R. e quel che
propongo attraverso di essi.
Pellicola
del 2006, "This is England" diretta da Shane Meadows, è ambientata nell’Inghilterra degli anni ’80,
quando nel paese dominava la Tatcher e la crisi occupazionale e di valori era
all’apice.
Shaun
è un ragazzino ( finalmente un attore bravissimo – e ben doppiato – ma assolutamente
non bello, a fronte dei tanti pupattoli, incrocio tra ambientazioni da Mulino
Bianco e sex appeal alla Amici della sciagurata De Filippi, che infestano le
pellicole U.S.A. e quelle italiane ) orfano del padre, militare morto nella
guerra per le isole Falkland, con una madre del tutto distante dalle sue paure
e dalla sua necessità di crescere.
Il
giovane, vittima, a scuola, di angherie continue, trova rifugio e conforto in
un gruppo di squinternati skinhead, adeguandosi, vestiti, frasario ed
atteggiamenti, al gruppo. L’arrivo di un adulto, violento e disturbato, farà precipitare
le cose, fino al primo passo “maturo” e consapevole di Shaun. Passo di cui,
forse finalmente (!) anche la madre si renderà conto, lasciando intravedere,
nel finale del film, un rapporto più coinvolgente ed aperto.
La
crescita maschile di Shaun, le prove che lo attendono nella sua adolescenza, si
intrecciano con un diffuso razzismo suburbano e con rigurgiti di nazionalismo,
violento per strada ma che ha alle spalle il solito distinto ”doppiopetto”
della politica.
Combo,
l’uomo che nel film rappresenta il “male”, è in realtà ferito da abbandoni
familiari e da un amore non corrisposto. Maschio fragile nella violenza
incontrollata, stupendamente tenero nel suo rapporto con il giovane Shaun,
carismatico a sufficienza per fare presa su giovani sbandati ed alla ricerca di
sé e della propria strada.
Pellicola
che in Inghilterra scosse l’opinione pubblica al punto da farne una serie
televisiva, da noi è arrivata sul grande schermo nel 2011, tra l’indifferenza
generale.
Eppure,
il tema dell’adolescenza, delle bande giovanili, del razzismo nemmeno tanto
sotterraneo, della crisi occupazionale, sono anche temi nostri, più che mai
attuali.
Certo,
lo stile tipicamente british della pellicola, senza fronzoli e senza alcun
cedimento al “patinato”, non ne ha aiutato l’apprezzamento da parte del grande
pubblico.
Ma
io sospetto che proprio l’evidenza dei temi, sociali e culturali, comuni al
nostro paese abbiano indotto i media a scansare l’attenzione verso questa
pellicola, spingendo il grande pubblico, ma anche le persone e gli ambienti in
genere più sensibili a queste tematiche, a disinteressarsene. Insomma, il film,
nelle sale, è stato una meteora.
Mi
ha molto colpito, poi, l’intreccio tra le prove di adultità di Shaun e l’apparente
negatività di Combo.
Facile
sarebbe dipingere quest’ultimo come il “male”. Più interessante coglierne gli
aspetti che contornano questo male, la sua incapacità a guardare dentro di sé
per cogliere l’Ombra; la sua totale resa di fronte ad una figura femminile che
per lui è amore e che si trasforma in violenza selvaggia, incapace com’è di
stare nei conflitti, lui che, pure, ne sembra un paladino, un magnifico
esponente.
Pellicola
forte e densa di significati. Mi permetto di consigliarla a tutti i maschi e
non solo a quelli che sono padri ed
hanno tra le mani la formazione di cuccioli teneri ed indifesi, perché la
pellicola tocca temi dell’adultità, del confronto con il copione genitoriale,
della capacità di stare nei conflitti, che ci riguardano tutti.
Probabilmente,
una sua visone, non lascerebbe indifferenti quelle donne che vogliono davvero
confrontarsi con il maschile, invece di subirlo o di riempirlo di critiche
attraverso il rapporto con i figli maschi o il proprio partner.
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