“In definitiva il Tai Chi è molto di più di una mera serie di movimenti corporei. Alla base del Tai Chi vi è una unica teoria, basata sull’antica cultura Cinese, riguardo l’importanza di muovere l’energia vitale, altrimenti detta qi, attraverso il corpo. Difficilmente si potrà praticare il Tai Chi in assenza delle sue radici culturali”
(citato in https://www.zenon.it/tai-chi-chuan-esercizio-fisico-o-pratica-terapeutica/)
Ma, come già ho scritto più
volte, noi sappiamo che nessun modello ha legittimità descrittiva generale e
metacontestuale. Ogni modello è culturalmente definito: ha senso
all’interno delle condizioni (antropologiche, culturali, sociologiche) in cui è
nato, in relazione ai bisogni ed alle aspettative della comunità che gli ha
dato vita. Stiamo parlando di una pratica cinese, dalle fondamenta taoista,
che la leggenda vuole nata nei primi secoli dopo Cristo, mentre le prime
notizie storiche documentate risalgono ai primi decenni del 1800.
Alla faccia, in Italia negli anni 2.000, di Maestri
e praticanti in vestitino simil-cinese di raso, che snocciolano termini cinesi
pronunciati con inflessione dialettale pugliese o milanese, che frullano in un
unico mischione teorie New Age, cosmogonia taoista, gesti e movimenti copiati
da uno schema dato, a volte nozioni spicciole di neuroscienze e sempre
quant’altro faccia vendere il prodotto al Sifu e faccia apparire come simil –
monaci ed alfieri della salute e della saggezza gli incauti praticanti. Qui, in
questa fiera della vanità e della superficialità, in totale assenza di una
antropologia culturale studiata e vissuta, dove stanno le “radici culturali”
del Tai Chi Chuan, del Chi Kung?by Mavuriku
Difficile, credo, far convivere
fino ad amalgamarle, la visione taoista “passiva”, assecondante, in cui tutto
ha un senso in sé e che non prevede l’intervento manomettente dell’uomo, (“Il
Tao è quindi associato alla vita e all’uomo, è come un fiume che scorre a cui
l’uomo dovrebbe abbandonarsi con fiducia, lasciandosi modellare dalla sua
naturalezza e dalla sua armonia, in modo da realizzare con spontaneità la
propria vita ed il proprio destino Ming命. https://www.scuolatao.com/approfondimenti/il-tao-nelluomo-o-luomo-nel-tao/)
con la nostra visione di causalità lineare di causa ed effetto che non solo
prevede ma auspica l’intervento dell’uomo.
Ho già scritto di una possibile sintesi che rintracci nella
causalità circolare la prassi secondo cui le azioni in un sistema si
influenzano reciprocamente e dunque si legittimi l’intervento umano come
espressione altra ma comunque inscritta nel mutevole equilibrio dell’ambiente e
di ciò che accade. Non più “un inizio e una fine ma solo un sistema
interdipendente di reciproca influenza tra i fattori in gioco” (G. Nardone).
Ogni variabile, dunque anche l’intervento umano, si esprime in funzione del suo
rapporto con le altre variabili ed il contesto situazionale, senza egoismo o
delirio di onnipotenza.
Con gli anni, gli oltre
quarant’anni di pratica di corpo, movimento e Arti Marziali, mi sono convinto che nella pratica
corporea intuitiva (Movimento Intuitivo, così ho chiamato la mia
ricerca) come nella pratica marziale
e di bellessere propria anche del Tai Chi Chuan, come io la propongo, se
colta nell’autentica origine e interpretata con la consapevolezza di essere nel
XXI secolo, prende corpo una pulsione, una direzione di potenza che, in
perenne convivenza, per dirla nei termini della nostra cultura che sa di Grecia
antica, tra Eros e Thanatos (amore e morte) ci invita
sfrontatamente a misurarci con un’energia interna (Chi o Qi, che alle
origini della nostra cultura “occidentale” era pneuma) impossibile da
captare in toto, una forza tanto tumultuosamente libera quanto perentoriamente
attraente, sorta di irresistibile richiamo.
Questa pulsione si strugge per l’opposizione che incontra o provoca, per la propria tensione, insomma per il continuo strapparsi a se stessa in cui consiste: ancora Thanatos che non si oppone ad Eros, ne fa parte.
Sorta di grido ad affondare nel silenzio, personalmente
colgo qui la possibilità concreta di
un movimento intuitivo, dunque del tutto lontano,
alternativo, alla ginnastica, al fitness, alle pratiche di benessere estetico e
consumistico ora tanto in voga,
quanto di
una pratica di combattimento (Thanatos) e
salutistica e generosa verso sé e gli altri (Eros) come era il Tai
Chi Chuan
che rintracci le origini millenarie della cultura d’Asia
coniugandole con le esigenze dell’uomo moderno.
Un uomo che voglia partecipare
attivamente del mondo suo interiore e del mondo, dell’ambiente che lo circonda;
che sappia coraggiosamente e sinceramente abitare, per dirla ancora nella
nostra di cultura: xenos (che è ospite ed ospitato, amico e nemico …
così come yang è anche yin!!) sia l’amalgama delle sue diverse personalità
interiori che il confrontarsi con le diversità fuori di lui, anche opponendosi
quando sia convinto di essere nel giusto.
Lascio così andare il ricordo
di una situazione ridicola, ad una festa del Tai Chi Chuan, in cui un Maestro ostentava
nel suo stand la bandiera dello stato cinese, quello stato repressivo allora
con il Tibet che, anche oggi, perseguita gli uiguri o i praticanti Kung Fu
della Falun Gong o attenta alla libertà di Taiwan: che c’azzecca col taoismo il
sostegno alla politica dello stato cinese?
Che c’azzecca col taoismo, con “La parte migliore del
Taiji non è la forma esteriore, ma la crescita interiore” la ripetizione
pedissequa di forme e figure, l’avere un corpo invece di ESSERE CORPO, l’andare
in palestra a praticare Tai Chi due ore la settimana dentro una vita
quotidiana tra ufficio, università, moglie o marito, rate per l’automobile? Quanto
sanno e come provano a coniugare l’essenza taoista con il loro essere umani del
XXI secolo?
Io, noi Spirito Ribelle, invece andiamo incontro a Poteri
Potenti.
O, almeno, io, noi Spirito Ribelle, ci proviamo.
Anche per questo stiamo così bene!!
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