“Occorre
coraggio piuttosto che divieti”
(D. Novara)
Milano.
Honbu
Dojo Z.N.K.R.
Quattordici giovanissimi kenpoka entusiasti e vivaci, timidi e impacciati ma tutti generosi nel portare molto di sé sulla scena dell’Arte Marziale e, con essa , del vivere quotidiano,
Giochi
di immaginazione, camminata in cerchio, giochi di equilibrio sulla fit ball.
Pugni
pesanti sul corpo, senza possibilità di difendersi, anche cantando a
squarciagola per trovare, con la capacità di respirare ed insieme aprire la
gola, la disponibilità a reggere le situazioni più sgradevoli, quelle in cui
siamo da subito in posizione down.
Elogio
della disponibilità, dell’apertura, questo sono le Arti Marziali, il Kenpo,
come noi lo pratichiamo e lo offriamo. Nessun “machismo”, nessuno sfoggio di
durezza, di io ipertrofico.
“Gentilezza
e fermezza sono le metà di un intero e soltanto insieme formano la vera Via del
kung fu”. (Bruce Lee).
Così, mentre i giovanissimi si cimentano nelle
cadute, imparano che le cadute sono
chiamate ukemi, in lingua giapponese. "Uke" deriva dal verbo
"ukeru", ossia "ricevere", mentre "mi" è uno dei
modi di dire "corpo"... ukemi quindi è "il corpo che
riceve". Non più io corpo che, aiuto !!!, cado al suolo. Piuttosto io
corpo in grado di adattarmi, mutare
repentinamente per far fronte ad una situazione nuova, inaspettata, subita,
anche sgradevole, come perdere l’equilibrio, ossia perdere le mie certezze.
Così,
mentre impugnano un kenmousse, si cimentano con una manualità resa diversa dal
relazionarsi con un oggetto, con un diverso rapporto spaziale.
E
il “randori d’entrade”, dove vince solo chi meglio collabora con l’altro, meglio
scambia risorse e scarsità, meglio ascolta le proposte lottatorie dell'altro ed
esprimere liberamente le proprie.
E
il momento all’aperto. Per rotolarsi a terra senza schifarsi per un po’ di
fango o di escrementi animali, per affrontare lo sguardo e l’attenzione di chi
ci è estraneo.
La
consegna delle cinture. Rito antico che ripropone la profondità della
“Trasmissione”, l’appassionante fatica del crescere, le prove di iniziazione
all’età adulta.
Poi,
insieme a giocare, ridere, mangiare e bere
Minuscola
comunità di individui, giovani e non, in cerca di sé e del proprio stare bene al mondo.
“Don
Juan mi spiegò che la spietatezza, l’astuzia, la pazienza e la gentilezza sono
l’essenza dell’agguato. Sono le basi che devono essere insegnate per gradi,
attenti e meticolosi, insieme a tutte le loro ramificazioni”
(C. Castaneda)
Un
grazie enorme ai giovanissimi kenpoka per l’entusiasmo dimostrato. Ai genitori,
nonni, parenti ed amici presenti che hanno così testimoniato la loro vicinanza
al percorso “guerriero” dei bimbi e dei ragazzi. Ai Maestri Giuseppe (Gli
Erranti di Milano) e Valerio (DAO San Benedetto d.T) che hanno condiviso la
guida del Raduno. A Donatella, Angelica e Giovanni che si sono prestati “da
spalla”. All’Insegnante Celso per l’ottimo lavoro che, nel corso bimbi &
ragazzi, svolge con passione e competenza.
A
giorni, su SHIRO, il nostro periodico disponibile anche on line su questo blog,
altre foto ed i commenti di alcuni praticanti.
quanto puoi insegnare e quanto, tanto puoi imparare dal "randori d'entrade" con una bambina di 5 anni? l'accettazione spontanea dell'altro perchè le danze e i duelli si protraggano insieme.. e lo stupore nel riconoscere in quei cuccioli, ciò che noi nascondiamo in armature troppo forgiate per rendere visibile, paure,fughe, ego che prevale,sorriso e rabbia..un momento di crescita e formazione per i giovani kenpoka ma anche per noi, di certo per me lo è stato. E la gioia sui loro volti e nei loro cuori..quella sproposita voglioa e gioia di incedere nella vita, come di una pianta che dalle viscere della terra cresce verso il Cielo, squarciando l'asfalto alla ricerca del Sole. Le consegna delle cinture, le Risate, i festeggiamenti e ancora i cuccioli, infaticabili che si davano coi kenmousse e giocavano con le fitball..quanta energia in circolo nel nostro piccolo grande dojo..
RispondiEliminaOss!!
Giovanni
il randori tra te e camilla è stato un incanto amico mio...un incanto
RispondiElimina“Nessun “machismo”, nessuno sfoggio di durezza”.
RispondiEliminaE io aggiungo:
“Nessuna Aggressività “femminile”
Ma solo piccole donne e piccoli uomini che crescono.
Per un periodo insieme al Maestro Celso, ho frequentato i più piccoli e con loro mi sono “allenata” con loro ho imparato, si, imparato a esprimere la semplicità nel movimento e nell’espressione, senza troppi fronzoli e seghe mentali che purtroppo crescendo li costruiamo sul nostro corpo e li nascondiamo dietro a pesanti maschere.
Oggi, i piccoli Guerrieri sono cresciuti vuoi per il ciclo naturale della vita e vuoi anche come Arti Marziali.
Sanno stare nel combattimento sanno riconoscere e rispettare il compagno più “piccolo” e insieme giocano, “sorridono”.
Sorridere, mentre si è dentro l’onda del combattimento …
Quando ho visto questa loro naturalezza ho proiettato queste emozioni su di me e mi sono rivista.
Ho rivissuto i miei primi allenamenti, cioè le mie fughe, anch’io sorridevo.
Poi nel tempo e con la guida del Mio Sensei ho capito che nascondevo con il sorriso il mio imbarazzo i miei dolori e le mie paure.
Oggi, mi chiedo:
perché un bambino nella sua semplicità e spontaneità sorride nel combattimento?
Che cosa sta vivendo? Sta scappando da qualcosa o da qualcuno?
… O semplicemente, si sta davvero divertendo …