lunedì 17 giugno 2024

Tra passati ricordi e nuova spazzatura

Lupo a mangiare etnico, Monica via per tutta la settimana, ecco gli amici, una sera, a cena. Valerio e Giovanni, allievi di lungo corso, docenti a loro volta, ma soprattutto amici di cuore.

Dalle incursioni in terra marchigiana arrivano vino eccezionale ed olive ascolane, poi ci sono formaggio, nduja spalmabile, gustose salsicce, budino al cioccolato. Non mancano rhum, vodka, grappe ed amari.

Insomma, non manca nulla dell’armamentario per una bella serata.

E le chiacchiere. Quelle che liberano emozioni sigillate dentro a respiri sconnessi, quelle che fanno capolino dentro i segreti più nascosti, quelle che fuggono dal deserto di un vuoto che trova sostanza nell’essere feriti dentro, interiormente. Ferite profonde, e chi non ne ha?

Sara l’anancasmo di non perdere nulla di una memoria ricca e variegata, sarà il bisogno di rivedere oggi i colori di volti e presenze passate… e quante ne abbiamo fatto in decenni di pratica marziale insieme, tra formazione di notte o alle prime luci dell’alba, sotto la pioggia torrenziale o bruciati dal sole, immersi in boschi selvatici o a correre per ripide stradine di montagna.

Momenti indimenticabili: La camminata in cerchio del Pa Kwa  attorno ad un braciere ardente, il librarsi nel buio della notte di una e dieci lanterne, lo spregiudicato taglio di lame su una carcassa di maiale, i giorni di assoluto silenzio intendendosi solo a gesti, i turni di guardia all’accampamento, il sangue quando la lama affondava oltre il lecito, oltre il dovuto, le incomprensioni arbitrali noi così performanti in ambienti volti solo al gioco dello sport e ancora le cene e le feste, ogni occasione buona per celebrare il fragile rito della vita e la spessa trama dell’amicizia.

Affiorano volti e nomi e il dubbio è se, ovunque e comunque, qualcuno di costoro abbia trovato un suo cammino, un suo posto nel mondo, che gli sia di piacere e soddisfazione autentica. Ci manca il saperlo, il sapere che, via dalla comunità ZNKR ora Spirito Ribelle, la dolorosa coscienza della crisi quanto la semplice insoddisfazione, abbiano spalancato le porte del personale rinnovamento; sapere se, con le parole di Rainer Maria Rilke “Non dovrebbero forse questi dolori antichi diventare finalmente fecondi per noi?”.

Non per tutti, certamente. Dei tanti che sono arrivati ed andati leggeri e imbelli, di fatto impermeabili ad ogni stato di coscienza espansa, ad ogni modificata esperienza soggettiva del tempo oppure ferocemente aggressivi nel proiettare sull’altro dubbi e mancanze (“E’ colpa tua se…”) perché questi non divenissero fardelli pesanti alla loro coscienza, poco o nulla ci importa. Loro transitano fuggevoli ed opachi nei nostri ricordi come fuggevoli ed afflitti da acinesia emozionale sono stai i loro mesi o anni nel clan.

Ma alcuni hanno lasciato un segno, anche profondo. Alcuni … quello che, a sentir Giovanni, le “chiavi d’ingresso delle sua porta” non aveva nemmeno bisogno di cercarle perché erano lì, già nelle sue mani; l’oscura strega selvaggia attraversata da pulsioni profonde; l’impiegato “perfettino” che però aveva sentore degli abissi su cui andava marciando; l’affascinante regina caduta alla prima tentazione d’orgoglio o d’età ancora non si sa; il disperato cercatore di sé tra eccessi d’alcool e di sesso e un putrido paravento di bugie.

Ecco, hanno mancato l’appuntamento con la battaglia e la sofferenza che dà un disvelamento che è conoscenza emozionale di sé e dell’altro, hanno scansato l’arbitrarietà e il maramaldo scacco della giustizia dentro alle botte ed agli scontri in cui i deboli subiscono i prepotenti ma solo per poi rinascere davvero forti nella loro vulnerabilità, nella loro integrità.

Hanno mancato ma, forse, altrove e in altra compagnia hanno trovato modi e tempi di avventure e battaglie più a loro adatte sì che ora siano adulti compiuti, adulti vitali ed erotici. Perché ogni creatura umana urla in silenzio per essere compresa diversamente da come appare e da come si comporta, e il codice segreto di questo silenzio non viene nemmeno lambito.

Poi, le immagini, gli atti e le parole che infestano questo ridicolo mondo marziale che ci circonda. Muscolosi ignoranti delle emozioni e dei sentimenti che si pretendono insegnanti di difesa personale per donne, come se bastasse (a riuscirci!!) condurre ad imitare un sonoro ceffone sul muso per armare la fragilità e le paure di una sensibilità così diversa dal maschile (1); praticanti maschi e femmine a pompare di pesi e ripetizioni per irrobustire i muscoli, il motore sopra un telaio che non ha spazio né ragione per ospitarli; tecniche ripetute mille e mille volte come se l’imprevedibilità del vivere non fosse dietro l’angolo a smentirle; saccenti guru robusti di una cultura e di un sapere appena annusato tra libri e parole di un mondo che non gli appartiene, non può appartenere loro perché distante, prima ancora che dai 9.818 chilometri, da un paio di secoli (2).

Inutile limbo di illusioni, quando non spazzatura. Macro recinto di un micro mondo arrotato su se stesso.

Che incredibile forza essere, invece, Spirito Ribelle!! Che stupende emozioni in una sera tra amici di vecchia data con cui aver condiviso e tutt’ora condividere incontri, cadute, scoperte, brevi rinascite che, già sappiamo, andranno a morire ad un prossimo impatto. La Via del guerriero, autentico Budo.

Un ultimo brindisi a chi, noi non lo sappiamo ma tanto lo speriamo, comunque e dovunque, a suo modo, ce l’ha fatta e, sì dai, anche a chi, invece, cammina dormiente nel grigiore quotidiano dei chapliniani “Tempi moderni”.

“E gli alberi votarono ancora per l’ascia, perché l’ascia era furba e li aveva convinti che era una di loro,

perché aveva il manico di legno”

(Proverbio turco)

 

1. “La repressione del desiderio e dell’aggressività genera, come prima conseguenza, una forma di insicurezza particolare, diversa dall’insicurezza che sentiamo tutti e che fa parte della condizione umana. (…)

L’insicurezza alla quale qui mi riferisco, invece, genera una sofferenza nevrotica perché si riferisce all’identità personale: Chi sono davvero? Che cosa voglio? Come devo muovermi per ottenerlo? Il non sapere chi si è, il vivere in funzione altrui, il sentirsi incapaci inducono una precarietà che spinge alla ricerca di conferme nel prossimo e vietano di affrontare i conflitti.

La seconda conseguenza che la rimozione dell’aggressività provoca nella psicologia femminile è un senso di colpa.

Il senso di colpa è di solito collegato a un codice morale (…) Diversa è la situazione in cui non siamo (o non siamo più) consapevoli dei nostri desideri più profondi: ci sentiamo allora colpevoli di non sapere chi siamo e di non sapere perché. Il senso di colpa ha origine, in questo caso, dalla mancanza di rispetto verso la propria identità e dall’inconscia diserzione di fronte a se stessi”. (Marina Valcarenghi “L’aggressività femminile”). Ma quali esperienze hanno di psiche femminile e mondo emozionale femminile questi aitanti venditori di difesa personale? Nessuna.

2. Senza bisogno di citare i contradditori studi di Willard Van Orman Quine sul relativismo culturale, basterebbe affidarsi alle certezze dell’antropologia culturale per smentirli o, più banalmente, portarli a vedere il nostro Alberto Sordi in “Un americano a Roma”!! Sai che figure barbine…

 

 



 

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