Con Monica, tre giorni a Lisbona, città splendida.
Splendida ma… anche io, nel mio piccolo, concorro alla distruzione della sua unicità, anche lei, come tutto, piegata dal mondialismo, dalla globalizzazione, dal pensiero neo-liberista che tutto e tutti appiattisce e conforma.
Esagerando potemmo dire che le caratteristiche piastrelle
sui muri delle case testimoniano che non sono a Parigi; ovvero che, se
guardandomi intorno vedessi la torre Eiffel, invece sarei a Parigi, se
scorgessi la Sagrada Familia, sarei a Barcellona.
Esagerando, certo.
Però… una massa indistinta di turisti che camminano
alternando passi e sguardi incerti a movenze frettolose e robotiche, comunque
mai sazi del consumo di occhi e delle sventagliate di foto scattate su ogni
cosa, in ogni dove.
Una piatta apparenza pare ricoprire la storica identità di
questa città; botteghe presumibilmente artigiane soppiantate in toto da un
continuo susseguirsi di locali e localini per bere e mangiare a tutte le ore,
una lunga linea di “Milano”, scusate, “Lisbona da bere” in cui non stona
affatto l’apparire di freddi ed anonimi negozi di souvenir, uno identico
all’altro, sorta di “bar self service h24” di presunti prodotti tipici locali.
Mi informo e scopro che, sarà stata la presenza di Madonna,
spesso a Lisbona per seguire il figlio promessa del Benfica, la locale squadra
di calcio, o più verosimilmente le operazioni commerciali della finanza con una
serie di facilitazioni economiche e tassazioni al ribasso, sta di fatto che da
alcuni anni pullulano le start up, sono aumentati a dismisura i prezzi degli appartamenti,
ovunque si trovano “bed and breakfast” ottimi per il turismo “mordi e fuggi”, e
“Lisbona è stata eletta come la seconda migliore città al mondo per ‘turismo a
cinque stelle’” (fonte: idealista/news 26.04.2022)
ll costo della vita in tutto il Portogallo è il più basso
dell'Europa Occidentale? Ma anche il potere d'acquisto è il più basso, con
stipendi netti mensili ben più modesti rispetto agli altri paesi dell'Europa
Occidentale, con il potere d'acquisto di un cittadino che, a Lisbona, è inferiore
a quello di un cittadino di Roma.
Dunque, dietro alla scintillante
vetrina della “Lisbona da bere”, cosa si cela?
Il turismo di massa cosa porta con sé in una bellissima
città che si è offerta all’evasione modaiola, vorace e superficiale, accettando
una politica speculativa che ha tolto dalla vista e dalla vita l’edilizia
popolare in cambio di ristrutturazioni frettolose di agiati “bed and
breakfast”?
Lisbona come le mille e mille città dell’impero
capitalista, dove si arriva e si riparte uguali nelle emozioni e nel sentire,
solo ostentando le prove fotografiche e gli oggettini che testimoniano “Sono
stato a Lisbona”. Rapidità superficiale in ogni contatto, che subito c’è
qualcosa d’altro da vedere, da fissare sul cellulare.
Il secolo scorso, qualcuno ebbe
a scrivere “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove
terre, ma nell’avere nuovi occhi” (Marcel Proust). Più recentemente, Julia
Kristeva scriveva “La gente si sposta sempre di più, ma non viaggia. Le
frontiere restano dentro di noi”, fino ad “Allevamenti intensivi di
turisti” di Barbara Balzerani.
Chiacchierando con Raffaella, dolce compagna di milanesi
camminate mattutine, mi rimbrotta “Ora è possibile raggiungere località una
volta solo appannaggio di pochi, di ricchi”. Vero. Ma a che prezzo? Prezzo
di luoghi sventrati delle loro radici e vestiti “a festa” per il consumo di
cavallette umane; prezzo di orde di umanità frivola, di sensibilità scadente e
scaduta. Prezzo che, ancora Balzerani, descrive così: “Una gran massa di
vacanzieri che attraversano luoghi e vite altrui come fossero attrazioni di un
luna park, intruppati in riti preconfezionati che garantiscono l’immunità dal
contagio della conoscenza e del coinvolgimento emotivo. A inscenare nuove forme
di colonizzazione a prezzi stracciati”. (in “Respiro”).
Comunque, da tempo, a Lisbona non sono arrivati, come
ovunque, solo i Mc Donald’s e le tante catene del cibo omologato e per
tutti. NO, in ogni localino, anche il
più angusto, puoi fare aperitivo con l’aperol spritz, il tradizionale aperitivo
di origini venete. Salute!!
Il mio pensiero va alle catene
di gym, di palestre, dove figuranti del corpo e del movimento uccidono la loro
intelligenza corporea tra esercizi per gli addominali, camminate e corse sul
posto, sempre fermi lì su un tapis roulant, pesi sollevati e poi rimessi
all’identico posto una, dieci, cento volte, scimmiottamento di gesti uguali per
tutti comandati da un volenteroso sudato insegnante.
Che bello essere e praticare Spirito Ribelle. Tutta
un’altra cosa!! Che bello scoprire che anche altri, pochi ma ci sono, in ambiti
di movimento e corpo, pensano e praticano come noi: “Negli anni stanno
crescendo realtà in cui la pratica fisica si ispira sempre di più ai movimenti
connaturati nella storia evolutiva umana e nella sua morfologia anziché sposare
necessariamente le regole e accettare i sacrifici di una singola specialità”.
(Natkedmovement).
Che bello essere singolari viaggiatori del corpo, del sé
fisicoemotivo e non superficiali turisti di massa a consumo di aquagym, spinning,
calisthenics …
Nessun commento:
Posta un commento