In testa non ho un arcobaleno né un rosario certo di
convinzioni.
Nel cuore, nel ventre, nemmeno.
Più probabilmente mi abita una luna e anche una stella
polare: colei che, suggeriscono i taoisti, saprebbe indicare la Via ad ogni
guerriero errante che la terra tutta sa abitare.
E se intere generazioni si
affacciano su flash mob e podcast di consumo immediato, io, impugnando un
katana o danzando sottili forme Tai Chi Chuan, fendendo di coltello l’aria
calda o sgusciando guerriero del Kenpo Taiki Ken, rivedo i passi giovanili con
un respiro profondo che anticipa la fine.
La fine…che questo è il tempo del massimo sfruttamento, di
una razionalità totale che impone di togliere, emarginare tutto quel che è
pulsione, che è irrazionale.
L’uomo, dunque, che è anche
irrazionale, perché l’amore, il sogno, l’immaginazione sono irrazionali.
L’uomo che non è più significante in sé ma per la sua
prestazione: importa solo cosa è utile, cosa, a sua volta, produce business,
produce affari e a culo ogni erotismo, ogni vitalità, ogni seduzione.
Io, invece, procedo, imparo e
propongo ad altri di imparare decidendo di non mostrare a priori, di non
partire dal modello, dalla tecnica, ma dalla ricerca delle soluzioni; io che offro
un apprendimento come problema personale da risolvere e non come un modello
generale da replicare. L’ho già scritto: Dalla tecnica non si parte: si
scopre.
Io, cosi operando, se da un lato paio conformarmi ai
dettami della Tecnica, del massimo sfruttamento: “Raggiungere il massimo degli
scopi con l’impiego minimo dei mezzi”, in realtà ne sfondo i dettami, ne sfaldo
i confini.
Perché, se è vero che ogni praticante Spirito Ribelle si
muove di corpo, sta in salute e, quando abbisogna, mena le mani come pochi
sanno fare; che ogni praticante Spirito Ribelle coltiva, col benessere, la
qualità intensa che è di pochi del bell’essere, lo fa nel solco di una Tradizione
adulta e sapiente che la logica Tecnica nemmeno sa essere esistente.
Lo fa scoprendo che “il massimo degli scopi”, oltre ad
essere un “massimo” di grandezza ben elevata, nasconde “scopi” altri, in
partenza inaspettati, persino sconosciuti.
Lo fa scoprendo nel mistero del viaggio, nell’entusiasmo
del praticare il gusto forte, l’appagamento che, invero, non appaga mai e lo
“scopo” passa così in secondo piano come accade di ogni cornice in un’opera
d’arte.
Certo questa mia non è l’idea
reggente, quella su cui poggia il camminare, il praticare di chi a volte è
servo ed altre è padrone, scialbo mimo di un pensiero alienante che tutto tende
a conformare.
Piuttosto è quell’immobile raffica che ti esige fino
all’ultimo, ti chiede un’irrequieta versione e un mai definitivo andare a capo.
E lo fa prendendoti tutto, se glielo permetti, mentre ti aggiri dentro il corpo
e scopri ciò che resta muto.
Gli ignavi inciampano sui
ciottoli, i ladri rubano nelle case e dentro le relazioni, per i soldi e la
carriera un uomo, una donna, nemmeno si accorgono che arriva la sera; per un
capriccio da consumare o un trofeo da esibire un uomo, una donna, nemmeno si provano
il loro odore di sterco a coprire.
Sta a chi mastica irrequietezza
privata, personale, dentro il proprio mondo di quiete atemporale, dentro quel
centro di gravità che il cantore cantava “permanente” e che io so, come sfera,
essere però mai autoreggente, sta ad ogni Spirito Ribelle questo selvatico ed
avventuroso cercare e fare.
Che sono Poteri Potenti, ti piaccia o no.
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