Dalle incursioni in terra marchigiana arrivano vino
eccezionale ed olive ascolane, poi ci sono formaggio, nduja spalmabile, gustose
salsicce, budino al cioccolato. Non mancano rhum, vodka, grappe ed amari.
Insomma, non manca nulla dell’armamentario per una bella
serata.
E le chiacchiere. Quelle che
liberano emozioni sigillate dentro a respiri sconnessi, quelle che fanno
capolino dentro i segreti più nascosti, quelle che fuggono dal deserto di un
vuoto che trova sostanza nell’essere feriti dentro, interiormente. Ferite
profonde, e chi non ne ha?
Momenti indimenticabili: La camminata in cerchio del Pa
Kwa attorno ad un braciere ardente, il
librarsi nel buio della notte di una e dieci lanterne, lo spregiudicato taglio
di lame su una carcassa di maiale, i giorni di assoluto silenzio intendendosi
solo a gesti, i turni di guardia all’accampamento, il sangue quando la lama
affondava oltre il lecito, oltre il dovuto, le incomprensioni arbitrali noi
così performanti in ambienti volti solo al gioco dello sport e ancora le cene e
le feste, ogni occasione buona per celebrare il fragile rito della vita e la
spessa trama dell’amicizia.
Affiorano volti e nomi e il dubbio
è se, ovunque e comunque, qualcuno di costoro abbia trovato un suo cammino, un
suo posto nel mondo, che gli sia di piacere e soddisfazione autentica. Ci manca
il saperlo, il sapere che, via dalla comunità ZNKR ora Spirito
Ribelle, la dolorosa coscienza della crisi quanto la semplice insoddisfazione,
abbiano spalancato le porte del personale rinnovamento; sapere se, con le
parole di Rainer Maria Rilke “Non dovrebbero forse questi dolori
antichi diventare finalmente fecondi per noi?”.
Non per tutti, certamente. Dei tanti che sono arrivati ed
andati leggeri e imbelli, di fatto impermeabili ad ogni stato di coscienza
espansa, ad ogni modificata esperienza soggettiva del tempo oppure ferocemente
aggressivi nel proiettare sull’altro dubbi e mancanze (“E’
colpa tua se…”) perché questi non divenissero fardelli pesanti alla loro
coscienza, poco o nulla ci importa. Loro transitano fuggevoli ed opachi nei
nostri ricordi come fuggevoli ed afflitti da acinesia emozionale sono stai i
loro mesi o anni nel clan.
Ecco, hanno mancato l’appuntamento con la battaglia e la
sofferenza che dà un disvelamento che è conoscenza emozionale di sé e
dell’altro, hanno scansato l’arbitrarietà e il maramaldo scacco della giustizia
dentro alle botte ed agli scontri in cui i deboli subiscono i prepotenti ma
solo per poi rinascere davvero forti nella loro vulnerabilità, nella
loro integrità.
Hanno mancato ma, forse, altrove e in altra compagnia hanno
trovato modi e tempi di avventure e battaglie più a loro adatte sì che ora
siano adulti compiuti, adulti vitali ed erotici. Perché ogni creatura
umana urla in silenzio per essere compresa diversamente da come appare e da
come si comporta, e il codice segreto di questo silenzio non viene nemmeno
lambito.
Poi, le immagini, gli atti e le
parole che infestano questo ridicolo mondo marziale che ci circonda. Muscolosi
ignoranti delle emozioni e dei sentimenti che si pretendono insegnanti di
difesa personale per donne, come se bastasse (a riuscirci!!) condurre ad
imitare un sonoro ceffone sul muso per armare la fragilità e le paure di una
sensibilità così diversa dal maschile (1); praticanti maschi e femmine a
pompare di pesi e ripetizioni per irrobustire i muscoli, il motore sopra un
telaio che non ha spazio né ragione per ospitarli; tecniche ripetute mille e
mille volte come se l’imprevedibilità del vivere non fosse dietro l’angolo a
smentirle; saccenti guru robusti di una cultura e di un sapere appena annusato
tra libri e parole di un mondo che non gli appartiene, non può appartenere loro
perché distante, prima ancora che dai 9.818 chilometri, da un paio di secoli (2).
Inutile limbo di illusioni, quando non spazzatura. Macro
recinto di un micro mondo arrotato su se stesso.
Che incredibile forza essere, invece, Spirito Ribelle!!
Che stupende emozioni in una sera tra amici di vecchia data con cui aver
condiviso e tutt’ora condividere incontri, cadute, scoperte, brevi rinascite
che, già sappiamo, andranno a morire ad un prossimo impatto. La Via del
guerriero, autentico Budo.
Un ultimo brindisi a chi, noi
non lo sappiamo ma tanto lo speriamo, comunque e dovunque, a suo modo, ce l’ha
fatta e, sì dai, anche a chi, invece, cammina dormiente nel grigiore quotidiano
dei chapliniani “Tempi moderni”.
“E
gli alberi votarono ancora per l’ascia, perché l’ascia era furba e li aveva
convinti che era una di loro,
perché
aveva il manico di legno”
(Proverbio turco)
1. “La repressione del desiderio e dell’aggressività
genera, come prima conseguenza, una forma di insicurezza particolare, diversa dall’insicurezza
che sentiamo tutti e che fa parte della condizione umana. (…)
La seconda conseguenza che la rimozione dell’aggressività
provoca nella psicologia femminile è un senso di colpa.
Il senso di colpa è di solito collegato a un codice
morale (…) Diversa è la situazione in cui non siamo (o non siamo più)
consapevoli dei nostri desideri più profondi: ci sentiamo allora colpevoli di
non sapere chi siamo e di non sapere perché. Il senso di colpa ha origine, in
questo caso, dalla mancanza di rispetto verso la propria identità e
dall’inconscia diserzione di fronte a se stessi”. (Marina Valcarenghi “L’aggressività
femminile”). Ma quali esperienze hanno di psiche femminile e mondo emozionale
femminile questi aitanti venditori di difesa personale? Nessuna.
2. Senza bisogno di citare i contradditori studi di Willard
Van Orman Quine sul relativismo culturale, basterebbe affidarsi alle certezze
dell’antropologia culturale per smentirli o, più banalmente, portarli a vedere
il nostro Alberto Sordi in “Un americano a Roma”!! Sai che figure barbine…
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