Nel cerchio vorticoso del Tao, che nulla fissa e tutto
incontra, si è soliti vedere una parte nera ed una bianca, con un punto bianco
nella prima ed uno nero nella seconda.
Raffigurazione di maniera, di comodo, come a dire pedagogica,
androgica, che, appunto, Tao è segno e simbolo di eterno ingaggiare,
incontrarsi, scontrarsi e riprendersi in tondo. Mutamento, insomma.In questa visione, nero e bianco abbiamo da interpretarli come opposti complementari, non come contrastanti atti ad elidersi, che contengono al loro interno, una piccola ma significativa presenza dell’opposto.
Prendendo spunto da un eccellente articolo di Antonio
Filippini, mi sento di scrivere del confronto tra qualità e quantità.
Laddove qualità prescinde dal fattore numerico, è l’essere
/ il fare in potenza, quantità si basa sulla progressione aritmetica, l’essere
in atto.La qualità è colei che innesta, dà vita, all’aspetto apparente della realtà. Priva di qualità, nessuna forma potrebbe esserci. La forma esprime senso e significato, dunque la qualità ne è sempre gravida.
Utilizzo questo termine, “gravida”, per scrivere che concepimento è la qualità, mentre il parto ed ogni manifestazione visibile, è quantità.
Se il parto riesce, per essere tale, se la casa per essere costruita, se il gesto motorio per esprimersi nello spazio, hanno bisogno del concepimento, dell’architetto e del muratore, del sé fisicoemotivo.
All’inverso, senza parto, senza casa, senza azione, allora concepimento, architetto e muratore, sé fisicoemotivo, rimarrebbero privi di concretizzazione: inutili.
Possiamo anche riconoscere alla qualità un privilegio, una
superiorità in quanto tendente alla logica verticale, in quanto portatrice di
senso e significato, ma sarà la realizzazione, la “quantità”, a stabilire se
tale senso e significato siano, per così dire, portatori sani.
E, all’inverso, possiamo affermare che è l’esistenza dei
mattoni a permettere ad architetto e muratore di costruire la casa, e, in
filogenesi, senza lo sviluppo che è partito dalla cellula non avremmo oggi
l’uomo.
Attenzione, poi, a quel punto bianco nel nero e a quello
nero nel bianco. Entrambi portatori di contraddizione sana, perché l’uno vigila
su qualità, affinché non divenga delirio di onnipotenza, gerarchia autoritaria
e non autorevole, tanto pretesa di superiorità dell’uno sui molti quanto
onanismo, compiacimento narcisistico fine a se stesso. L’altro vigila su
quantità perché, all’inverso, essa, nella sua logica orizzontale, non si
accechi nella dittatura dei numeri, della massa, dell’uguaglianza indistinta.
Tra elitari di stampo snobistico, di destra o sinistra non
fa differenza, e masse informi accalcate sul palcoscenico del buonismo e del “Qui
nessuno è straniero” come del razzismo becero e ignorante, della scalata
sociale attraverso il gioco d’azzardo autorizzato e sostenuto dallo stato (!!)
come attraverso l’esposizione di culi e tette, si aggirano pochi ed isolati
guerrieri.
Taoisti
eretici, forti di una radicata consapevolezza sensoriale, sulla quale si forma un’intensa
esperienza relazionale, emotiva e immaginativa; sperimentatori di una vitalità
curiosa e di un erotismo prorompente. Adulti
autodiretti, insomma, in costante e precario equilibrio nel vorticare del
Tao. I quali, guerrieri dell’idea, guerrieri
di una pace che può costruirsi solo sapendo stare nel conflitto senza
demonizzarlo, si pongono come compagni di viaggio per chi vorrà
condividerlo; un viaggio che è prima di
tutto dentro di sé, quel “Conosci te stesso” che è apprendi
quanto vali e riconosci chi vale più di te, e poi è viaggio nel mondo.
“La
qualità di questo viaggio è la delicatezza. Entrare in contatto con il sé
istintivo è qualcosa di potente. Non cercare mai di forzarlo. Prendetevela
comoda. Prendetevela con calma”
(P.A.
Levine) Con Monica e Lupo abbiamo visitato la mostra dedicatagli, a Palazzo Reale, aperta fino a Gennaio 2017. Esperienza coinvolgente, a tratti perturbante. Da vedere !!
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