Ti ha portata Settembre. Io, un
caro amico d’Ombra e mio figlio Lupo, ai margini di un bosco tra spari di
pistole alla ricerca di un effimero successo: una gara, ogni gara, è solo un
gioco che si ubriaca nel delirio autentico della vita dove o vivi o muori, non
giochi mai.
Quanti anni durerà la
dolceamara narrazione di due sguardi, di due mani, di un lucido tagliente
acciaio? Che io sono solo il testimone di una narrazione che viene da un luogo
lontano, da un secolo lontano; non sono, non posso essere, il padrone, solo il
testimone.
Se io calpestassi una saga tutta scritta, direi che questo
tempo che ci attraversa ci appartiene da sempre. Ma non sono che un uomo, un
testimone, tra mille e centomila, e tu non sei che una femmina incontrata a Settembre,
so che un mese e un taglio dona e un altro ci deruba.
Ogni uomo che si fa guerriero arriva da inferni lontani, terrificanti, e lungo questa strada di passione e di sangue non sa mai se sorridere o gridare.
La pratica di Kenshindo, “La Via dello spirito
della spada” si strugge nei suoi orgasmi, diffonde semi di morte perché
il miracolo della vita affiori a galla, si espanda, sia persino prepotente.
Il dubbio, nell’orgia dei
diritti individuali, della vetrinizzazione (1), delle unghie pittate e
degli ammiccamenti ambigui, delle fragilità costruire ad arte e in quelle che
puzzano di marcio; il dubbio, tra la bulimia di sessuologie di consumo e sesso
virtuale (che rischiare di corpo è troppo per queste e questi codardi), tra il
godimento che si consuma e il godimento che si abbandona; il dubbio, davanti ai
diktat governativi che limitano ogni dissenso, alle furfanterie di politici
asserviti alla finanza; il dubbio, stritolati da un potere di repressione e di
controllo sociale che offre però un uso smodato e viscido di ogni piacere; il
dubbio è che non meritiamo più niente, che ai nostri figli e nipoti non
doneremo più niente se non carne morta e individualità pulsionali asservite al
dio del consumo.
La certezza è che i tagli, i
fendenti che vado menando certo non mi servono a niente, ma io li tengo
comunque che non si sa mai, li tengo comunque perché solo tagliando dentro di
me, tramonto rosso di passione, rosso di sangue, posso capire e mostrare il mio
essere diverso, essere contro, il mio essere guerriero di pace e di buon futuro
in questo mondo di prepotenti e delinquenti, di servi ed ignavi. E questo
essere guerriero lo posso offrire a chiunque voglia camminare al mio fianco.
“Meglio regnare all’inferno che servire in paradiso” (J. Milton)
1. “Il processo di progressiva
spettacolarizzazione e valorizzazione che negli ultimi due secoli ha investito
i principali ambiti delle società occidentali: gli affetti, la sessualità, il
corpo, l'attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli
spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte” (https://www.bollatiboringhieri.it/libri/vanni-codeluppi-la-vetrinizzazione-sociale-9788833917412/)
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