“Vi faremo la cosa peggiore che si possa
fare a un avversario:
vi toglieremo il nemico”
(Georgij Arbatov, consigliere di Gorbaciov)
vi toglieremo il nemico”
(Georgij Arbatov, consigliere di Gorbaciov)
Inutile
raccontar palle: la difesa personale, antiaggressione, proprio perché è difesa
da un predatore violento, rabbioso, è
pratica anche lei violenta e che pesca nell’animalità più truce, negli
istinti primitivi e selvaggi.
Nulla a che
vedere con i corsi “in rosa” e simili grottesche pratiche che vanno ora tanto
di moda: le difese da presa al collo, le raffiche di palmate al viso, le leve
articolari contro un pugno, le ginocchiate ai genitali. Tecniche e, più in
generale, pratiche poco o niente efficaci in sé e tanto meno quando prive di un
approccio al fisicoemotivo, alle
emozioni della donna a cui sono vendute; quando prive di un recupero
dell’energia aggressiva femminile che è stato rimossa, sostituita da
autoaggressività, ovvero frigidità, depressione, ansia di controllo, ecc. e
repressione del desiderio in toto.
“Le donne mi sembrano ipoaggressive
oppure iperaggressive per compensazione. In altre parole l’ipoaggressività e
l’iperaggressività si presentavano come diverse manifestazioni sintomatiche di
uno stesso problema: la difficoltà a riconoscere e a proteggere la propria
identità e il proprio progetto di vita.” (Marina Valcarenghi: “L’aggressività femminile”)
Quando
poi a proporre corsi e lezioni sono
docenti , maestri, professori, da un
lato privi di esperienze “di strada”, di aggressioni fatte e subite, di
violenze perpetrate e subite, dall’altro privi di alcuna formazione ed
esperienza nell’accompagnamento ed accudimento del dolore e del panico
femminile, di soggetti donna traumatizzati, ecco che il corso deficiente ed illusorio
è bello che impacchettato per donne abbindolate e docenti business man.
Con questa
consapevolezza, della “fuffa” che
circola ovunque e della profonda differenza con quanto noi siamo in grado di
dare, eccoci a proporre una serata in cui “ La donna incontra l’arte della difesa personale”.
Promossa
in collaborazione con il Caffè Biologico
“NaBi”, la serata ci ha visto
occupare un tratto del marciapiede di via Cadore, la sera di sabato 19 Ottobre.
“E’
solo un incontro, un assaggio”, ho subito precisato per le presenti,
perché, appunto, ci vuole tempo e capacità di lasciar uscire le emozioni
difficili, senza soffocarle con consigli o direttive; tempo e conoscenza profonda della personalità
umana, in particolare quella femminile che non
è quella maschile; tempo e conoscenza di un minimo del corpo umano, laddove
l’emergere dei corticosteroidi, i
fomentatori di pensieri frammentari e inconsulti, sia sostituito da un ascolto
profondo; tempo e capacità di lasciar riaffiorare i gesti istintivi, che poi
sono diventati ovvi e meccanici, per recuperarli nella loro spontaneità
mondandoli da ogni aspetto down, di sottomissione, per tradurli, di nuovo, in
gesti, in azioni up, che sappiano rispondere efficacemente in una situazione di
crisi improvvisa; tempo e capacità di accettare le forze pulsionali che si
agitano in noi, le uniche a cui attingere perché il difendersi abbia
possibilità di riuscire: “Accade
spesso che la sfida faccia sì che il mostro si trasformi in un alleato”
(A. Jodorowsky: “Psicomagia”)
Per questo,
abbiamo lavorato, pur se restando in superficie, su distanza ed intimità,
capacità di sostenere uno sguardo e assertività, recupero di pochi gesti
istintivi e loro adattamento alla soluzione del conflitto.
Per
questo l’abbiamo fatto affidandoci, principalmente, al sapere del Wing Chun. Arte che, almeno nella nostra interpretazione che
delle sciocchezze che vedo in giro non mi assumo alcuna responsabilità, più si
adatta, nella sua frugalità e violenza
estrema, ad essere linguaggio adatto alla difesa antiaggressione.
Una serata
breve ma … intensa.
Poi, per chi ha
voluto, pizza e birra e chiacchiere fino a tarda sera, come ben si confà ad una
comunità di individui amici che, insieme ed ognuno con il suo “passo”,
costruisce di sé e del proprio crescere nelle relazioni.
Un grazie a
tutte e tutti coloro che sono intervenuti, che sia stato per praticare o solo
per vedere, che fossero della Scuola o
semplici amici, che fossero volti noti o volti sconosciuti: per una sera,
comunque, insieme.
“Il controllo di se stessi non si ottiene
mediante ragionamenti, ma attraverso l’educazione di un essere vivente.
Occorre quindi provocare delle emozioni per imparare a controllarle”
(M. Feldenkrais)