lunedì 13 dicembre 2021

Il potere del cane

Alcuni anni or sono feci la conoscenza “ravvicinata” di due fratelli, ambedue uomini di potere: Il primo, platealmente arrogante, iroso, sfacciato nei modi; il secondo, tanto gentile ed educato nei modi, quanto altrettanto capace di far del male, di accaparrarsi posizioni di potere eliminando ogni ostacolo senza però darlo a vedere, subdolo ed educato, sempre.

MI chiedevo se, di fronte a loro, fosse preferibile vedere la fregatura, l’arroganza del potere, affrontare /subire la prevaricazione dichiarata o, invece, preferire essere fregati “in guanti bianchi”, con modi educati, senza nemmeno accorgersene, quasi in modo indolore.

Il potere del cane

Dove giocano, duettano e duellano Phil, l’uomo rude e rozzamente macho, e Peter, il giovane efebico, spaurito.

Come non parteggiare per il secondo scansando la protervia e i modi scorbutici del primo?

Eppure, sarà Peter, l’anima apparentemente candida, con gli strumenti dell’inganno e della perfidia, ad avere la meglio.

Sarà che la pellicola, forse, anticipa un cambiamento radicale: al macho tradizionale, esecrabile nei modi e nella sua concezione delle relazioni, si va sostituendo il giovane “per bene”, tendenzialmente asessuato e, se così fosse, il finale di questa avvincente pellicola non lascia certo presagire un futuro migliore per noi tutti.

Sarà che lo sguardo di Peter sul bacio della mamma e del suo nuovo compagno induce il dubbio che la sua sete assassina non sia finita.

Sarà che, in questi anni di caduta anche forzata della figura maschile e di pretesa uniformità maschio e femmina (1), tramontata la ricerca freudiana del padre come riferimento ai problemi adattivi dell’individuo per lasciare spazio al complesso di Narciso, non si vada verso un domani ormai prossimo in cui dover riprendere  e adattare il complesso di Edipo (di Elettra?) in funzione di figli ormai ben poco maschi, in una società efebica, sessualmente “liquida”. 

Chissà che la figura di Phil, che tenta con Peter di ripetere il percorso di crescita da lui avuto con Bronco Henry, mentore ed amico più grande, anche nei suoi aspetti più equivoci, forse omosessuali, non ne esca in qualche modo riabilitata, almeno di fronte al perfido sadismo ed alla sottile manipolazione del ragazzo.

Chissà che la figura di Rose, la madre di Peter, vista come vittima ma anche dai tratti aggressivo – passivi (2), non paventi un futuro prossimo di giovani ambigui “innamorati” della figura materna al punto da eliminare qualsiasi uomo le si metta al fianco.

Chissà che, leggendo la pellicola, al tumulto ed alla danza selvaggia delle emozioni e passioni ben visibili nel macho Phil, ovvero nella doma dei cavalli, non si vada sostituendo, negli anni a venire, la loro espressione latente, sotterranea ma non meno tossica, persino assassina, quella che anima il giovane Peter e che nella pellicola vediamo manifestarsi nelle prime automobili, il “meccanico” di contro all’”animalesco”; quel meccanico che, col progresso, porterà all’alienazione dalla Natura e lo sfruttamento indiscriminato, la dipendenza dal potere delle compagnie petrolifere, l’inquinamento grave dell’aria. (3)

Per mio gusto, ho provato a leggere nelle espressioni corporee dei vari attori la “mappa” che, certo “non è il territorio”, ma che avrebbe potuto darmi qualche indicazione sui loro tratti caratteriali, sulle difficoltà e storture di adattamento: l’incedere dell’uno, l’uso delle mani e lo sguardo dell’altro, la postura, ecc. quasi a prevedere, almeno in parte, lo sviluppo delle loro relazioni.

Perché, inutile negarlo, noi siamo corpo e il noi-corpo ci rappresenta.


Il potere del cane. Regia di Jane Campion

Visibile su Netflix

 

1.  Come se la diversità sia di per sé “male” invece che fonte di arricchimento; importante, a parer mio, è che la diversità non sia letta sempre e comunque come diseguaglianza. Invece stiamo correndo verso l’appiattimento, la scomparsa della diversità. E’ così folle indurre il dubbio che sia proprio l’omosessuale quello che non sa reggere, tollerare, la diversità? Infatti è proprio lui o lei a scegliere compagno / compagna dello stesso sesso!! Scrive Freud. "L'omosessualità non è di certo un vantaggio, ma non c'è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante, non può essere classificata come una malattia, riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale” (lettera esposta a Londra nell'ambito della mostra alla Wellcome Collection)

2. Il comportamento passivo aggressivo è un modo deliberato e mascherato di esprimere sentimenti di rabbia nascosti. Nella pellicola, Rose occulta una scarsa autostima offrendo un’immagine sicura di sé quale “capa” di un’attività commerciale e madre consapevole, almeno fino all’incontro con la mascolinità eccessiva ed aggressiva di Phil là dove, incapace di confrontarsi, agisce in dipendenza affettiva e tentando un controllo manipolatorio su figlio e nuovo marito.

 3. “La prospettiva gestaltica ricolloca l’aggressività su un piano costruttivo, generativo, creativo e

trasformativo: passo indispensabile è la presa di consapevolezza della propria rabbia,

individuandone credenze, valori e introietti e imparando a rispettare la diversità dell’altro. La

rabbia non sparisce con la repressione, ma può anzi divenire pericolosa per la persona e gli altri.

“Le persone spesso subiscono i propri stati emozionali e questo a causa di un’insufficiente

esperienza che permetta loro di imparare a riconoscerli ed esprimerli. Il risultato è un’inadeguata

gestione dei rapporti interpersonali e la tendenza ad agire o ingoiare le emozioni, invece di farle

funzionare come ponte comunicativo e relazionale. Per questo è necessario imparare a

maneggiarle in modo da acquisire quelle capacità di contatto con se stessi e con gli altri, che

favorisca una gestione costruttiva” ( il “grassetto” è mio)

(https://www.igf-gestalt.it/wp-content/uploads/2014/03/TESI-SIMONA-TONTI.pdf)

 



 

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