“Ma allora ti piace Baglioni?!” Mi chiede.
“Qualche canzone. Poi, questa mi ricorda la “maturità”
al Liceo Berchet”.
Fuori dal portone di scuola, il “Morini 175 cc” già carico
di sacco a pelo e zaino, che quelli erano anni in cui Milano non soffriva
l’essere “terra di nessuno” per scippi e furti.
Superato brillantemente l’esame, subito in sella e via
verso Sestri Levante, tra le braccia di Patrizia, occhi color foglia d’Autunno
e la dolcezza infinita di una giovane, giovanissima donna che ama.
“Sliding doors”, quelle porte che si aprono e si
chiudono su strade, su scelte non fatte o fatte diversamente.
Gioventù vissuta fino in fondo, tra molte violenze fisiche
e sentimentali inferte e poche quelle subite.
Tanto, poi, la vita Maestra te le fa pagare tutte.
Le immagini di quel 1972 restano scolpite, scena perfetta.
Ora resta, in un angolo piccolo dei miei occhi, una porta socchiusa e lì mi guarda una sola finestra.
Due passi, o mezzo secolo dopo, un uomo anziano compete con
storie ed incontri diversi.
Qualcosa manca, le figure e lo sfondo su cui si stagliano è
incerto.
Hanno dimenticato la memoria ma non mancano di scivolare
sotterranee dentro il corpo, è sufficiente dar loro ascolto nei tratti sdruciti
del mio respirare ed agire.
Di lì a poco, Febbraio 1976,
avrei iniziato a praticare Karate Shotokan, l’ingresso nel variegato mondo
delle Arti Marziali.
Non ho ancora smesso, anzi, Arti Marziali e pratiche
corporee varie, tra Feldenkrais, Danza Sensibile, Expression Primitive, Trager,
Danza dell’Anima, Gestalt Terapy, Body Mind Centering e altro ancora, sono
diventate il MIO percorso di conoscenza, crescita e trasformazione.
Chissà come nacque quella trans-forma che ora si presenta da fondi di disegni e gesti che fecero del confronto il terreno su cui associare la mia personalità in formazione, in divenire.
Un magico potere, Poteri Potenti? aveva il corpo, le
emos – azioni, che non potevo fare a meno di accompagnarlo, come il mutato
colore delle foglie accompagna ogni Autunno.
La stagione, decenni dopo, della morte di mio padre e
dell’arrivo di “Lupo di Settembre”, antica Katana Shinto, metà del 1600,
incontrata in un bosco avendo accanto mio figlio Lupo e Paolo, amico d’Ombra.
Ancora l’Autunno la stagione delle menzogne sparatemi
addosso come fossero allegre bollicine e dei dolori vigliacchi, che senza nome
e responsabilità tutto pare lecito, e quel che più mi fa male, mentre gli anni
cambiano sul calendario, è non essere considerato degno di confidenza, di
complicità, di verità condivisa.
Ora, nell’assenza di poeti e
guerrieri, ogni potere è anche lui prepotente e arrogante nello scorrere dei
giorni.
Ora, uomo anziano, mi chiedo che colori ho nel cuore? Che
vista hanno i miei occhi?
E non sono mai domo, mente la mia psicoterapeuta mi dice
che sono un guerriero e che il mio codice guerriero è, ormai, fuori
moda.
A chi mi cammina accanto, a chi
mi chiede una mano per affrontare malessere e nemici che lo divorano dentro, io
offro il mio percorso d’Autunno. Che, dopo ogni Autunno, sono rimasto in piedi
tra le lame gelide dell’Inverno, ho coltivato l’incertezza e la solitudine
quanto il risveglio della Primavera, ho accettato tutto quel che veniva
d’Estate: la fiducia nel futuro e la desolazione di stanze vuote.
Prima del successivo Autunno.
Come scritto e detto nei
secoli, lo sciamano non è per forza una brava persona, anzi, e io non lo sono;
però è uno rimasto sotto gli scrosci della pioggia e le tempeste del vento,
senza scappare, mai. E può offrirti questa sua esperienza perché tu la faccia
tua, perché anche tu impari a camminare sotto l’acqua e contro il vento.
Sempre.
E così io ti offro la mia mano.
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