domenica 9 giugno 2024

I colori del Ribelle

Delle Arti Marziali asiatiche noi europei abbiamo importato anche la tenuta di allenamento, secondo le varie fogge giapponesi, cinesi, vietnamite ecc.

A volte, abbiamo creato varianti o inventato cose del tutto nuove.

Come ci si veste praticando

un’arte marziale asiatica?

Fogge e colori hanno sempre un riscontro nelle abitudini culturali e sociali da cui sono nate. Il nero, colore che nasconde le macchie di sporco, richiama gli abiti da lavoro e sta ad indicare che i primi praticanti di Wu Shu (da noi diffuso come Kung Fu) furono proprio i lavoratori dei campi, ma, nel Ninjutsu (1), serviva ad occultare l’adepto nel buio della notte. Il Karategi, la “divisa” tipica del Karate (2), in origine era di un color bianco opaco, bianco “sporco”, perché fatta in cotone non trattato; solo successivamente, con la sua diffusione in tutto il mondo e la conseguente creazione di fabbriche industriali di karategi, è divenuto bianco. Il judogi, la “divisa” tipica del Judo (3), è divenuta blu nelle competizioni sportive per meglio differenziare un atleta dall’altro. Chi pratica una qualche Koryu (4), scuola di arti marziali tradizionali giapponesi, lo fa indossando l’hakama, una specie di gonna - pantalone che era parte dell’abbigliamento abituale dei samurai, anche se “la sua origine risale almeno alla metà dell’ottavo secolo, ben prima che i samurai emergessero distintamente come casta” (http://www.aikidoiaido.it/joomla/articoli/12-hakama#:~:text=Una%20delle%20spiegazioni%20del%20suo,un%20tipo%20di%20gonna%20%E2%80%93%20grembiule.)

Nello Yoseikan Budo, la disciplina creata dal Maestro Hiroo Mochizuki negli anni ’70, “l’abbigliamento comprende una giacca di colore blu e dei pantaloni bianchi simboleggianti lo Yang e lo Yin. Queste due parole esprimono il principio attivo (Yang), maschile, del calore e dell’estate, e il principio passivo (Yin), femminile, del freddo e dell’inverno” (https://www.yoseikan.it/).

Il passaggio dal Karate giapponese privo di contatto al Contact, una sorta di Karate dinamico, altamente sportivizzato e a contatto, precursore di quella che divenne Kick Boxing, ha portato a Karategi variopinti, con i colori della bandiera USA, con logo e insegne di sponsor commerciali.

Insomma, vale davvero tutto!!

Foggia e colori della “divisa” Spirito Ribelle

Data la particolarità, di fatto l’unicità, del nostro gruppo, in termini di cultura del gruppo stesso; didattica ed andragogia dell’apprendimento; contenuti dell’apprendimento stesso, ci siamo posizionati con una “divisa” che, nel mentre permettesse una pratica comoda nella gestualità e resistente a sfregamenti e strappi, richiamasse nei colori qualcosa del tradizionale mondo medioevale nipponico.

Sul versante “cosa indossiamo”, richiamiamo i primi e antichi combattenti asiatici che praticavano così come abitualmente vestivano. Infatti. abbiamo scelto semplici pantaloni e semplice maglia. Per altro, così praticava il Maestro Kenichi Sawai, fondatore del Taiki Ken, spesso ripreso addirittura in maniche di camicia. Se la pratica è metafora e metonimia del vivere quotidiano, è formazione alle relazioni diversamente conflittuali in cui tutti noi siamo immersi in quanto nessun uomo è MAI una monade, non c’è niente di meglio che farlo vestiti come d’abitudine. Per i praticanti “tradizionali” che siano anche patiti della difesa personale da strada, dubito fortemente che le vostre abilità combattenti saranno mai messe alla prova dandovi il tempo di indossare un keikogi, con obi (cintura) ben stretta in vita e piedi rigorosamente scalzi!!

Sul versante “che colori adottiamo”, ecco la scelta che richiama la Tradizione medioevale nipponica.

Colori brillanti (aka), tra questi c’è il rosso. Dai rie è rosso scuro, indica grande rettitudine. All’interno di oka, il rosso, che è potere, significa: Grande rettitudine dentro alla padronanza del potere. Indossiamo pantaloni rosso scuro.

Colori freddi (ao), tra questi c’è il grigio. Tradizionalmente il grigio è considerato sfondo incolore in rapporto al quale risaltano i colori. Nel periodo Edo (1603 - 1868) (5), l’intera gamma dei grigi era considerata colore raffinato (iiki). Indossiamo una maglia grigio scuro.

Siamo artisti raffinati, dotati di potere temperato da rettitudine.

Due righe a parte per la pratica Kenshindo, la pratica con il katana dei samurai. In essa pratichiamo alla foggia tradizionale giapponese: Giacca, pantaloni o hakama e cintura. Giacca blu, pantaloni neri, hakama di qualsiasi colore, purché in tinta unita. Il perché dell’accostamento blu e nero è storia lontana. La racconterò in una prossima occasione.

Ah, nel più completo Spirito Ribelle, spirito di libertà, io non vendo l’abbigliamento agli allievi: Sono il Sensei non un commerciante!! Anche perché, nel mio solito modo formativo maieutico, che imparino loro a crescere, dandosi da fare per abbigliarsi a dovere quando e se si sentiranno pronti per essere davvero parte del clan.

 

1. “I praticanti esperti che padroneggiavano completamente il ninjutsu sono definiti ninja. Le origini di quest’arte marziale sono ancora avvolte nel mistero, così come quelle della rappresentazione del ninja come guerriero vestito di nero” (https://www.italiajapan.net/ninjutsu/)

2. Arte marziale di origini okinawensi, conosciuta nel mondo nelle sue codificazioni giapponesi. Per saperne di più, restano sempre validi i pur datati (1979) “Lo Zen e la via del Karate” di Kenji Tokitsu, esperto di Arti Marziali, creatore di una sua propria arte e ricercatore di valore assoluto e “The way of karate” (1963) di George E. Mattson, pioniere del Karate Uechi-Ryū in USA e scrittore.

3. Il Judo, arte principalmente affidata alle proiezioni al suolo ed alla lotta a terra, deve la sua origine al Maestro fondatore Jigoro Kano (1860 – 1938). Per saperne di più sulle origini, “Judo” di Bindo A. Serani, la cui prima edizione è datata 1953 ed “I Quaderni del Bu Sen” ad opera del Maestro ed educatore Cesare Barioli, uno degli ultimi strenui difensori del Judo Tradizionale contro i sostenitori del Judo ridotto a sport e competizione.

4. “In Giappone sono considerate Koryu le scuole (non solo Marziali) che sono state fondate prima della restaurazione Meiji (quindi prima del 1862), in contrapposizione ai Gendai Budo (Budo Moderni) fondati dopo questa data” (https://www.doushindojo.it/2018/01/06/koryu-gendai-budo-e-false-tradizioni/)

5. Altrimenti detto epoca Tokugawa,1600 – 1868. (https://www.nihonjapangiappone.com/pages/geostoria/storia/sttokugawa.php)

 



Per saperne di più sui colori nella tradizione giapponese:

“I colori nel Giappone antico” G. Pasqualotto

(https://riviste.unimi.it/index.php/MdE/article/download/20674/18339)

“I colori giapponesi” F. Chiagano

(https://www.vadoingiappone.it/informazioni-cultura-giapponese/i-colori-giapponesi/)

 

 




 

 

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